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«Nessuna macchinazione dietro il mio trasferimento»

«Noi prefetti siamo a disposizione del governo, andiamo dove il governo ci manda. Capita così, i tempi non vengono concordati.  C’è chi tratta, chi baratta, ma tali comportamenti sono propri di chi a…

Pubblicato il: 04/01/2014 – 14:57
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«Nessuna macchinazione dietro il mio trasferimento»

«Noi prefetti siamo a disposizione del governo, andiamo dove il governo ci manda. Capita così, i tempi non vengono concordati.  C’è chi tratta, chi baratta, ma tali comportamenti sono propri di chi appartiene a ristrette cerchie e non alla stragrande maggioranza dei prefetti. I servitori dello Stato vanno dove gli viene ordinato». Avrebbe preferito – e di gran lunga – accomiatarsi da Reggio senza alcun riferimento alle polemiche che hanno accompagnato la notizia del suo trasferimento a Roma come commissario capo straordinario del governo per la gestione del fenomeno delle persone scomparse, ma l’ormai ex prefetto di Reggio Calabria, Vittorio Piscitelli, non si è sottratto alle domande.
E nonostante quel riferimento vagamente velenoso a chi nelle pieghe delle istituzioni «tratta e baratta» il proprio posto e il proprio ruolo, da uomo di Stato, decide di tagliare la gambe ad ogni polemica: «Dietro il mio trasferimento – dice chiaramente –  non vedo alcuna macchinazione».
Certo, sul tavolo del ministro dell’Interno c’è una richiesta – a sua firma – di proroga del commissariamento del Comune, ma – sottolinea – se quell’istanza verrà accolta, «che la questione venga seguita da un prefetto o un altro non rileva».
Eppure quel commissariamento ha inevitabilmente segnato la sua brevissima avventura reggina. Lui stesso ammette di essere «arrivato qui in un momento delicato, chiamato a chiudere una storia che non avevo iniziato, dolorosa, ma che si doveva portare a termine». Un’esperienza formativa, intensa  – sostiene – che gli ha regalato «il privilegio di rappresentare lo Stato nel momento in cui lo Stato ha deciso di fare la sua parte». Un ruolo che i reggini hanno compreso e imparato ad apprezzare, trasformando la Prefettura nell’interlocutore privilegiato cui rivolgersi per la soluzione degli innumerevoli problemi della città.
Un rapporto diretto con i reggini «che mi ha arricchito – dice Piscitelli – perché per un prefetto la cosa più importante è avere la possibilità di comprendere se la propria azione è stata percepita dai cittadini». Piscitelli è e si sente uomo dello Stato, rappresentante di quell’istituzione che «rappresenta l’ultimo baluardo di difesa dei diritti costituzionalmente garantiti». In questo senso – spiega – è da intendere l’azione della prefettura nella gestione del commissariamento, come i suoi interventi in questi mesi di mandato durante i quali ha voluto dimostrare la disponibilità dello Stato a fare la sua parte. «Spero – aggiunge – che questo possa succedere anche in futuro, ma di questo ne sono certo perché lascio persone valide».
Persone che insieme al nuovo prefetto Claudio Sammartino saranno chiamate a portare avanti i tre progetti per il rilancio di Reggio città che Piscitelli lascia «in eredità» alla comunità con cui – sottolinea – «ho avuto il privilegio di instaurare un rapporto diretto». Trasformare il percorso immaginato per Reggio come capitale europea della cultura nello strumento per ambire al medesimo ruolo su scala italiana, l’inserimento dell’area dello Stretto nel patrimonio Unesco e la creazione di un parco della letteratura della Fata Morgana «che costruisca un distretto culturale in cui inserire il Museo della Magna Grecia», sono questi i progetti che Piscitelli ha messo a punto con un comitato scientifico appositamente costituito e che il suo successore sarà chiamato a portare avanti. «Ne ho parlato con lui e sembra molto interessato», dice l’ex prefetto sottolineando come possano diventare volano di sviluppo per un territorio piegato dalla disoccupazione. «Qui non servono fabbriche – evidenzia – servono programmi che mettano al centro le immense risorse storiche, artistiche e culturali che questa terra ha».
Risorse che devono essere «messe a fattore comune» per diventare sinonimo di un rilancio che l’ex prefetto già intravede: «Lascio una città in inizio di ripresa e che spero che, insieme ai suoi Bronzi, possa rialzarsi».

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