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Come pugili suonati

Due pugili ai rispettivi angoli che assumono i consigli dei loro secondi. Il gong della prima ripresa. Un pugile mena forte e l`altro incassa (male). Gong, ritornano agli angoli. Il pugile già gonfio…

Pubblicato il: 20/01/2014 – 18:52
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Come pugili suonati

Due pugili ai rispettivi angoli che assumono i consigli dei loro secondi. Il gong della prima ripresa. Un pugile mena forte e l`altro incassa (male). Gong, ritornano agli angoli. Il pugile già gonfio chiede al secondo come stia andando l’incontro. Il secondo: stai andando forte! Il gong della seconda ripresa. L`energumeno comincia a rimenare, l`altro a farsi male. Gong, ritornano agli angoli. Il secondo lo tranquillizza: resisti così lo batterai! Gong della terza ripresa. Il pugile cattivo inonda di destri e sinistri l`avversario che comincia a sanguinare copiosamente. Gong, ritornano all`angolo. Il pugile, quasi massacrato, al secondo: come sto andando? Il secondo deluso della brutta prestazione del suo allievo: se l’ammazzi vai pari! È la storiella che mi ha raccontato allo scoccare del nuovo anno il Gattoparroco che, giova ripeterlo, è il felino urbano libero di circolare ovunque e di frequentare, solitamente bene accolto, le “parrocchie” che contano, laiche e cattoliche. Una sorta di marziano prodotto sulla Terra dall’insieme di ciò che fu il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, protagonista del più nobile Gattopardo, e i tanti parroci di campagna, di quelli che furono i protagonisti del successo della democrazia cristiana nella provincia italiana. Insomma, di chi – da una parte – vive all’insegna del motto “noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra” e di chi – dall’altra – vive accontentando i potenti di turno, quelli che hanno anche recentemente scoperto e imposto lo droit du seigneur, così come estremizzato (ma non tanto) nella stupenda omonima opera di Vasilij Dmitrievi? Polenov. Una storiella che calza con quanto sino ad oggi successo, sopportato e patito dal cittadino comune. Da quello che continua a fare ciò che ha sempre fatto: a) perché spinto a ciò dai suoi secondi, seduti all’angolo della loro vita; b) perché obbligato dalle circostanze (così si chiamano anche i ricatti, velati e non, di chi esercita anche un centimetro di potere verso i deboli); c) perché consigliato male dal piccolo “piovano”, di campagna e di città, divenuto con il passare dei tempi un Giano bifronte, metà pastore dell’anima e metà mediatore dei corpi (Tarantini docet), sviluppando fortune esercitando il mercato degli uomini in senso lato e del loro consenso all’ingrosso. Quindi: se l’ammazzi vai pari! È ciò che occorrerebbe minacciare ai nostri figli incapaci di lottare e di decidere del loro futuro. È ciò che bisognerebbe avere il coraggio di confessare (ai figli e ai nipoti), quale risultato conseguito negli anni che si sono succeduti alle lotte di piazza giovanili. Quelle rivendicazioni non affatto seguite dalla capacità di trasformare la giusta protesta in reale proposta. Quelle manifestazioni di piazza, ricche di tanta passione e voglia di futuro, alle quali hanno fatto seguito i santoni di ieri: quelli che hanno ridotto il Paese com’è e il Sud che stenta ad esistere. A seguito di tali riflessioni, nella serata di fine d’anno, trascorsa per la prima volta in compagnia del Gattoparroco e di alcuni giovani, di dimostrata capacità professionale e ricchi di buon senso, ma soprattutto dotati di intelligenze indipendenti, è venuta fuori una stupenda preghiera. Una orazione ricca di futuro e povera di passato. Di quelle che sarebbero piaciute molto a Papa Francesco e, una volta, anche a Giorgio Napolitano, versione vintage. Che il 2014 sia un anno giovane per i giovani! Per quelli che chiedono lavoro. Per quelli che cercano la dignità messa da parte. Per quelli che vogliono la speranza. Un anno nuovo come non mai. Ricco di grandi sorprese. Ove non ci sia più un Governo del Paese che debba fare diventare ogni legge importante il solito pozzo di San Patrizio utile ad accontentare tutte le “cosche” locali della politica, facendo diventare un buon progetto legislativo un incubo. Ove non ci siano più gli apparenti difensori della solita democrazia reale e realizzata, quelli votati a fare passare la preferenza come la medicina del male, dimenticando che essa ha costituito il male della vecchia politica, a cominciare da Achille Lauro. Quella preferenza non esercitata “liberamente” che ha invece costituito il bene del vecchio Pci (ma anche del vecchissimo Psi), che si assumeva la responsabilità di scegliere i suoi migliori (che furono, solo per fare qualche esempio, i Terracini i Pajetta, gli Amendola, gli Ingrao, il grande Berlinguer). Sono i partiti che devono tornare ad essere tali. Ad assumersi la responsabilità di scegliere i migliori e i trasparenti e a mettere da parte i peggiori e gli opachi dei quali siamo pieni in Calabria. A sfidare la condivisione democratica e a mettere in gioco con essa la loro esistenza e il loro successo. Ad avere coraggio di fare le riforme, quelle vere, e non solo ad invocarle inutilmente. A mettere in discussione le procedure legislative e la esistenza delle istituzioni, fino ad arrivare a pensare se vale la pena mantenere le Regioni, vera fonte della maladmnistration della res pubblica nonché regine dell’indebitamento palese e occulto. Solo così si riuscirà a respirare aria di buona politica e di speranze. Renzi ha voluto la bicicletta! Tutti (o quasi) abbiamo contribuito a dargliela. Pedali pure, sperando di trovare, di qui a poco, il Bartali della rinascita del Paese. (0050)
                                                            *docente Unical

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