Il Pd e il flop dei bersaniani calabresi
LAMEZIA TERME Ora nel fronte cuperliano c`è un solo obiettivo: sperare in un`affluenza non altissima ai gazebo, l`otto dicembre. C`è un`arma segreta (ma poi non tanto), infatti, a disposizione degli…

LAMEZIA TERME Ora nel fronte cuperliano c`è un solo obiettivo: sperare in un`affluenza non altissima ai gazebo, l`otto dicembre. C`è un`arma segreta (ma poi non tanto), infatti, a disposizione degli oppositori di Matteo Renzi. Ed è quella contenuta nello statuto del Pd, al comma 9 dell’articolo 9, in cui si prevede che se nessun candidato raggiunge il cinquanta per cento dei voti alla primarie «il presidente dell’assemblea nazionale indice un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati» più votati. La scelta del nuovo segretario spetterebbe all’affollatissima assemblea nazionale, a voto segreto. Altro che primarie, la parola tornerebbe ai capicorrente. E per Renzi potrebbe essere la fine.
I numeri arrivati fuori dalle tre convenzioni provinciali (Cosenza, Reggio Calabria e Crotone), tuttavia, testimoniano che anche in Calabria il rottamatore non è più visto come un corpo estraneo al partito. Nella conta degli iscritti Renzi è davanti a Cuperlo e il vantaggio sarebbe stato ancora più consistente se fossero stati conteggiati i dati di Catanzaro e Vibo Valentia. È vero che il sindaco di Firenze è sotto a Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia ma perde in maniera clamorosa a Crotone e Catanzaro. In terra pitagorica, l`ex capo organizzazione del Pd di Bersani, il deputato Nico Stumpo, viene distanziato di oltre venti punti percentuali perfino a casa sua. «Nei circoli gli ex comunisti si sono disciolti, hanno votato per Matteo», ironizza adesso Fioroni. «In alcune zone si sono suicidati, a tenere contro la candidatura di Renzi sono rimasti gli ex democristiani». E in effetti in riva allo Stretto l`ex segretario della Fgci prevale su Renzi, seppur per soli 25 voti, grazie all`apporto di ex ulivista come Seby Romeo e del fronte degli ex popolari guidati da Gigi Meduri.
E cosa dire poi di Catanzaro? È vero che i risultati definitivi non arriveranno mai a Largo del Nazareno ma dai numeri ufficiosi che circolavano più o meno segretamente andava profilandosi una sonora bocciatura per gli ex diessini, guidati da Alfredo D`Attorre. Per il bersaniano doc, catapultato in Calabria come commissario e che ha trovato nel capoluogo di regione l`elezione alla Camera, si tratta di un altro flop.
Non fosse stato per Nicola Adamo e Mario Oliverio (due tra i dalemiani calabresi più fedeli all`ex premier), Renzi avrebbe conquistato percentuali bulgare in Calabria. Ecco perché adesso l`obiettivo di questa parte di partito è quella di addormentare lo scontro. «La scissione silenziosa», la chiama D’Alema, è la strategia congressuale scelta dagli avversari del primo cittadino fiorentino. Un anno fa per il ballottaggio tra Bersani e Renzi votarono 2,8 milioni di elettori. Spostare l`asticella sotto i 2 milioni sarebbe pericolosissimo per Renzi e potrebbe costringerlo al ballottaggio in assemblea nazionale. Ecco perché, anche se nessuno lo dice apertamente, tra i cuperlian-dalemiani si spera che l`8 dicembre sia un giorno di vacanza per gli elettori del centrosinistra.