Caso Cisterna, il dilemma di de Raho sul pm Ronchi
REGGIO CALABRIA C’è una nuova grana che il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho potrebbe trovarsi sulla scrivania al rientro dalle ferie. Non si tratta del secondo memoriale del Nano…

REGGIO CALABRIA C’è una nuova grana che il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho potrebbe trovarsi sulla scrivania al rientro dalle ferie. Non si tratta del secondo memoriale del Nano, tanto meno dei sibillini messaggi che l’ex pentito – o chi tramite lui – ha voluto lanciare ad ancora oscuri destinatari, ma è una storia che per certi versi a Nino Lo Giudice è o è stata collegata.
Il 31 luglio scorso è scaduta l’applicazione del pm Beatrice Ronchi – accusata dal “Nano” di far parte insieme all’ex procuratore capo Pignatone e al suo aggiunto, Michele Prestipino di quella “cricca di magistrati” che avrebbe drogato la sua collaborazione di false accuse – al procedimento che vede l’ex numero due della Dna, Alberto Cisterna – per il “Nano” una delle principali vittime delle sue rivelazioni a orologeria – indagato per falso.
Un’accusa per la quale il pm Ronchi, il 30 luglio – alla vigilia della scadenza dell’applicazione – ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex procuratore aggiunto della Dna, accusato di aver attestato falsamente la sua presenza all’università, dove il magistrato in passato teneva un corso di “Ordinamento giudiziario e forense” a titolo totalmente gratuito. Stando alla pubblica accusa, nel registro didattico relativo all`anno accademico 2009-2010 comparirebbero le firme di Cisterna, anche nei giorni in cui materialmente non era a Reggio Calabria. A tenere le lezioni nei giorni in cui il magistrato non poteva essere presente in città, sarebbe stata la sua assistente, Grazia Gatto, oggi indagata nel medesimo procedimento. Circostanze ricostruite dal pm Ronchi in oltre un anno di indagini e dopo decine di interrogatori degli studenti del corso – tutti convocati in Procura per fornire chiarimenti – e considerate meritevoli di giudizio da parte di un Tribunale.
Una notizia puntualmente tracimata sui giornali locali e nazionali anche in corso di indagine, condita da un’ipotesi di reato di truffa che neanche la Procura sembra aver mai vagliato, e – ha fatto notare l’ex numero due della Dna con una nota dell’epoca – proprio in prossimità del pronunciamento delle Sezioni unite civili sul ricorso proposto da Cisterna contro il provvedimento disciplinare assunto contro di lui dal Csm, dopo essere stato accusato da Nino Lo Giudice di essere un corrotto. Accuse costate all’ex numero due della Dna l’apertura di un fascicolo per corruzione in atti giudiziari archiviato su richiesta della stessa Procura che l’aveva istruito, ma soprattutto anni di gogna e la carriera.
E forse per questo, quando la notizia della nuova indagine a suo carico per i corsi tenuti gratuitamente in università ha conquistato le prime pagine, Cisterna – che ha sempre respinto ogni accusa – in una nota sottolineava: «Ho difficoltà a immaginare che, questa ennesima fuga di notizie, non sia un’altra pagina del vero e proprio linciaggio che sto subendo con l’obiettivo di distruggere la mia immagine. È un danno mediatico enorme, studiato a tavolino e curato con una raffinata lucidità di cui avverto per intero la forza, posto che mai alcun processo approderà a nulla».
Adesso toccherà al procuratore capo Federico Cafiero De Raho chiedere al Csm – qualora lo ritenesse opportuno – l’ennesima proroga dell’applicazione del pm Ronchi al fascicolo sul “caso università”. Una decisione che attiene non solo profili di opportunità, ma forse anche sostanziali. Nella delibera del Csm con cui la Ronchi è stata inizialmente applicata al fascicolo, su istanza del relatore, il consigliere Vigorito, è stato introdotto un espresso riferimento alla “stretta correlazione” che la nuova indagine avrebbe con il processo contro la cosca Lo Giudice. Peccato però che l’indagine sull’università nulla abbia a che fare con la `ndrangheta, tanto meno con il clan che l’ex pentito ha affermato di guidare, non sarebbe stata alimentata dalle rivelazioni di alcun collaboratore, ma potrebbe configurarsi solo come un’inchiesta contro i reati commessi contro la pubblica amministrazione. (0040)