Maggioranza in "fuga" dalla grana De Rose
REGGIO CALABRIA Le richieste di congedo sono arrivate tutte da esponenti della maggioranza di centrodestra: Gabriella Albano, Ottavio Bruni, Salvatore Pacenza e Gesuele Vilasi. E così, nonostante il…

REGGIO CALABRIA Le richieste di congedo sono arrivate tutte da esponenti della maggioranza di centrodestra: Gabriella Albano, Ottavio Bruni, Salvatore Pacenza e Gesuele Vilasi. E così, nonostante il regolamento preveda che si possa comunque procedere con i lavori, il presidente della commissione Vigilanza del consiglio regionale, Aurelio Chizzoniti, ha deciso di rinviare tutto alla prossima seduta, in agenda per lunedì 16 dicembre. All`ordine del giorno figurava, tra le altre cose, l`audizione di due direttori generali della Regione (Pasquale Monea e Alessandra Sarlo) sulla revoca di un finanziamento di quasi 5 milioni di euro alla società di Umberto De Rose, attuale presidente di Fincalabra. Nessuno lo dice apertamente ma tra i corridoi del Palazzo corre voce che l`assenza degli esponenti di Forza Italia e Udc non sia stata casuale. Più che altro sarebbe stato un modo per prendere tempo davanti a una questione spinosa. Alla riunione dello scorso lunedì comunque i presenti, oltre al già citato Chizzoniti, erano soltanto Carlo Guccione (Pd) e Pasquale Tripodi (Misto). Altri due componenti Pietro Giamborino (Pd) e Rosario Mirabelli (Misto) avevano già giustificato per tempo la loro indisponibilità a prendere parte ai lavori.
Quella della revoca del finanziamento destinato alla società di De Rose è una storia che parte da lontano e che si è chiusa lo scorso mese di gennaio, grazie a un decreto firmato dall`allora direttore generale del dipartimento Attività produttive, Maria Grazia Nicolò.
LA STORIA (TRAVAGLIATA) DEL FINANZIAMENTO La genesi della vicenda, già raccontata dal Corriere della Calabria, risale al 10 luglio 1998: è la data di presentazione della domanda che sarà, poi, accolta. La ditta è in una posizione della graduatoria che le consente di ottenere 4 milioni 927mila euro «per la realizzazione degli investimenti programmati». Mancano ancora alcune formalità. Comunque, il 7 febbraio 2000 l`impresa sottoscrive il contratto di concessione delle agevolazioni. L`accordo prevede che l`azienda effettui un certo numero di assunzioni, pena la revoca di fondi.
Passano tre anni, e la Regione nomina una commissione che vigili sugli obblighi assunti dalle imprese. La verifica si conclude nel luglio 2007, a sette anni dalla concessione del finanziamento, con il primo procedimento di revoca. Uno degli obiettivi sarebbe stato disatteso. Il linguaggio burocratico parla di «mancato raggiungimento dell`indicatore numero 2: “Occupati attivati dall`iniziativa nell`anno a regime”» e lo scostamento è «maggiore del 30% ammesso». La ditta di De Rose aveva “promesso” che avrebbe assunto un certo numero di addetti, invece ha mancato il traguardo. E pure di parecchio. Comincia un balletto di controdeduzioni e nuove bocciature, e la Regione si rivolge a una società di consulenza finanziaria tra le più importanti al mondo, “Ernst & Young” per effettuare la verifica finale. Il fatto è che, per arrivare a una decisione – dopo la prima bocciatura – passano quasi quattro anni. Una nota del 1° marzo 2011 comunica alla “De Rose forniture e servizi”, che ha rilevato il ramo d`azienda della “Stabilimento De Rose”, l`avvio del procedimento di revoca. Finita qui? Neanche per sogno. Arrivano nuove controdeduzioni, che «non risultano idonee a superare le motivazioni sulle quali è fondato l`avvio del procedimento per la revoca delle agevolazioni». La Nicolò riassume in poche righe del decreto i motivi dello stop ai fondi: «La società non ha raggiunto, nell`anno a regime, l`obiettivo prefissato. Più in dettaglio, si ritiene che il programma agevolato realizzato dalla beneficiaria non abbia generato l`incremento occupazionale previsto (4 unità lavorative annue incrementali verificate, contro 46 unità lavorative annue incrementali dichiarate)». La tipografia avrebbe dovuto avere molti dipendenti in più, secondo quanto previsto nel contratto firmato undici anni prima. È per questo che la Regione chiede all`azienda del presidente di Fincalabra di restituire quasi cinque milioni di euro.
Una vicenda ingarbugliata sulla quale la commissione di Vigilanza vorrebbe (il condizionale è obbligo considerato il comportamento di alcuni dei commissari) fare chiarezza.