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MEDIA E POTERE | La nostra solidarietà ad Orofino

Nelle pochissime giornate che ormai trascorre lontano dal suo bunker romano di piazza Campitelli, Peppe Scopelliti non ci pensa nemmeno a tentare di “governare” la Calabria. È in campagna elettorale…

Pubblicato il: 14/03/2014 – 17:09
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MEDIA E POTERE | La nostra solidarietà ad Orofino

Nelle pochissime giornate che ormai trascorre lontano dal suo bunker romano di piazza Campitelli, Peppe Scopelliti non ci pensa nemmeno a tentare di “governare” la Calabria. È in campagna elettorale, deve tentare disperatamente di prendere quell’aereo per Bruxelles, quindi raduna le truppe rimastegli fedeli, cerca di individuare gli “investimenti” da fare per aumentare la clientela, si affanna a cercare un sottopancia al quale dare in mano la reggenza della giunta regionale.  
I suoi discorsi sembrano ricalcare l’ultimo che Mussolini tenne al “Lirico” di Milano, cambia solo l’oggetto parossistico delle sue paranoie: la “perfida Albione” è incarnata dall’informazione. Non da tutta, solo una parte di questa e precisamente quella che non riceve i denari che generosamente (tanto vengono dalle tasche dei calabresi) lui mette a disposizione di chi alcune cose le nasconde, altre le manipola, altre ancora le inventa di sana pianta.
Certo, avesse la Regione Calabria – che tanto cambiamento e tanta trasparenza va predicando ipocritamente – adottato le nuove norme sull’anticorruzione e reso operativo il lavoro, imposto dalla legge, dei revisori dei conti, difficilmente potrebbe regalare soldi agli “amici” mettendo insieme salami e giornali stampati, televisioni locali e cartellonistica pubblicitaria. Ma visto che ancora è possibile disporre tranquillamente dei sempre più pochi soldi che stanno nelle casse regionali, lo si fa con disinvoltura perché tanto maggio è vicino e le elezioni europee pure.
Il dramma però (per Scopelliti) è che la pattuglia dei “giornalisti cialtroni” ultimamente invece di ridursi si è, addirittura, ingrossata. Qualcuno ha ritenuto di usare invece della carota il bastone e qualche bastonata ha costretto anche editori una volta ossequiosi a prendere atto che con alcuni poteri è difficile convivere. Pare di capire, ad esempio, che la gestione di Calabria Ora andava bene quando c’era da mandare a casa una schiera di cronisti incapaci di piegare la schiena ma non va più bene quando arriva un Luciano Regolo che non ti aspetti e  recupera il tempo che la sua redazione ha perso, prendendo atto di cosa è stato e, soprattutto, di cosa è il “modello Reggio”.
C’è nervosismo dentro i potentati che ammorbano la Calabria. Ed ecco scendere in campo gli schiaffeggiatori, pronti a impedire fisicamente al cronista Paolo Orofino di fare il suo lavoro. A Orofino va tutta la nostra più totale, completa e convinta solidarietà.
Sarebbe una terribile infezione per il potere e per i questuanti dell’informazione se la “disobbedienza civile” cominciasse a farsi largo nelle redazioni. Sarebbe mortale per certi meccanismi di assoggettamento dell’informazione se la parte sana del giornalismo calabrese cominciasse a prendere coscienza del fatto che i giornali saranno pure degli editori ma se i giornalisti non piegano la schiena difficilmente gli inciuci tra editoria e potere continueranno ad avere buon gioco.

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