A Vimercate c`è il metodo mafioso
MONZA Il dato giudiziario è stato sancito ieri dal Tribunale di Monza: a Vimercate c’è il metodo mafioso. Per i fratelli Vincenzo e Giovanni Miriadi è arrivata una condanna a dodici e tredici anni. D…

MONZA Il dato giudiziario è stato sancito ieri dal Tribunale di Monza: a Vimercate c’è il metodo mafioso. Per i fratelli Vincenzo e Giovanni Miriadi è arrivata una condanna a dodici e tredici anni. Dieci anni e sette mesi, invece, sono stati dati a Mario Girasole, la cui sorella (totalmente estranea all’indagine) è una delle animatrici del Partito democratico locale. Infine, Isidoro Crea è stato condannato a quattro anni e quattro mesi.
Ne dà notizia il Fatto quotidiano. Il tribunale ha riqualificato l’accusa di tentato di sequestro di persona a scopo di estorsione in tentato sequestro semplice. Ma ha deciso di mantenere l’aggravante del metodo mafioso prevista dall’articolo sette del codice penale, che era stata chiesta in extremis dal pubblico ministero Marcello Musso che, dopo aver ricevuto il fascicolo dalla collega della Dda di Milano Paola Biondolillo, ha riqualificato le accuse tutte aggravate dal metodo mafioso.
LA STORIA
La storia che vede coinvolti i fratelli Miriadi sale all`onore delle cronache nel settembre 2012, quando la Direzione investigativa antimafia arresta quattro persone. Si parla di un tentativo di sequestro, di estorsioni e di minacce contro Giuseppe Malaspina, imprenditore calabrese in passato condannato per omicidio. L`indagine nasce dalle dichiarazioni dello stesso imprenditore. Tra lui e i Miriadi c`è un terreno conteso: i fratelli lo vogliono e accampano un credito di un milione di euro per alcuni materiali edili scomparsi. Ma l’imprenditore non cede. Iniziano le minacce alle imprese di Malaspina. Finisce con i quattro arresti, ma senza la contestazione del metodo mafioso. Miriadi, però, è un nome che incrocia fatti di `ndrangheta che risalgono agli anni 90.
Il Fatto racconta ancora che «il padre dei due fratelli fu ucciso nel 1980 dagli uomini della cosca di Franco Coco Trovato. L’ipotesi di allora fu fin da subito chiara: Assunto Miriadi era diventato troppo ingombrante nel settore edilizio, tanto da ledere gli interessi dei clan lombardi».
LE INTERCETTAZIONI
L`indagine passa al pm Musso. Che riformula le accuse, chiedendo condanne fino a 27 anni. Richieste pesanti, basate anche sulle intercettazioni. Ce n`è una che l`accusa trova molto interessante. È quella tra Vincenzo Miriadi e Giuseppe Foti, imprenditore calabrese residente in Costa Azzurra, che interviene, per conto dei Miriadi, in una disputa con alcuni calabresi di Lodi. Dice Giuseppe Foti: «Quando imparerete a camminare negli angoli del triangolo ricordatevi sempre, liberatevi (…) verso il centro (…) A ogni angolo del triangolo ci sta una porta che conduce ad altre tre porte le quali tre porte conducono a nove arcate (…) Nei tre punti degli angoli (…) troverete tre iniziali: che sono la U la O e la N, umiltà, onestà, coraggio (…) cose meravigliose (…) e ricordatevi che il coraggio dell’uomo è la nobiltà, diciamo che un uomo coraggioso è un uomo nobile… (…) salutatemi agli amici che sono in macchina con voi sempre se io sono degno…».
Secondo il pubblico ministero, il riferimento è alla «procedura di costituzione di una `ndrina e alle tradizioni e formule rituali di affiliazione». E poi, nei faldoni, ci sono i contatti con Bartolo Foti uomo legato alla locale di Desio e condannato in primo grado nel maxi-processo Infinito. Musso, poi, collega i fatti criminali a un possibile «condizionamento ambientale» sul comune di Vimercate. Una nuova “visione” che scuote gli amministratori di Vimercate, che se la prendono con chi racconta la storia: ancora il Fatto quotidiano. Ieri il primo giro di boa. Nel profondo nord il metodo mafioso esiste. (0020)