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BBC: «Bambini sottratti alle famiglie mafiose per fermare la violenza»

REGGIO CALABRIA Spezzare il circuito della violenza, sottraendo la trasmissione di “valori” mafiosi da padre in figlio. La Bbc, la principale rete informativa pubblica del Regno Unito, si occupa dell…

Pubblicato il: 10/08/2013 – 13:02
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BBC: «Bambini sottratti alle famiglie mafiose per fermare la violenza»

REGGIO CALABRIA Spezzare il circuito della violenza, sottraendo la trasmissione di “valori” mafiosi da padre in figlio. La Bbc, la principale rete informativa pubblica del Regno Unito, si occupa della Calabria, in un articolo a firma di Alan Johnston dal titolo: “Bambini portati via dalle famiglie mafiose per fermare la violenza”. «Avevamo bisogno di trovare un modo per rompere questo ciclo che trasmette valori culturali negativi di padre in figlio», dice al giornalista inglese Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, che ha già collocato 15 adolescenti fuori dal contesto di violenza delle famiglie mafiose. Nel ricordare come `ndrangheta calabrese sia tra maggiori trafficanti di cocaina, il giornalista della Bbc sottolinea che i clan `ndranghetistici costruiscano la loro forza proprio attorno ai legami di sangue. A spiegare le dinamiche familiari che strutturano le organizzazioni mafiose, la Bbc ricorre a Antonio Nicaso, tra i maggiori esperti del fenomeno: «C`è un battesimo religioso e un battesimo mafioso», dice Nicaso. «Questo significa – aggiunge – che spesso i figli dei boss, in particolare il primogenito, sono predestinati a seguire le orme del padre». Così come ci sono donne, nate in famiglie mafiose, costrette a sposare figli di altri boss per creare legami di parentela tra clan prima separati. «A testimonianza di ciò ci sono persino delle lettere di madri che scrivono delle loro figlie obbligate a unirsi in matrimonio con uomini che non amano, proprio per allargare il potere della famiglia», sostiene ancora Nicaso. A chiarire la portata degli interventi e la determinazione a proseguire, è lo stesso Presidente Di Bella : «Si inizia sempre con un caso che finisce nelle aule dei tribunali. Quando questi bambini vengono accusati di bullismo, di atti vandalici o reati più gravi e le famiglie non fanno nulla, interveniamo noi». I 15 adolescenti portati via da contesti familiari mafiosi, sono stati collocati in case famiglia, «ma non sono in carcere e possono tornare a casa per le visite», stabilite dal Tribunale. «Ogni volta che devo togliere un minore in una famiglia – dice ancora il giudice – è una decisione molto difficile». Ma a volte, è la stessa Corte a non avere altra scelta. «Il nostro obiettivo – osserva ancora il giudice Di Bella – è quello di mostrare a questi giovani che esiste mondo diverso da quello che in cui cresciuti, con la speranza che, raggiunta la maggiore età, scelgano liberamente di non entrare nel mondo criminale». Ma perché provvedimenti del genere siano compiutamente efficaci, occorre coordinare, in maniera incisiva, operatori sociali, psicologi e strutture di accoglienza. Mario Nasone, assistente sociale con esperienza di trattare con “i bambini di `ndrangheta”, a questo proposito afferma: «Il Tribunale per i minorenni di Reggio sta esaminando la questione in maniera globale, ma il programma ha bisogno di più sostegno dello Stato».

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