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Marocchina accoltellata dai vicini di casa: una condanna

REGGIO CALABRIA Vent’anni di reclusione: è questa la pena inflitta dal gup di Reggio Calabria, Barbara Bennato, a Bruna Navella, la donna accusata di contribuito all’omicidio di Nezha Belakhdar, cinq…

Pubblicato il: 12/11/2013 – 23:03
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Marocchina accoltellata dai vicini di casa: una condanna

REGGIO CALABRIA Vent’anni di reclusione: è questa la pena inflitta dal gup di Reggio Calabria, Barbara Bennato, a Bruna Navella, la donna accusata di contribuito all’omicidio di Nezha Belakhdar, cinquantenne di origine marocchina, uccisa a Reggio da tre coltellate al termine di una rissa scoppiata per futili motivi. Una storia di ordinaria barbarie ricostruita dai carabinieri del Nucleo radiomobile, quella notte del 16 marzo immediatamente intervenuti nel rione Marconi di Reggio Calabria – il blocco di case popolari al confine tra viale Europa e il quartiere di Sbarre, alla periferia sud della città – dove una furibonda lite iniziata per alcuni vecchi mobili abbandonati a pochi metri da un palazzo è degenerata in tragedia. Dopo l’ennesimo, furibondo scontro con la vicina, Bruna Navella e il nipote Attilio Oliva, si scagliano contro Nezha Belakhdar. Ma Attilio Oliva ha un coltello e nel giro di pochi attimi la cinquantenne di origine marocchina finirà a terra agonizzante. Immediatamente ammanettati dai carabinieri del Nucleo radiomobile e formalmente incriminati nel giro di poche ore, Navella e Oliva hanno deciso di affrontare il giudizio con rito differenti. Di fronte al Tribunale, sarà giudicato con rito ordinario il ragazzo accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio, mentre la Navella ha deciso di affrontare il procedimento con rito abbreviato anche in ragione di una precedente favorevole sentenza del Tribunale della libertà. Secondo il giudice del Riesame, intervenuto sulla vicenda prima che il procedimento approdasse davanti al gup, la Navella – difesa dall’avvocato Vincenzina Leone – non sarebbe stata a conoscenza delle intenzioni del nipote. Escludendo anche il concorso anomalo nell’omicidio di Nezha Belakhdar, il giudice Leonardo aveva infatti affermato «l’assoluta estemporaneità della condotta criminosa e la carenza di prove circa il fatto che la Navella sapesse della disponibilità di un coltello da parte del nipote». Tutti motivi per i quali – secondo il giudice che all’epoca aveva disposto la scarcerazione della Navella – «deve pertanto escludersi qualsivoglia prevedibilità in astratto e in concreto della degenerazione in omicidio della rissa cui hanno partecipato Navella e Oliva». Argomentazioni che non sembrano aver convinto il giudice dell’udienza preliminare, che nel disporre il giudizio abbreviato, ha vincolato la propria decisione all’audizione dei due militari intervenuti quella notte sul posto per sedare la rissa, degenerata in tragedia. Stando a quanto messo a verbale dai militari, quel 16 marzo zia e nipote si sarebbero scambiati un’occhiata e qualche segno di intesa prima di scagliarsi sulla donna. Elementi considerati troppo generici dal giudice Leonardo per affermare il concorso della donna nell’omicidio della cinquantenne di origine marocchina, ma che invece sembrano fondamentali per il gup Bennato, che ha condannato la Navella a vent’anni di reclusione. Ma per la donna – che in ordinario deve affrontare anche l’accusa di rissa – i guai non sono finiti. Contro la sua scarcerazione, la Procura ha infatti disposto il ricorso in Cassazione, chiedendo l’annullamento del provvedimento del Tdl. (0050)

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