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"SIPARIO" | «Pensare a soluzioni diverse dal commissariamento»

MELITO PORTO SALVO Il Comune di Melito era cosa del clan Iamonte perché è in nome e per conto del clan che gli amministratori governavano regalando appalti a ben note e identificabili imprese, conced…

Pubblicato il: 20/11/2013 – 15:31
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"SIPARIO" | «Pensare a soluzioni diverse dal commissariamento»

MELITO PORTO SALVO Il Comune di Melito era cosa del clan Iamonte perché è in nome e per conto del clan che gli amministratori governavano regalando appalti a ben note e identificabili imprese, concedendo concessioni, licenze, finanziamenti e autorizzazioni. Sono le conclusioni dell’operazione Sipario, un’indagine del comando provinciale dei Carabinieri, coordinata dal procuratore capo Federico Cafiero de Raho e dal sostituto Antonio De Bernardo che ha portato all’arresto di dodici persone fra cui l’ex sindaco Pasquale Iaria, ai domiciliari per una serie di reati amministrativi, quali il concorso nei delitti di turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio e falsità materiale in atti pubblici,  tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso.
Già indagato in qualità di vicesindaco  nell’operazione che solo un anno fa ha portato all’arresto dell’ex primo cittadino, Gesualdo Costantino, e del suo  capo dell`Ufficio tecnico, Franco Maisano, per la Procura, Iaria – storico amministratore di Melito, che per tre volte ha guidato da sindaco, per accomodarsi poi sulla poltrona di vice –  è un uomo a disposizione della cosca Iamonte.  Un’impostazione che il gip Cinzia Barillà non ha condiviso rigettando la contestazione di concorso esterno in associazione mafiosa per mancanza di una prova di un accordo fra l’amministratore e il clan, ma che non modifica la gravità di un quadro indiziario che racconta la storia di amministrazioni che avrebbero governato nell’esclusivo interesse dei Iamonte. Un’indagine complessa, avvalorata dalle preziose rivelazioni di un nuovo pentito, Giuseppe Ambrogio, che si lega, completandola, alla precedente operazione Ada, ma soprattutto che  spiega perché – nonostante il Comune di Melito sia stato per ben tre volte sciolto per infiltrazione mafiosa – sia comunque rimasto nelle disponibilità di uno dei clan che ha scritto di suo pugno la storia della `ndrangheta in provincia di Reggio Calabria. E pone una questione molto seria in Calabria dove accessi e scioglimenti di pubbliche amministrazioni si susseguono in un rosario senza fine.
«Melito Porto Salvo è stato sciolto per ben tre volte, a dimostrazione che la `ndrangheta – laddove è presente – condiziona anche il voto e condizionare il voto significa condizionare l’attività dell’amministrazione che da esso deriverà», ha detto il procuratore capo Federico Cafiero de Raho. «Le indagini consentono di individuare sovvertimenti della nostra democrazia, ma se ci sono tre scioglimenti del Comune, che non risolvono il problema dell’infiltrazione dei clan in quella realtà, bisognerebbe iniziare a pensare soluzioni diverse da un mero commissariamento». Un nodo cruciale in terra di Calabria, dove l’aumento di autonomia delle istituzioni locali voluto dalla riforma Bassanini ha  coinciso con un decisivo aumento delle possibilità di contaminazione delle istituzioni stesse. Ed è per questo – sottolinea Cafiero de Raho – «che oggi si impone a  livello legislativo una riflessione su forme di controllo ulteriori. Oggi sul Comune e sulla sua attività non c’è alcuna forma di controllo, se non quella del Tar in sede di legittimità, ma anche gli atti amministrativi impongono una seria verifica».
Atti che, probabilmente, se passati al vaglio di una qualche autorità avrebbero potuto rivelare già negli anni passati l’ascendente del clan Iamonte sugli amministratori di Melito, ma oggi sono serviti a investigatori e inquirenti – ha sottolineato il comandante del Nucleo Operativo, il colonnello Gianluca Valerio, – a «documentare per intero le due fasi di infiltrazione, quella in sede di aggiudicazione e quella in sede di esecuzione degli appalti». Un sistema che ha stritolato Melito con il significativo contributo dei suoi amministratori. (0090)

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