Così la droga attraversava lo Stretto: otto arresti a Catania
REGGIO CALABRIA Ogni mese i corrieri della droga attraversavano lo Stretto: così Reggio riforniva le cosche catanesi. Circa 100 carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno eseguito un provve…

REGGIO CALABRIA Ogni mese i corrieri della droga attraversavano lo Stretto: così Reggio riforniva le cosche catanesi. Circa 100 carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura etnea nei confronti di 8 presunti appartenenti a un`organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina nel territorio di Misterbianco e Belpasso.
L`INCHIESTA
Alla luce dei nuovi equilibri all`interno di Cosa nostra erano tornati a Misterbianco, paese della “cintura” di Catania da dove erano fuggiti perché perdenti nella guerra di mafia con il potente clan rivale dei Pulvirenti, per gestire un traffico di cocaina comprata in Calabria. Sono gli “scappati”, come negli ambienti criminali chiamavano i sopravvissuti della cosca Nicotra che alla fine degli anni Ottanta avevano lasciato la Sicilia, rifugiandosi in Toscana e Emilia Romagna. A ricostruire il loro rientro e l`ascesa criminale sono stati 18 mesi di indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Catania che, grazie anche a intercettazioni telefoniche e ambientali, sono sfociate nell`esecuzione di un`ordinanza di arresto per otto indagati. L`inchiesta, coordinata dalla Dda della Procura di Catania, avrebbe permesso di fare luce su una fiorente attività di spaccio tra i comuni di Misterbianco e Belpasso e di documentare l`esistenza di un canale di approvvigionamento della droga nella provincia di Reggio Calabria. In particolare alcuni calabresi, coinvolti nelle indagini, avevano il ruolo di corrieri dei carichi più ingenti, che si aggiravano intorno ai due chili e avevano cadenza di trasporto mensile. Dopo la cruenta guerra contro il clan Pulvirenti, i numerosi pentimenti e i mutati assetti organizzativi di Cosa nostra etnea, i componenti della famiglia Nicotra avevano fatto rientro a Misterbianco, dove avevano ripreso il controllo delle attività illecite, tra le quali il traffico di droga. A capo dell`organizzazione, secondo l`accusa, ci sarebbe Gaetano Nicotra, 62 anni, fratello del boss Mario, detto “U Tuppu”, ucciso in un agguato di mafia il 16 maggio del 1989, assieme a Giuseppe Avellino. I suoi luogotenenti, ritengono i carabinieri, sarebbero stati due suoi nipoti: i fratelli Antonio e Gaetano Nicotra, di 47 e 34 anni, figli del capomafia ucciso 24 anni fa. Assieme a loro sono stati arrestati un cugino, Giuseppe Avellino, di 49 anni, Antonino Rivilli, di 42, Daniele Musarra, di 43, Giovanni Sapuppo, di 33, e Daniele Di Stefano, di 29.
LA COCAINA DAI BEVILACQUA DI MARINA DI GIOIOSA JONICA
L`organizzazione – secondo quanto ricostruito dalle indagini – aveva fissato il loro quartier generale nel bar “Roma”. Nelle vicinanze del locale, cui gli indagati si riferiscono nelle intercettazioni come “l`ufficio”, gli investigatori hanno piazzato una telecamera nascosta per filmare le attività del gruppo criminale. I Nicotra erano in contatto con la famiglia calabrese dei Bevilacqua di Marina di Gioiosa Jonica per la fornitura di stupefacenti. La cocaina veniva designata con un linguaggio cifrato ispirato all`ippicca: i chili erano cavalli, e la qualità della droga corrispondeva a caratteristiche equine come duro di bocca, buono per passeggiare, duro nelle redini, vincente. Nel corso delle indagini, il 14 giugno 2011 quattro corrieri calabresi erano stati inercettati su due auto appena sbarcate a Messina con due chili di cocaina. Gli arrestati sono stati ristretti nelle case circondariali di Piazza Lanza e Bicocca. Sequestrati, nel corso di perquisizioni domiciliari, documenti utili alle indagini e 8.000 euro in contante. (0050)