Nel vortice dell`usura L`inferno di una famiglia normale
COSENZA Non basta cercare di fuggire. Quando devi “loro” dei soldi sei «un morto che cammina». Non c`è posto abbastanza lontano in cui tu possa cercare di rifarti una vita serena, lo «sanno dove sei…

COSENZA Non basta cercare di fuggire. Quando devi “loro” dei soldi sei «un morto che cammina». Non c`è posto abbastanza lontano in cui tu possa cercare di rifarti una vita serena, lo «sanno dove sei e possono prenderti quando vogliono». Questa storia di usura e minacce che arriva da Cosenza e ha portato in carcere Massimo Del Popolo, 47 anni, e il fratello Alessandro, 53 anni, ha contorni tremendi. Si abbatte su una famiglia, il cui ménage diventa un inferno. Si ripercuote sulle esistenze dei figli di una coppia normale: padre elettricista e moglie casalinga.
È proprio dopo la reazione di uno dei figli, esasperato da mesi di minacce e di tensione, che la situazione esplode e i carabinieri del comando provinciale di Cosenza si imbattono in un incubo fatto di debiti e intimidazioni. I militari arrivano in una casa semidistrutta. Un ragazzo di vent`anni ha appena aggredito sua madre: i piatti sono in terra, le sorelle in silenzio, così come la nonna. È a quel punto che la madre si sfoga e decide di raccontare mesi di terrore. Quella stessa mattina dello scorso settembre, i creditori di suo marito l`avevano avvicinata per l`ennesima volta, reiterando le intimidazioni e rendendo ancora più esplicite le loro minacce. I carabinieri raccolgono la denuncia, che finirà in un fascicolo della Procura di Cosenza e nell`ordinanza di custodia cautelare sollecitata dal pm Cozzolino e firmata dal gip Giusy Ferrucci.
E quelle parole sono il racconto di un calvario iniziato due anni prima. Suo marito, che per vivere fa l`elettricista, ha parecchi crediti in giro. Non riesce a riscuoterli, ma i soldi gli servono per mantenere la famiglia. Si rivolge, così, «per un prestito ai fratelli Alessandro e Massimo Del Popolo». È il primo passo di una spirale che costringerà l`uomo «a pagare una somma mensile di 1.000 o 1.200 euro a titolo di meri interessi». Chiederà denaro a tutti, anche a una zia invalida, pur di onorare il prestito e allontanare da sé e dai suoi familiari le minacce. A un certo punto, però, scoppia. Non ce la fa più: decide di trasferirsi, abbandona Cosenza per una città del Nord «per allontanarsi dai suoi aguzzini e per tentare di avviare una nuova attività lavorativa».
Niente da fare: i creditori si presentano ugualmente a casa sua. Vogliono i loro soldi, altrimenti «gli amici se la prenderanno con voi». Le minacce continuano, anche davanti ai figli della coppia. Uno degli indagati, accompagnato dalla moglie, spiega che «noi sappiamo dove si trova tuo marito, ci devi dare i diecimila euro. Io li ho dati a tuo marito, se non me li dai finisce male, a lui lo ammazziamo, a voi va a finire male e ci prendiamo la casa, vi cacciamo for`i casa». In casa è il panico. E tutto per colpa di un piccolo prestito, ottenuto l`8 marzo del 2011, quando Del Popolo aveva consegnato all`elettricista «4mila euro in contanti, con l`accordo che quello gli avrebbe corrisposto, ogni mese, interessi del 10%, pari a 400 euro, fino a quando non fosse stato in grado di restituire integralmente il capitale erogato». Le richieste di prestiti, però vanno avanti. Così come gli interessi: la rata mensile sale fino a 1.750 euro. È a quel punto che l`imprenditore, «terrorizzato dalle possibili ritorsioni degli usurai», decide di scappare.
Ma l`inferno non finisce. E sono telefonate e incontri e finanche la consegna di un post-it con il riepilogo delle somme dovute. Fino all`incontro di settembre: «Voglio i mia cucuzza, ca mo` su deci». Dieci “cucuzze”: diecimila euro. E richieste che tolgono il sonno a tre ragazzi. È un incubo, iniziato due anni prima con la richiesta di 4mila euro. E continuato con la fuga di un uomo dalla Calabria. Scappa al Nord, lontano dalla sua famiglia, che spera così di salvare. Ma non c`è fuga che tenga davanti a certi debiti. Se non li restituisci sei «un morto che cammina». (0020)