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Congressi Pd, ricostruiamo la nostra identità

Lo svolgimento dei congressi di circolo e provinciali devono rappresentare una grande opportunità per gli iscritti e i democratici calabresi; si ripristina la sovranità degli iscritti e viene riattiv…

Pubblicato il: 25/10/2013 – 13:54
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Congressi Pd, ricostruiamo la nostra identità

Lo svolgimento dei congressi di circolo e provinciali devono rappresentare una grande opportunità per gli iscritti e i democratici calabresi; si ripristina la sovranità degli iscritti e viene riattivato il circolo virtuoso della legittimazione dei gruppi dirigenti.
Se la cornice è quella nazionale, le nostre energie non si consumano su quel fronte, se ancora brucia la non vittoria di febbraio e se il senso di responsabilità nazionale ci obbliga a governare coi nostri avversari, tanto più è necessario che la nostra identità politica di partito meridionale, nazionale ed europeo ha bisogno di tutte le nostre risorse umane e, soprattutto, ha bisogno della risorsa territoriale. Quell’intuizione che è diventata la regola e che caratterizza l’appuntamento dei prossimi giorni con lo snodo dei congressi provinciali deve trovare giusta risposta soprattutto in Calabria più che in altre regioni.  
Nei congressi provinciali e di circolo è bene che trovi giusto spazio la situazione regionale, la frontiera dell’autogoverno che si snoderà nel corso del prossimo anno, obbligandoci con le elezioni Europee a mantenere quell’intreccio che lega le possibilità della Calabria alla nuova Europa da costruire. Occorreranno, proprio su questo versante, tutte le energie positive della nostra terra. Una regione nella quale le nuove povertà, intersecandosi con la crisi, l’oscuro orizzonte del futuro per le giovani generazioni alimenta rabbia, rassegnazione, o fuga nell’emigrazione e incrementa i poteri del malaffare. In questo quadro la politica deve riprendere il suo ruolo, la sua funzione di proposta, di iniziativa e di azione concreta.
Non c’è bisogno solo di programmi e progetti ma di una nuova soggettività politica che recuperi pienamente la funzione di raccordo con la società, quel lavoro anche minuzioso, in cui si intrecciano le azioni quotidiane per affrontare le tante emergenze e che confluiscono corpo e sostanza a quell’ancoraggio coi valori che sono l’anima di un partito, la sua capacità di unire e di aprirsi ad alleanze che sappiano  essere all’altezza della crisi di rappresentanza che porta la metà del popolo calabrese al non voto.
Qui stanno i nodi che i congressi sono chiamati a sciogliere, gli interrogativi ed i tentativi di risposta. In un grande partito possono e debbono stare insieme l‘ambizione personale e collettiva dei gruppi dirigenti, delle rappresentanze istituzionali, ma un’ambizione separata dai bisogni e dai progetti, un individualismo distorto quale è quello che viene propinato da una certa cultura di massa, tradirebbe l’obiettivo che è davanti a noi.
Le tessere e i voti nel dna del Pd sono la manifestazione di una ambizione politica; se travalicano questo circolo virtuoso per essere una conta di potenza finiscono per alimentare i meccanismi autoreferenziali  dei gruppi dirigenti ostacolando le potenzialità espansive del partito democratico. Questo, al di là di toni che a volte trascendono da questa sana convinzione, è il tema sul quale nei congressi occorre far valere un senso di responsabilità collettivo per ricostruire un progetto di rinnovamento democratico ed un soggetto politico in grado di fornire risposte concrete alla crisi drammatica che stiamo vivendo e certezze sul futuro delle nuove generazioni.

*Coordinatore Pd calabrese

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