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La "ricetta Bindi": «Il Pd si ispiri all`Ulivo»

LAMEZIA TERME «Mi sono battuta per un congresso politico vero e competitivo ma non sarà come speravo. Il risultato è già scritto ma sono contenta che almeno le regole dello Statuto siano state confer…

Pubblicato il: 10/10/2013 – 18:05
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La "ricetta Bindi": «Il Pd si ispiri all`Ulivo»

LAMEZIA TERME «Mi sono battuta per un congresso politico vero e competitivo ma non sarà come speravo. Il risultato è già scritto ma sono contenta che almeno le regole dello Statuto siano state confermate». Rosy Bindi, eletta in Calabria alle ultime Politiche, consegna una riflessione agrodolce sul prossimo congresso del Pd, non senza sottolineare la sua “diversità” politica e un certo disagio nei confronti delle correnti. «A differenza di altri – spiega – non ho dichiarato il mio sostegno a questo o a quel candidato e non intendo farlo. Non si tratta di una forma di disimpegno o peggio estraneità: pur apprezzando questo o quel profilo dei singoli contendenti non mi riconosco pienamente in nessuno di loro. Con la mia scelta penso di favorire una competizione più vera, libera da sponsorizzazioni e ipoteche sul futuro e la considero un gesto di generosità. È un modo leale di mettermi, come sempre, a disposizione del partito con le mie idee e le mie proposte.  
Mozioni di programma messe nero su bianco nel documento politico “Né lib né lab ma Dem, nel solco dell’Ulivo”, «che offriamo all’attenzione di tutti i candidati alla segreteria e che vogliamo incontrare».
Se Rosy Bindi non sceglie, i “Democratici davvero” sceglieranno – nei circoli, nei congressi provinciali e regionali e alle primarie dell’8 dicembre – «quei candidati, si chiamino Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati o Gianni Pittella, che accetteranno di confrontarsi e accoglieranno le nostre idee e le nostre proposte. Il Pd è il nostro partito e noi non resteremo alla finestra ma parteciperemo con passione nel dibattito che si apre».
Secondo Bindi, «il congresso non può prescindere da una riflessione critica e autocritica sulle ragioni della mancata vittoria elettorale che si è tradotta in una bruciante sconfitta politica. Un passaggio ineludibile anche per chiarire il nostro rapporto con il governo Letta, la sua natura e la sua missione. Le larghe intese non sono identificabili con un governo del Pd ma il frutto di una fase di emergenza e di uno stato di necessità. Nonostante il chiarimento seguito alla seconda fiducia, questo esecutivo non chiude, come sostiene Letta, una stagione contrassegnata dal berlusconismo e da una faticosa transizione politica e istituzionale».
Ma il Pd deve anche essere in grado di «guardare oltre i limiti programmatici e temporali del governo Letta e progettare il futuro del paese. Per noi è essenziale salvaguardare il principio di una democrazia dell’alternanza e ai candidati chiediamo un impegno a sostenere lo sviluppo del sistema politico in senso bipolare, a partire dalla priorità di nuova elettorale di stampo maggioritario che non assecondi ipotesi neocentriste».
Le distinzioni, poi, sono necessarie, proprio perché segnano «l’ancoraggio ideale e programmatico del Pd. La formula “né lib né lab ma Dem”, richiama l’originalità del pensiero democratico e la cifra di un riformismo sociale che punta a rovesciare il paradigma neoliberista che ha prodotto la più grave crisi economica del dopoguerra; e di un riformismo costituzionale che vuole riformare le istituzioni con la Costituzione e non contro di essa».
Poi un passaggio sul congresso nazionale, che «deve mettere in campo una forma partito coerente con l’ispirazione dell’Ulivo, da cui siamo nati. Un partito vero e non predellino del leader ma neppure burocratico e infeudato da correnti oligarchiche; partito laico ma non laicista e quindi plurale e realmente democratico, dove non vi siano figli e figliastri; aperto con le primarie alla partecipazione di simpatizzanti ed elettori. Sarà importante discutere anche del rapporto tra leadership e premiership, anche su questo si gioca il modello di Pd che abbiamo in mente. Per noi il segretario non può limitarsi a svolgere un ruolo di mera amministrazione della vita interna del partito ma ne deve anche contestualmente incarnare la proposta di cambiamento e di governo del Paese». (0040)


Il documento “Né lib né lab ma Dem”
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