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Omicidio Puntorieri, al processo parla la madre

REGGIO CALABRIA “Che si trovino i resti di mio figlio, non so  neanche dove andare a piangerlo”. Chiede di tornare sul banco dei testimoni dopo aver concluso la sua deposizione per fare un appello Ma…

Pubblicato il: 04/11/2013 – 23:00
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Omicidio Puntorieri, al processo parla la madre

REGGIO CALABRIA “Che si trovino i resti di mio figlio, non so  neanche dove andare a piangerlo”. Chiede di tornare sul banco dei testimoni dopo aver concluso la sua deposizione per fare un appello Maria Mesiano, la madre di Marco Puntorieri, il quaratunenne scomparso nel settembre 2011 a Reggio Calabria, i cui presunti assassini saranno identificati mesi dopo dai carabinieri grazie ai filmati contenuti in una pen drive che una mano – tuttora anonima – ha fatto pervenire alla stazione del rione Modena assieme a una missiva che ha permesso agli investigatori di incastrare i presunti responsabili. Ed è a lei che il pm Stefano Musolino ha chiesto di tornare a quei giorni di settembre che hanno preceduto la scomparsa del figlio, dopo la separazione dalla moglie tornato a vivere con lei. Giornate in cui non lo ricorda né particolarmente nervoso né agitato, anche se – confessa – “non è che mi raccontava tutto”. Non sa i nomi degli amici che Puntorieri di rado portava, né se avesse particolari problemi economici, solo “di tanto in tanto – dice – capitava che mi chiedesse 100- 200 euro”. Due vite che scorrevano in parallelo ma senza quasi toccarsi quelle della Mesiano   e del figlio Marco, l’unico – afferma la signora – con cui sarebbe rimasta in rapporti. Ed è forse proprio questa riservatezza che il giorno della scomparsa l’ha indotta a non chiamare polizia o carabinieri, ma l’ex nuora. “Ho chiamato l’ex moglie per dirle che non era tornato a casa – ricorda, incalzata dal pm – e lei mi ha detto che se ne sarebbe occupata”. E sarà infatti Francesca Nucera, ex moglie e socia di Puntorieri tanto del punto scommesse come della ditta di pulizie, ad avvertire le autorità, con cui fin dal primo momento ha collaborato senza riserve. Ma a metterla in allarme non sarebbe stata la telefonata della suocera, ma quella delle autorità che l’avvertivano del ritrovamento nei pressi della statale 106 del furgone intestato alla ditta delle pulizie e in uso al marito. “Era parcheggiato sotto il ponte, con gli sportelli aperti, il cerchione lato guida ammaccato e il pneumatico sgonfio – ricorda la donna –. Dopo averlo visto, ho provato a chiamarlo ma il telefono era spento. Dopo mia suocera mi ha detto che non era tornato”. Nelle ore successive, a casa della Mesiano, avrebbe trovato il portafogli e i cellulari del marito, e avrebbe iniziato a pensare alle note stonate di quegli ultime settimane. “Una frase, pronunciata quasi casualmente parlando del più e del meno – “se mi succede qualcosa, sappi che dobbiamo pagare tre mesi di affitto” – che assume un significato quanto meno curioso alla luce della scomparsa dell’uomo. Un incontro con quel Domenico Ventura, oggi accusato di essere uno dei killer di Puntorieri. Una telefonata fatta dal telefono pubblico installato di fronte al negozio, nonostante l’uomo avesse con sé i cellulari e un fisso a disposizione. Ma soprattutto, la richiesta – fatta proprio la mattina precedente alla scomparsa – di una calza di nylon. “Mi ha detto che gli serviva una calza per filtrare l’olio del montacarichi, ma quando gli ho dato un gambaletto nuovo, lui ha provato a infilarselo sulla testa e non gli entrava. Si è giustificato dicendo che a maggior ragione non sarebbe entrato nel secchio che doveva utilizzare, così gliene ho dato uno usato”. Un particolare che la donna inizialmente ha timore di comunicare alle autorità “perché temevo potesse essere servita a compiere qualche reato”. Tutti particolari che solo nel tempo ha riferito a investigatori ed inquirenti, ma oggi ha ripetuto con sicurezza in aula. Dopo di lei, sul banco dei testimoni hanno iniziato a sfilare gli ufficiali di polizia giudiziaria che hanno inaugurato la lunga lista dei testi della difesa, ma nonostante la lunga e serrata fila di domande incrociare sullo svolgimento delle indagini, il mistero – su cui le difese insistono- rimane: di chi è la mano anonima che ha inviato la pen drive e il messaggio che ha permesso di arrivare ai presunti killer di Puntorieri? Un mistero che il pm Stefano Musolino, già in apertura del dibattimento, si è detto in grado di svelare, ma che ancora non ha deciso di sciogliere. (0090)

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