IL CASO FIELD | I 51 assegni e la fondazione-bancomat
COSENZA I guai di Domenico Barile iniziano il 28 novembre 2012. Fino ad allora era “soltanto” il presidente di una fondazione che tutta la maggioranza di centrodestra considerava il fiore all`occhiel…

COSENZA I guai di Domenico Barile iniziano il 28 novembre 2012. Fino ad allora era “soltanto” il presidente di una fondazione che tutta la maggioranza di centrodestra considerava il fiore all`occhiello della “nuova” Regione. Quel giorno, però, il presidente del collegio sindacale della Field, Maurizio De Filippo, si lamenta della «perdurante assenza del direttore amministrativo della fondazione, Lucio Marrello, che aveva impedito l`accesso alla documentazione contabile», rendendo impossibili i controlli da parte dei revisori dei conti. L`unica traccia del dirigente è in una comunicazione via email al segretario: in allegato ci sono gli estratti del conto corrente acceso presso la Banca Popolare di Bari, «i quali – si legge nel provvedimento che stabilisce gli arresti domiciliari per Barile – indicavano che, alla data del 27 novembre 2012, il conto presentava un saldo attivo pari a 499.935 euro». De Filippo non è soddisfatto: chiede alla banca di trasmettergli il saldo e salta fuori che in cassa ci sono solo 370 euro e 30 centesimi. Il resto del capitale sociale della Field è evaporato. E le carte mostrate nella precedente riunione erano false. Tutti gli allegati di quella mail non corrispondono alle cifre realmente presenti sul conto corrente.
LA CACCIA AI SOLDI DELLA FIELD
Parte da qui la caccia ai soldi di una fondazione che, per statuto, «non ha scopo di lucro e si prefigge di realizzare, sul suolo calabrese, finalità di crescita e solidarietà sociale». Gli uomini della guardia di finanza ricostruiscono i movimenti bancari degli ultimi anni. Il capitale sociale – “che non può essere in alcun modo soggetto a prelievi” – appare sul conto numero 10073 della Banca Carime il 23 novembre 2004. Barile e Marrello, invece, hanno disponibilità a effettuare operazioni su quello stesso conto dal 13 dicembre 2010.
Il primo tentativo di trasferire online quei 500mila euro avviene nel giugno 2012. In teoria, il beneficiario della “trasmigrazione” dovrebbe essere proprio Lucio Marrello, ma «l`operazione ha esito negativo poiché viene registrata come anomala per errato beneficiario e annullata su richiesta dello stesso Marrello». È il direttore della Carime di Catanzaro a contattare il direttore amministrativo della fondazione: la cifra è troppo alta perché possa passare inosservata.
CAPITALE SOCIALE O BANCOMAT?
Due giorni dopo nella filiale di Cosenza della Banca Popolare di Bari “nasce” un nuovo conto. È l`atto che prelude al trasferimento di tutto il capitale sociale, che avviene il 21 giugno 2012, con la causale “Giroconto per apertura di nuovo conto corrente”. La Field cambia banca e, da questo momento in poi, quel conto diventa una sorta di bancomat, dal quale vengono emessi 51 assegni di vario importo. Finiscono sui conti di ditte, persone collegate allo stesso Barile, cooperative, avvocati. Ventimila euro transitano sul conto di Lucio Marrello, 150mila finiscono su altri conti correnti di Intesa San Paolo, 100mila vanno a un notaio cosentino.
È lo stesso notaio, sentito dai finanzieri, a spiegare che «i titoli sono stati consegnati al presentatore della cassa cambiale del mio studio, il quale mi ha riferito che tale Vincenzo, dipendente o collaboratore dell`hotel Mercure di Rende, per conto del signor Domenico Barile, ha effettuato la consegna dei sopra indicati assegni circolari (tre, dell`importo di 50mila, 10 mila e 40mila euro, ndr), per il pagamento di effetti consegnatimi per l`incasso e/o per il protesto dall`agenzia di Rende della Bnl».
Con parte del capitale sociale della Field, l`ex presidente Barile paga i suoi debiti. Un`altra quota – due assegni da 10mila euro ciascuno – finisce alla “Commerciale bruzia srl”, «di cui Barile è stato rappresentante legale fino al 12 marzo 2012, data in cui è subentrata nella carica la moglie». Marrello, invece, ha spiegato ai militari, che i 20mila euro girati sul suo conto sono serviti «a pagare tre fornitori dell`hotel di cui lo stesso Barile è proprietario».
LE CARTE IN CASSAFORTE
Il quadro è quasi completo, nonostante le difficoltà incontrate nel reperire i documenti. La fondazione non è proprio una casa di vetro, specialmente dopo che si accendono i riflettori della Procura. Un fatto cristallizzato in un`informativa del 13 maggio scorso. Dal registro di protocollo della Field, per i finanzieri, «si rileva un`artificiosa attività di cancellazione dei documenti in partenza, cui hanno fatto posto “determine” che, verosimilmente, non erano mai state protocollate prima dell`avvio delle indagini». Carte scottanti sostituite con altre innocue. E poi c`è la testimonianza di una dipendente: «Il signor Marrello aveva un armadio dove custodiva tutto il suo carteggio e, dopo la notizia dell`ammanco di denaro, il segretario generale e il suo staff hanno provveduto a mettere in cassaforte parte del contenuto dell`armadio». Niente male per un fiore all`occhiello. (0020)