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Processo ai Mauro alle battute finali

REGGIO CALABRIA Il processo “Cafittera” sul presunto giro di usura che avrebbe coinvolto gli industriali del caffè Antonio e Maurizio Mauro, padre e figlio, è ormai in dirittura d`arrivo. L`arringa d…

Pubblicato il: 14/11/2013 – 19:59
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Processo ai Mauro alle battute finali

REGGIO CALABRIA Il processo “Cafittera” sul presunto giro di usura che avrebbe coinvolto gli industriali del caffè Antonio e Maurizio Mauro, padre e figlio, è ormai in dirittura d`arrivo. L`arringa dei difensori, cominciata ieri, si concluderà nell`udienza del prossimo 29 novembre. Già questa è una notizia: il procedimento avviato nel lontano 2005 dovrebbe arrivare all`esito del primo grado nel prossimo mese di dicembre. Quasi nove anni dopo l`inizio dell`inchiesta.
Sembrano appartenere a un secolo fa i fatti contenuti nel fascicolo, molti dei quali risalenti alla seconda metà degli anni Novanta. Fatti che la difesa dei Mauro (rappresentata dagli avvocati Fabio Schembri , Paolo Tommasini e Francesco Albanese) ha ricostruito e spiegato in oltre sei ore.
I legali degli industriali reggini hanno ripercorso le tappe dell`inchiesta “Cafittera” e del successivo processo, in cui Antonio e Maurizio Mauro hanno deciso di farsi giudicare passando dal dibattimento. «Perché è in aula che si deve formare la prova del reato – hanno più volte ribadito – e in aula verrà smontato l`intero castello accusatorio». Fondato, secondo la difesa dei Mauro, su «una serie di marchiani errori “attribuibili” alla consulenza tecnica del pubblico ministero». Anzi, alle consulenze: ben cinque, «ciascuna delle quali redatta con un differente sistema di calcolo». Imprecisioni «fin troppo evidenti» che emergerebbero dal confronto di quegli atti con la perizia del tribunale e con il successivo parere richiesto alla Banca d`Italia. Contraddizioni «non solo documentali, ma anche contenute nelle dichiarazioni rilasciate durante il processo dal consulente dell`accusa Domenico Larizza».
Nel corso dell`arringa, il collegio difensivo si è soffermato sulle «mancate verifiche della contabilità dell`azienda Mauro», presupposto considerato fondamentale per la ricostruzione dei flussi di denaro che invece sarebbe avvenuta «in maniera inesatta, anche in merito a banali operazioni di giroconto o a fatture incredibilmente scambiate per finanziamenti».
Questi ultimi ci sono stati, ha ammesso la difesa, ma «nel rispetto delle indicazioni date dalle associazioni di categoria, in termini del 4% del portafoglio dell`azienda. Su 60mila clienti, quelli che hanno acceso finanziamenti con la Mauro, nell`arco di dieci anni, sono stati solo 241 e solo ed esclusivamente nel canale commerciale legato ai contratti di fornitura ai bar». Tutto, dunque, verrebbe ricondotto alla fisiologia dei rapporti tra un`azienda di torrefazione e i suoi partner commerciali.
In quel periodo, peraltro, la Caffè Mauro viveva una fase particolarmente florida della sua storia. Un`azienda con una grande visibilità, anche a livello internazionale, e una chiara prospettiva di espansione, al punto da insidiare alcune posizioni leader del mercato italiano.
«Posto che i tassi d`interesse, correttamente calcolati, non sono mai andati oltre la soglia consentita dalla legge – hanno argomentato i difensori dei Mauro – quale ragione avrebbe potuto spingere, anche sul piano logico, degli industriali così pienamente realizzati a macchiarsi del reato d`usura?».
Sullo sfondo, i dubbi degli avvocati sull`applicazione del divieto di anatocismo a fatti verificatisi dal 1996 in avanti, «in evidente violazione del principio della irretroattività della legge penale». Questioni su cui tornerà, nell`udienza del prossimo 29 novembre, il professor Nico D`Ascola, che concluderà l`arringa. (0090)

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