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"Alta tensione 2", i silenzi della politica

REGGIO CALABRIA Conoscono la ‘ndrangheta per averne letto sui giornali, ma non hanno mai avuto esperienza o cognizione diretta della pressione che i clan sono in grado di esercitare. Sanno che una de…

Pubblicato il: 06/02/2014 – 8:22
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"Alta tensione 2", i silenzi della politica

REGGIO CALABRIA Conoscono la ‘ndrangheta per averne letto sui giornali, ma non hanno mai avuto esperienza o cognizione diretta della pressione che i clan sono in grado di esercitare. Sanno che una delle leve principali per raccogliere voti è la promessa di un qualsivoglia beneficio, ma non sono in grado di riferire episodi specifici. Nessuno ha un bacino elettorale di riferimento, ma tutti contano su un generalizzato e plebiscitario voto d’opinione. Sono tutti espressione di un’area politica che ha vissuto “momenti di fibrillazione”, ma chiamati a spiegarne i motivi o gli attori, nicchiano o non sono in grado di dare risposte precise.
Non è un’immagine esaltante del centrodestra reggino quella emersa ieri dal processo “Alta tensione 2”, dove – chiamati come testi a discarico del proprio assistito dagli avvocati Andrea Alvaro e Marco Gemelli – si sono avvicendati politici dai nomi noti e meno noti, come gli ex assessori Demetrio Berna e Amedeo Canale, l’ex consigliere Demetrio Martino e l’attuale presidente della Provincia, Giuseppe Raffa. E forse quest’ultimo – chiamato a riferire solo su Multiservizi e i presunti interventi per accelerare i pagamenti delle spettanze agli operai – è uno dei pochi che si salva dalla valanga di domande del pubblico ministero Stefano Musolino, cui sono arrivate, poche, imbarazzate risposte concrete. Convocati per spiegare le dinamiche politiche che hanno portato Plutino a trasformarsi da semisconosciuto consigliere di periferia a campione delle preferenze in città, come pure quelle che hanno retto i suoi rapporti con l’attuale segretario questore del consiglio regionale, Gianni Nucera, noti e meno noti esponenti del centrodestra reggino hanno obbligato il pm a sudare sette camicie prima di ottenere risposte concrete. Che solo in rari casi sono arrivate.
Si lascia strappare una parziale ammissione solo l’ex presidente di circoscrizione Pietro Canale che rispondendo alle domande di pm e avvocati, infine dice: «Credo che la crescita elettorale di Plutino sia dipesa anche dalla sua alleanza con Nucera». Un patto che in seguito si sarebbe rotto perché «Plutino si è avvicinato all’attuale governatore e credo abbia voluto affrancarsi. Credo che Scopelliti gli abbia chiesto di candidarsi con lui e lui abbia accettato» ammette  Canale, che però non sa dire se il cambio di casacca di Plutino corrispondesse alla promessa di un posto di prestigio nelle assemblee locali. Lettura radicalmente differente del divorzio tra i due la dà Demetrio Berna, secondo il quale la rottura fra Nucera e Plutino, si deve solo alla delusione che quest’ultimo avrebbe maturato a causa della mancata sponsorizzazione da parte del suo mentore per l’ingresso nel direttivo cittadino dell’allora nascente Pdl.
Nonostante fosse un pezzo da novanta del centrodestra, di accordi per la sostituzione di uno degli assessori all’epoca eletti in consiglio regionale non ha mai sentito parlare. E con candore afferma di non sapere nulla di clientele o di pressioni della ‘ndrangheta, ridotti al rango di voci diffuse nell’ambiente o notizie apprese dai media. Una canzone ripetuta in coro anche dagli altri politici che si avvicenderanno sul banco degli imputati, come l’ex assessore Canale che rispondendo a una domanda sul voto clientelare dichiarerà solennemente: «Per mia regola personale e mio stile di vita, mi disinteresso di cosa facessero gli altri candidati», mentre sulla ‘ndrangheta afferma: «Ho appreso dai media che le campagne elettorali sono state condizionate dalla ‘ndrangheta, ma solo dai media. Io non ne ho cognizione».
Non meno evasivo sarà l’ex presidente della circoscrizione di Gallina, Demetrio Marino, che nonostante la presenza  di un immobile di proprietà della cosca Ficara proprio nel centro del suo territorio di competenza, ad Aretina, affermerà:  «Non ho mai percepito la `ndrangheta sul territorio di Gallina, quello che so l`ho appreso dai giornali e dai mass media».
E accanto a tanto centrodestra, sono stati chiamati a testimoniare anche due esponenti del centrosinistra. Da Leo Pangallo, originario di San Giorgio extra, pm e avvocati hanno voluto sapere dettagli sulla competizione elettorale nell’agone politico del quartiere, ottenendo in cambio un quasi grottesco quadretto dei “tifosi” dei vari schieramenti appostati davanti ai seggi per tentare fino all’ultimo di strappare un voto.  Cosa abbia a che fare la ‘ndrangheta con la battaglia delle urne in quel quartiere non è in grado di dirlo, mentre il voto clientelare per lui è un fantasma che si nutre della comune fame di lavoro fra la gente comune. «Il 99% della gente durante la campagna elettorale chiede un posto per un figlio, un nipote. Io non sono mai stato in grado di promettere niente, ma quando chiedevo il voto mi è capitato spesso di sentirmi rispondere di no. Mi dicevano che si erano già impegnati ma senza specificare con chi o per cosa», afferma.  Questioni in parte poste anche all’attuale segretario cittadino del Pd, Seby Romeo, che non ha nascosto «la pressione della ‘ndrangheta sul quartiere di San Giorgio», ma – afferma – «direttamente non ne ho mai avuto riscontro». San Giorgio Extra – sottolinea – «è un quartiere abitato in larga parte da persone serene, ma ci sono anche presenze criminali». (0040)

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