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Scarcerata la moglie di Checco Zindato

REGGIO CALABRIA Scarcerata Malgorzata Tchorzewska, la moglie di Checco Zindato, considerato dagli inquirenti a capo dell’omonima famiglia di `ndrangheta di Reggio. La donna, conosciuta anche come Mar…

Pubblicato il: 29/11/2013 – 20:32
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Scarcerata la moglie di Checco Zindato

REGGIO CALABRIA Scarcerata Malgorzata Tchorzewska, la moglie di Checco Zindato, considerato dagli inquirenti a capo dell’omonima famiglia di `ndrangheta di Reggio. La donna, conosciuta anche come Margherita, era stata arrestata il 4 novembre scorso assieme altri presunti affiliati al clan, nell’ambito di un’operazione che ha coinvolto pure il marito già detenuto. A suo carico il pm Stefano Musolino aveva formulato accuse pesantissime, dall’associazione mafiosa a diversi episodi di estorsione, oggi in parte cadute. Il Tribunale presieduto dal giudice Filippo Leonardo, con Aliquò e Amodeo a latere, ha infatti accolto le istanze difensive dei legali della donna, gli avvocati Giuseppe Nardo e Gianfranco Giunta, annullando l’ordinanza di custodia cautelare relativamente all’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso e disponendo la misura dei domiciliari relativamente alle estorsioni che le sono contestate. Una decisione che mette in discussione una delle principali tesi dell’accusa e sulla quale potrebbero aver pesato le lunghe, accorate, dichiarazioni spontanee con cui – in sede di interrogatorio di garanzia – la donna ha spiegato al giudice di essere totalmente all’oscuro degli affari leciti e illeciti del marito, affermando di essersi limitata a seguire quelli che riteneva dei consigli del coniuge.
Ma a scagionarla era stato lo stesso Zindato, assistito dagli avvocati Nardo e Giunta, che in sede di interrogatorio non solo ha affermato che la moglie non fosse a conoscenza di tutti i suoi affari, ma ha fornito anche una versione alternativa alle presunte estorsioni che – stando alla ricostruzione della Procura – avrebbe commesso su suo ordine. Taglieggiamenti come quello subìto – secondo i pm – dall’imprenditore D’Agostino, proprietario di una serie di villette a schiera e nell’impostazione accusatoria destinatario di una richiesta – veicolata tramite la moglie di Zindato – di 200mila euro, poi “scontata” ad «almeno 50mila». Cifre che – secondo quanto raccontato dal presunto capoclan nel corso dell’interrogatorio – si riferirebbero invece alla vecchia casa della madre, che i due coniugi pensavano di vendere per comprare una delle villette a schiera costruite da D’Agostino, in parte già pagata. Allo stesso modo, secondo Zindato, gli investigatori avrebbero totalmente frainteso i riferimenti a una nota catena di negozi di abbigliamento sportivo. È proprio lì – è scritto nell`ordinanza – che avrebbe ordinato alla moglie di fare incetta di articoli sportivi, «perché là ho mille euro di buono al mese, hai capito?». Un buono che esisterebbe davvero e sarebbe stato destinato ad un regalo per una terza persona, ha affermato Zindato, respingendo qualsiasi ipotesi di estorsione. Per il presunto boss di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra, le conversazioni portate come prove a suo carico sarebbero state travisate o manipolate, come – a suo dire – testimoniato dalla presenza dei numerosi passaggi “incomprensibili” riportati nelle trascrizioni. (0050)

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