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Migranti in fuga dalla guerra

REGGIO CALABRIA Fuggono dalla guerra civile che da oltre un anno dissangua la Siria o dall’Afghanistan devastato da un conflitto ormai decennale i centosessanta migranti arrivati oggi al porto di Reg…

Pubblicato il: 15/08/2013 – 16:39
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Migranti in fuga dalla guerra

REGGIO CALABRIA Fuggono dalla guerra civile che da oltre un anno dissangua la Siria o dall’Afghanistan devastato da un conflitto ormai decennale i centosessanta migranti arrivati oggi al porto di Reggio Calabria. Pigiati stretti su una barca a vela di venti metri – un due alberi in pessime condizioni – secondo le prime ricostruzioni, sono partiti quattro giorni fa dalla Turchia, con rotta verso le coste joniche della Calabria. Una bambina è stata ricoverata, altre cinque persone dovranno invece sottoporsi ad alcuni accertamenti.
Hanno aspettato presumibilmente la fine del Ramadan, poi – provati da un mese di digiuno diurno – donne, uomini e bambini hanno raccolto i pochi effetti personali e si sono imbarcati su quella barca a vela anonima – senza né nome né bandiera – per scappare da fame, guerra e oppressione.
Qualche materasso buttato sul ponte, tra sacche da viaggio, bottiglie d’acqua, e i viveri – troppo pochi – per resistere alla traversata, uomini, donne e bambini per quattro giorni hanno diviso lo spazio del veliero  alla ricerca di un futuro diverso.  
Non si trattava di una delle tante barche a vela che ormai quasi regolarmente  fanno la spola tra le coste joniche e le acque internazionali, dove i trafficanti di uomini trasportano, su pescherecci o navi da carico, eserciti di disperati. Almeno in questo caso, non c’è stato nessun – pericolosissimo – trasbordo in alto mare. Su quel due alberi mal in arnese, i centosessanta migranti hanno iniziato il loro viaggio in Turchia con rotta verso l’Italia. E sono tanti i bambini – almeno ventinove – e probabilmente altrettanti i minori, che insieme a 36 donne e una settantina di uomini che nei giorni scorsi hanno attraversato le acque del Mediterraneo, agitate da vento di Nord – potente, rafficato – per giungere fino in Italia. Fra loro ci sono anche i due presunti scafisti che la Guardia di Finanza ha individuato e fermato non appena la barca ha toccato terra.
Il due alberi è stato avvistato ieri sera da un aereo maltese del servizio di controllo Frontex – l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale che coordina il pattugliamento delle frontiere esterne dell’Ue – che nel tardo pomeriggio di ieri ha individuato l’imbarcazione a circa cinquanta miglia dalla costa calabrese, al largo di Capo Spartivento.  
Immediatamente, da Crotone sono partiti un guardacoste del Reparto operativo aeronavale della guardia di finanza e un pattugliatore di Taranto, mentre da Roccella Jonica è intervenuta una motovedetta veloce delle fiamme gialle, che questa notte, attorno all’una e trenta hanno intercettato  e abbordato l’imbarcazione.
Trasportati su due imbarcazioni della guardia di finanza, i migranti – quasi tutti in buone condizioni – sono stati trasportati a Reggio Calabria, dove fin dalle prime ore del mattino si è messa in moto la macchina dei soccorsi.
«Ha funzionato tutto benissimo grazie al lavoro sinergico della guardia di finanza con le altre forze dell’ordine, ma anche con la Prefettura e i commissari straordinari del Comune di Reggio Calabria», ha commentato visibilmente soddisfatto il nuovo comandante provinciale delle fiamme gialle, Alessandro Barbera. «Anche a Ferragosto abbiamo saputo dimostrare reattività ed efficienza nel gestire una situazione delicata».
Al loro arrivo, i migranti – stanchi, spaventati  e visibilmente affamati – sono stati divisi in gruppi, visitati dai medici del 118 e rifocillati. Nessuno – stando alle prime indiscrezioni – ha avuto bisogno di particolari cure –. I sanitari sono intervenuti con Plasil e glucosate per chi più ha patito la traversata – ma ad uno ad uno sono stati controllati dai medici accorsi al porto. Divisi in gruppi, i centosessanta migranti sono stati quindi trasferiti allo Scatolone, uno dei palazzetti dello sport della città, dove verranno identificati e alloggiati in attesa di più dignitosa sistemazione.
Nel frattempo, ha anticipato il comandante Barbera, sono già partiti accertamenti non solo per individuare gli scafisti, ma anche per ricostruire la rete che consente alla criminalità organizzata di trafficare uomini come se fossero bestie, da spostare indiscriminatamente da un punto all’altro del Mediterraneo. Indagini che si iscrivono nell’ambito dell’operazione Aeneas, che negli ultimi mesi ha portato a un rafforzamento della vigilanza aeromarittima in acque internazionali per evitare «che i natanti arrivino indisturbati ad incagliarsi sulla costa mettendo in pericolo l’incolumità delle persone presenti a bordo (soprattutto anziani, donne e bambini) ma anche al fine di catturare gli scafisti, che una volta a terra possono darsi alla fuga e restare impuniti». (0040)

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