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Usura, assolti i patron del caffè Mauro

REGGIO CALABRIA I Mauro devono essere assolti per gli episodi loro contestati, ma tanto il patron della nota azienda del caffè Antonio, come il figlio Maurizio sono espressione di un’associazione fin…

Pubblicato il: 29/11/2013 – 21:50
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Usura, assolti i patron del caffè Mauro

REGGIO CALABRIA I Mauro devono essere assolti per gli episodi loro contestati, ma tanto il patron della nota azienda del caffè Antonio, come il figlio Maurizio sono espressione di un’associazione finalizzata all’esercizio abusivo del credito, reato per il quale devono essere condannati a quattro anni di reclusione ciascuno. Assolto con formula piena il dipendente Domenico Marino. È quanto ha deciso il Tribunale presieduto da Olga Tarzia al termine di una lunga camera di Consiglio che ha messo la parola fine ad un’inchiesta iniziata nel 2004, arrivata in fase dibattimentale quattro anni dopo e trascinatasi fino ad oggi.
Una vittoria di Pirro per la Procura, che proprio a causa dei lunghissimi tempi del dibattimento non potrà neanche appellare la sentenza perché il prossimo 17 dicembre il reato contestato ai due imprenditori cadrà in prescrizione, al pari dei tanti per i quali – già in sede di requisitoria – tanto il pm Antonio De Bernardo, come il collega Luca Miceli avevano sottolineato il non doversi ormai procedere. Non hanno retto invece al vaglio del Tribunale le accuse di usura che il sostituto De Bernardo ha mosso a carico dei Mauro, sostenendo che il gruppo per affermarsi nel settore del caffè avrebbe in realtà ideato un raffinato sistema di prestiti con tassi di restituzione usurari occultato dietro le forniture. Per i pm, il sistema di pagamento frazionato in cambiali – tutte di identico importo, esclusa quella finale, il cosiddetto “cambialone”, che in caso di mancato pagamento veniva rinnovata e rinegoziata – in realtà nascondeva un prestito a tassi usurari.
Una questione spinosa, su cui più volte sono stati chiamati a pronunciarsi tecnici e consulenti, e su cui si è espressa addirittura la Banca d’Italia, con  una nota che sembrava aver dato infatti visto buono al metodo di calcolo degli interessi applicato dal pm De Bernardo. Argomentazioni duramente contestate dagli avvocati e contro cui  qualche mese fa lo stesso Maurizio Mauro si era abbandonato ad una lunghissima auto-arringa difensiva , rivendicando le pratiche «assolutamente legittime» applicate dall’azienda per «venire incontro alle esigenze del cliente», agevolato nell’oneroso acquisto di una macchina per il caffè, «applicando tassi di interesse assolutamente legali».
Nonostante il Tribunale non sembri aver sposato in toto le tesi delle difese, come dimostra la condanna a quattro anni emessa a carico dei due imprenditori, di certo le argomentazioni della pubblica accusa per i reati più gravi non sembrano aver convinto i giudici. «La grande verità è che questa sentenza ha stabilito che i Mauro non sono usurai», hanno dichiarato al termine della lettura del dispositivo gli avvocati Fabio Schembri, Francesco Albanese e Paolo Tommasini. Visibilmente soddisfatti, i legali hanno affermato che «in ordine a tutti i reati di usura è stato un naufragio dell’accusa provocato dal consulente della Procura. Il risultato è che questo processo è nato per un reato di usura ed oggi è stato stabilito che tale reato non sussiste». Puramente “simbolica” sarebbe invece per i tre la condanna a quattro anni per associazione a delinquere per esercizio abusivo del credito. (0030)

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