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“Ada” e “Sipario”, il 7 i rinvii a giudizio

REGGIO CALABRIA Più di ottanta dei 113 imputati hanno chiesto il rito abbreviato, mentre hanno scelto tutti di sottomettersi alla mannaia del rinvio a giudizio i politici coinvolti nelle operazioni A…

Pubblicato il: 03/02/2014 – 22:46
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“Ada” e “Sipario”, il 7 i rinvii a giudizio

REGGIO CALABRIA Più di ottanta dei 113 imputati hanno chiesto il rito abbreviato, mentre hanno scelto tutti di sottomettersi alla mannaia del rinvio a giudizio i politici coinvolti nelle operazioni Ada e Sipario, le inchieste che hanno svelato i nomi e i volti degli addentellati politici e imprenditoriali del clan Iamonte a Melito. Bisognerà dunque attendere venerdì 7 febbraio per sapere se l’ex sindaco Gesualdo Costantino e il suo predecessore Giuseppe Iaria, in passato tre volte sindaco della città, dovranno affrontare il dibattimento. Per gli inquirenti, i due sono i massimi referenti politici della cosca Iamonte, scelti appositamente dal clan per curarne gli interessi in consiglio comunale e nella distribuzione degli appalti pubblici del Comune di Melito. Anzi «Costantino Gesualdo – scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia cautelare – è espressione della cosca Iamonte e l’azione amministrativa che egli, neo sindaco del comune di Melito di Porto Salvo, conduce è risultata essere improntata al clientelismo e tesa a tutelare gli interessi del sodalizio mafioso che, anche in occasione delle consultazione del 2012, ne ha appoggiato la candidatura e favorito l’elezione».
Con il supporto dei politici locali, il clan Iamonte – ha svelato l’inchiesta – avrebbe “ramazzato” commesse e appalti, vinceva gare su gare, anche grazie al supporto del responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Melito Porto Salvo, Francesco Maisano e dell’impiegato del medesimo ufficio, Domenico Giuseppe Imbalzano. Grazie a loro, per le imprese scelta dal clan non c’erano problemi burocratici, le autorizzazioni arrivavano in giornata, ogni certificato era «regolare» e autorizzato, non c’era allaccio – luce, acqua, gas – che non fosse in regola. Almeno sulla carta. E di questa condizione privilegiata – qualora il gup dovesse stabilire per loro il rinvio a giudizio – dovranno rispondere anche alcuni degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta come Antonio Crea, presidente del consiglio di amministrazione e preposto alla gestione tecnica della cooperativa sociale a responsabilità limitata Iside e reale dominus della cooperativa sociale a responsabilità limitata Horus, Francesco e Demetrio Caracciolo rispettivamente socio accomandante e socio accomandatario della De. Fra. Car Impianti. Insieme a loro, hanno scelto di sottomettersi alla decisione del gup Antonio Laganà altri 21 indagati accusati a vario titolo di associazione mafiosa, detenzione e traffico di armi da fuoco e sostanze stupefacenti. (0070)

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