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Inquinamento dell`Alto Tirreno, chiusa l`indagine

TORTORA Danneggiamento, deturpazione delle bellezze naturali, mancato rispetto dei criteri di autorizzazione ma anche disastro ambientale. Sono i reati contestati a Debora Plastina, Raffaele Cavalier…

Pubblicato il: 22/01/2014 – 17:27
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Inquinamento dell`Alto Tirreno, chiusa l`indagine

TORTORA Danneggiamento, deturpazione delle bellezze naturali, mancato rispetto dei criteri di autorizzazione ma anche disastro ambientale. Sono i reati contestati a Debora Plastina, Raffaele Cavaliere e Agostino Gallo, responsabili e tecnici della società Ecologica 2008 che gestisce il depuratore di Tortora. Il procuratore della repubblica di Paola, Bruno Giordano – titolare dell`inchiesta sul presunto inquinamento del fiume Noce – ha chiuso l`indagine su una vicenda che se confermata dimostrerebbe ancora una volta come la Calabria sia stata utilizzata come terminale di rifiuti di mezza Italia.
L`inchiesta, partita nel 2011 che ha portato nei primi di dicembre al sequestro del depuratore, avrebbe permesso di accertare che nell`impianto in località San Sago di Tortora sarebbero finiti liquami provenienti soprattutto dal percolato delle discariche di diverse regioni del Sud che non sarebbero stati depurati confluendo direttamente prima nel torrente Pizzino, affluente del fiume Noce, e da qui nella acque dell`alto Tirreno cosentino. Liquami altamente inquinanti per l`ambiente.
In particolare dall`indagine coordinata in prima persona dal procuratore capo di Paola, ma che ha visto il coinvolgimento anche della Procura di Lagonegro sarebbe emersa una gestione dell’impianto, quindi, assolutamente non in linea con le sue caratteristiche tecniche: la struttura sarebbe stata utilizzata, come sottolinea anche il gip nel provvedimento che ha portato al sequestro del depuratore, «quale sito in cui far confluire, al fine di maturare ulteriori guadagni “bypassando” illecitamente i parametri e gli adempimenti imposti dalle normative e dalle prescrizioni amministrative di riferimento, il maggior quantitativo di rifiuti possibili, successivamente smaltiti illegalmente, a causa del loro mancato e/o inadeguato o comunque insufficiente trattamento, attraverso il loro scarico nel torrente Pizzinno e successivamente, attraverso il fiume Noce, nel mar Tirreno».
Dall`indagine – condotta su delega delle due Procure, dagli uomini della guardia di finanza di Cetraro e dal Norm dei carabinieri di Lagonegro – sarebbe emerso anche che il depuratore sarebbe stato il terminale di liquami speciali provenienti della Campania, della Puglia e della Basilicata. Attraverso una fitta indagine dei documenti di viaggio e di un`intesa attività di controllo dei mezzi attraverso appostamenti e pedinamenti sarebbe stato accertato che in soli due mesi – dicembre 2012 gennaio 2013 – dall’impianto sarebbero stati immessi illecitamente nel torrente Pizzino oltre 8.500 metri cubi di rifiuti liquidi, perlopiù percolato da discarica non depurato. Attualmente il depuratore – già finito negli anni scorsi sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti –, nonostante alcune istanze presentate dai responsabili di Ecologia 2008, resta in stato di sequestro. (0090)

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