Tallini e le accuse di «nomadismo politico»
Eravamo in attesa della reazione di Scopelliti al duro affondo dell`assessore Mimmo Tallini. Conoscendo le abitudini del governatore, al quale chiedere il coraggio di dire in prima persona le cose ch…

Eravamo in attesa della reazione di Scopelliti al duro affondo dell`assessore Mimmo Tallini. Conoscendo le abitudini del governatore, al quale chiedere il coraggio di dire in prima persona le cose che vuole si dicano equivale al pretendere di vendere un surgelatore agli eschimesi, aspettavamo che “lui”, il principe dei manganellatori mediatici degli “Scopelliti for tutto”, si facesse sentire.
L`attesa è durata pochissimo, anche meno del previsto. Puntuale come una cambiale, ecco arrivare la bastonatura del coordinatore della lista “Scopelliti Presidente” Oreste Romeo. La sua nota la riportiamo integralmente a parte. Qui ci fermiamo all`esegesi: Tallini è un bifolco rimasto al Medioevo che riconosce il «vassallaggio come strumento di crescita di aspirazioni personali». E non può certo fare richiami alla coerenza perché abituato al «nomadismo politico».
Fermiamoci qui. L`impavido Romeo, qualora non venisse smentito da Scopelliti (il che equivarrebbe a ritenere possibile che Montalbano possa smentire Camilleri), fa tornare alla mente l`aneddoto popolare che vuole il bue dare del cornuto all`asino.
Il nomadismo politico è pietra di grave inciampo per uno scopellitiano di ferro: Peppe di partiti ne ha già conosciuti cinque (uno dei quali tutto suo) e ora sogna di morire democristiano. Esattamente l`opposto di Domenico Tallini che, proprio per non morire democristiano, ha fatto il percorso inverso con un particolare in più: nella legislatura che lo vide eletto nel centrosinistra si smarcò rapidamente e non coprì alcuna poltrona governativa delle tante che Loiero generosamente gli metteva a disposizione.
Ancor più grave la seconda “gaffe”. Il “vassallaggio” è un modello che a Scopelliti piace da morire, lo ha sempre propugnato, sia in forma passiva che in forma attiva. Passiva: quando usava Fini per essere incoronato capo del Fronte della Gioventù; Gasparri per essere preferito a Misaggi nella candidatura a governatore; Berlusconi per avere la nomina a coordinatore regionale del Pdl e Schifani per essere accreditato da Alfano e da altri potenti amici siciliani. Attiva: oggi, quando seleziona dirigenti, sceglie candidati e conferisce incarichi solo se i beneficiari rispondono al requisito imprescindibile dell`essere suoi acritici vassalli.
Infine. Ma cosa ha detto di “falso” Tallini? In fondo la sua nota richiamava solo a una maggiore coerenza e sottolineava stupore per l`avere, Scopelliti, accusato Berlusconi di volere essere, citiamo testualmente, «un uomo solo al comando quando proprio Scopelliti, in Calabria, ha assommato in un’unica persona tutte le cariche politiche ed istituzionali».
Non è vero? Proviamo a rinfrescare la memoria ai sempre smemorati calabresi. Allo stato attuale Peppe Scopelliti è: coordinatore regionale del Pdl (il partito esiste ancora e lui non ci risulta si sia dimesso), capo della lista che porta il suo nome, governatore regionale, assessore regionale alla Sanità, ai Fondi comunitari, al Turismo. Commissario straordinario per il piano di rientro della Sanità e commissario straordinario per il dissesto idrogeologico.
Insomma se proprio Oreste Romeo vuole attaccare Mimmo Tallini forse sarebbe il caso gli rivolgesse l`accusa di opportunismo. In effetti si potrebbe sospettare che la scelta di Tallini di “smarcarsi” dall`immagine di «vassallo» di Scopelliti sia dettata da ragioni molto più concrete e locali. L`asse Scopelliti-Stasi svuota la sanità pubblica catanzarese in favore di quella privata crotonese; molti uffici regionali vengono spostati da Catanzaro a Reggio Calabria e così anche copiose risorse economiche. Tutto questo nel giorno in cui il report de Il Sole 24 Ore sentenzia che Catanzaro guadagna posizioni nella classifica della qualità della vita, mentre Reggio Calabria nella stessa classifica scende fino ad essere la terz`ultima città.
È dal “modello Reggio” che Tallini si va smarcando, ancor prima che dal suo fautore. (0030)