"Sfiduciato" dal nipote, si dimette il sindaco di Tropea

TROPEA Ora, formalizzate le dimissioni, Gaetano Vallone ha venti giorni di tempo per provare a tessere una nuova maggioranza. Compito arduo, quasi impossibile allo stato, per il sindaco di Tropea che, già dopo la costituzione del gruppo di Forza Italia in Consiglio, aveva capito di non avere più l`appoggio di tutta la coalizione che lo aveva sostenuto fino a quel momento alla guida del Comune. L`intera vicenda politica – epilogo compreso – è quantomeno singolare: non solo perché Vallone addita come manovratore occulto della sua “caduta” proprio il coordinatore cittadino di Fi, Nino Macrì, che tra l`altro è suo nipote, figlio della sorella della moglie; ma anche perché, per sedere sulla poltrona di sindaco, lo stesso Vallone aveva portato avanti una battaglia legale serratissima, durata due anni, prima dinanzi al Tar e poi al Consiglio di Stato.
Alle amministrative della primavera del 2010, infatti, a vincere era stato il suo sfidante, Adoldo Repice – 150 anni tondi in due –, di centrosinistra, che aveva prevalso per soli tre voti. Oltre a polemiche feroci e interminabili tra le due compagini, si andò quindi alle vie legali perché il centrodestra ovviamente contestava la vittoria di Repice. Il Tar in prima battuta aveva dato ragione al candidato del centrosinistra, ma Vallone non si era arreso e, al Consiglio di Stato, aveva ottenuto addirittura il ribaltamento dell`esito elettorale, conquistando così a colpi di carta bollata l`agognata poltrona di sindaco della “perla del Tirreno”. Per il sindaco, però, l`insidia peggiore, come spesso accade, si è rivelata quella interna. Con la costituzione del gruppo di Fi, infatti, il nipote, giovane rampante dell`ex Pdl, ha fatto venire meno la maggioranza facendo passare all`opposizione quattro esponenti neoforzisti.
È durata poco più di anno, dunque, l`avventura politica di Vallone come sindaco di Tropea, esattamente la metà del tempo passato di fronte a giudici e tribunali per conquistare l`ambita carica.