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Fitzsimons si dichiara innocente

REGGIO CALABRIA Un imprenditore che nulla ha a che fare con la `ndrangheta, assolutamente estraneo ai fatti che gli vengono contestati. È questa l’immagine che durante l’interrogatorio cui è stato so…

Pubblicato il: 09/08/2013 – 13:56
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Fitzsimons si dichiara innocente

REGGIO CALABRIA Un imprenditore che nulla ha a che fare con la `ndrangheta, assolutamente estraneo ai fatti che gli vengono contestati. È questa l’immagine che durante l’interrogatorio cui è stato sottoposto appena messo piede in Italia, ha dato di sé Henry James Fitzsimons, l’ex contabile dell’Ira, legato ad ambienti del Sinn Feinn, che sarebbe passato – secondo la Dda di Reggio Calabria e Catanzaro – a libro paga di più ben remunerativi padroni. Pizzicato nell’operazione “Metropolis” della Dda di Reggio prima e in “Overseas” dei colleghi catanzaresi due settimane dopo, Fitzsimons per mesi ha tentato di dribblare inquirenti e investigatori, ma la sua latitanza è finita il 29 maggio a Dakar. Non è dato sapere se l’ex cassiere dell’Ira contasse sul lassismo delle autorità senegalesi in caso di cattura, ma in ogni caso le sue eventuali speranze sono state deluse. In poco più di due mesi, Fitzsimons è stato messo su un aereo e spedito a Fiumicino, dove ad attenderlo ha trovato i pm, pronti ad interrogarlo. Nel frattempo però, le legioni di avvocati con cui si accompagna hanno lavorato e all’uomo – che, secondo l’accusa, le `ndrine calabresi avrebbero scelto come partner finanziario – devono aver dettato una linea di estrema prudenza. L’ex cassiere dell’Ira si è limitato a trincerarsi dietro una dichiarazione di totale estraneità, che lo vorrebbe ignaro della caratura criminale non solo dei suoi partner – tra Reggio Calabria e Siderno, gli Aquino e i Morabito, nel Vibonese,  i potentissimi Mancuso – ma anche degli affari che con loro gestiva. Una versione che – durante la sua latitanza – aveva fornito a mezzo missiva anche al procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, accusato da Fitzsimons di avergli «rovinato la reputazione».
Di certo, l’immagine di lui che emerge dalle due ordinanze di custodia cautelare che ha tentato di dribblare fuggendo in Senegal è decisamente lontana da quella dell’onesto imprenditore, deciso a scommettere sul futuro turistico della regione Calabria. Tanto per la Dda di Reggio Calabria, come per quella di l’ex terrorista, già condannato a otto anni dai tribunali iralandesi per un attentato dinamitardo e considerato – almeno prima che ne venisse allontanato per un sospetto caso di malversazione – l’uomo delegato dall’Ira a reinvestire i proventi dell’attività criminosa per l’autofinanziamento, è stato accusato di fare affari con i clan che hanno cementificato le coste calabresi con strutture turistiche di lusso e non. A mettere in contatto l’ex terrorista con gli `ndranghetisti del mandamento jonico sarebbe stato un noto imprenditore campano, Antonio Velardo, tutt’ora latitante ma attorno al quale – secondo indiscrezioni – gli inquirenti starebbero stringendo il cerchio. Insieme sarebbero quindi entrati in quella che – a detta degli inquirenti – si configura come una vera e propria joint venture internazionale tra uomini delle `ndrine e imprenditori spagnoli, che ha dato vita a un articolato intreccio di società, italiane e straniere, finalizzato alla realizzazione di complessi immobiliari destinati al settore turistico-residenziale.
Una galassia con un chiaro centro decisionale, riferibile alle famiglie d’elite della `ndrangheta della zona ma che si avvaleva dell’insostituibile contributo dello studio legale Giambrone e Law – con sede a Palermo e Londra – per movimentare quelli che gli stessi Velardo e Fitzsimons definiscono nel corso di una conversazione intercettata «movimenti psicopatici di denaro». Tutte accuse che il diretto interessato rispedisce al mittente, proclamandosi innocente  e rivendicando un «legittimo ruolo da agente immobiliare nel sud Italia».
E sono tanti gli ignari investitori britannici che sono caduti nella trappola di Fitzsimons che prometteva un piccolo paradiso mediterraneo di proprietà, pagabile in comode rate mensili. Dal marzo scorso, in tanti hanno cercato di recuperare almeno in parte i fondi con cui speravano di aver comprato casa in riva al mare. Ma se per tanti dei complessi un tempo in mano ai clan sarà possibile garantire la conclusione dei lavori o una legale transazione di compravendita, molti – letteralmente costruiti sulla sabbia – dovranno essere necessariamente abbattuti. Con buona pace di chi sognava un buen retiro e si è ritrovato in mano alla `ndrangheta. (0090)

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