La politica minacciata dalle mafie e un`altra via possibile
LAMEZIA TERME Si è chiusa sabato la festa nazionale di Avviso pubblico, dedicata agli amministratori locali nel mirino del crimine organizzato e alla cosiddetta “buona politica”. Quella celebrata nel…

LAMEZIA TERME Si è chiusa sabato la festa nazionale di Avviso pubblico, dedicata agli amministratori locali nel mirino del crimine organizzato e alla cosiddetta “buona politica”. Quella celebrata nell’auditorium del liceo Tommaso Campanella, di Lamezia Terme è la quinta edizione di un evento particolarmente rilevante dal punto di vista simbolico ma anche programmatico. L’incontro, moderato dal giornalista di Avvenire Toni Mira, è stato anche un’occasione per parlare dell’ultimo rapporto di Avviso Pubblico, “Amministratori sotto tiro”, in cui sono stati documentati 270 episodi di minacce e di intimidazioni di tipo mafioso e criminale ai danni di sindaci, assessori e personale della pubblica amministrazione (uno ogni 34 ore), di cui 85 casi verificatisi in Calabria.
Il convegno è stato aperto dal sindaco di Lamezia, Gianni Speranza: «Il contrasto alla ‘ndrangheta è stata la stella polare della nostra azione amministrativa. Non è solo un fatto di etica morale, ma bisogna comprendere che sconfiggere la criminalità produce libertà e ricchezza. Purtroppo oggi la buona politica è fatta spesso solo da sindaci che vengono minacciati e intimiditi e questa è una sconfitta per tutti noi». Speranza chiede vicinanza al governo, per «non lasciare sole queste persone» e per «metterle nelle condizioni di svolgere liberamente il loro mandato, perchè sono loro ad arricchire le nostre società».
Il presidente di Avviso pubblico, Andrea Campinoti, dopo aver ricordato Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo uccisa lo scorso luglio da un ex vigile urbano sospeso dal servizio per truffa, ha spiegato i motivi che hanno gli organizzatori a scegliere la Calabria: «Abbiamo deciso di svolgere la Festa nazionale di Avviso pubblico in questa terra perchè oltre a essere la regione con il più alto tasso di intimidazioni del Paese, è anche quella in cui ci sono tantissime esperienze di buona politica che i cittadini devono conoscere». Campinoti rifiuta l’idea «che siamo tutti uguali», perché «la buona politica esiste. Ci sono tantissimi uomini e donne che rischiano la vita per compiere il loro dovere, che sono un esempio di impegno civile e di amore per la propria terra». Infine, un appello alle istituzioni: «Le mafie sono un problema nazionale, guai a pensare che sia qualcosa che riguarda solo alcune regioni. Comuni e istituzioni devono costituirsi parte civile al processo ai danni della Cooperativa Valle del Marro. La politica deve dare l’esempio. Per cambiarla dobbiamo cambiare i nostri comportamenti, pensando alla tutela dei beni comuni anziché agli interessi particolari».
Il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati, Giuseppe Caruso, ha poi ammesso le criticità che interessano un ufficio strategico nella lotta alle mafie: «Bisogna modificare alcuni aspetti della vigente normativa e velocizzare i meccanismi necessari alla sua applicazione, soprattutto in relazione ai tempi che intercorrono tra la confisca e l’effettiva fruizione dei beni».
Il dibattito si è chiuso con l`intervento del viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, che, rivolgendosi ad alcuni sindaci minacciati, ha sottolineato la necessità di affrontare il problema, «perchè le mafie stanno indirizzando sempre di più le loro attenzioni nelle istituzioni locali, perchè attraverso di esse realizzano il salto di qualità. Siamo però sulla strada giusta: società civile, istituzioni e buona politica hanno messo in piedi un sistema che imporrà sempre di più il contrasto a tutte le forme di illegalità». Bubbico ha anche preso un impegno preciso con i rappresentanti della Cooperativa Valle del Marro: «Valuteremo di costituirci parte civile nel vostro processo e di rivedere la legge sulla confisca e sull’uso dei beni sottratti alle organizzazioni criminali, per migliorarne l’efficienza». (0040)