CATANZAROPOLI | Sergio al bivio
Sta per commettere un errore politicamente mortale Sergio Abramo. Sta cedendo nuovamente alle pressioni del suo peggior partenariato politico. A caldo ha detto alcune cose, adesso pare si stia muoven…

Sta per commettere un errore politicamente mortale Sergio Abramo. Sta cedendo nuovamente alle pressioni del suo peggior partenariato politico.
A caldo ha detto alcune cose, adesso pare si stia muovendo in una logica diversa, recitando un compitino che i vecchi manovratori hanno scritto e del quale già era possibile leggere la traccia dalla lettura della Gazzetta del Sud che finalmente ha deciso di occuparsi di Catanzaropoli: «Squassata dalle indagini e dagli scandali, la politica serra i ranghi e si ricompatta per resistere alla bufera».
A generare questo timore sono alcune frasi del sindaco che hanno come filo conduttore lo stesso stantio concetto: dobbiamo difendere la città. Intanto chiariamo: chi ha offeso l`onore della città? La Procura della Repubblica con le sue inchieste? La Digos con le sue indagini? I giornalisti che (non tutti, non subito e non completamente) hanno informato i cittadini?
Rifletta un attimo Sergio Abramo e ci segua nel ragionamento e nel breve racconto che offriamo alla sua riflessione. Gessica T. è una studentessa di 21 anni. È nata e vive a Catanzaro che considera la sua città e della quale è, anche e nonostante tutto, innamorata. La mattina del 16 gennaio 2013 Gessica viene convocata dagli agenti della Digos che con garbo le sottopongono un elenco di firme, quelle messe a compendio della presentazione della “lista numero 7. Per Catanzaro”. Poi le chiedono: «Riconosce come sua la firma che le abbiamo mostrato?». Gessica risponde: «No! Non la riconosco perché non è la mia». Gli agenti insistono: «Ne è proprio sicura?». «Sì, assolutamente, non è la mia firma». Verbale chiuso, gli agenti vanno via dopo avere ammonito Gessica sul fatto che di quell`interrogatorio non deve riferire ad alcuno, pena la violazione del segreto istruttorio. Gessica resta con la sua rabbia e le sue perplessità. Si sente derubata e violentata nella sua dignità di donna, di studentessa e di catanzarese. Qualcuno ha deciso e firmato per lei.
La stessa esperienza, negli stessi giorni, viene vissuta da almeno duecento cittadini catanzaresi.
Caro Sergio Abramo, il problema non sono solo le multe e non sono gli assessori che vanno a puttane senza pagare. Il problema sono incarichi affidati sulla base di accordi personali e clientelari; sono i concorsi pubblici bloccati perché non si trova l`accordo sulla spartizione dei “vincitori”; il problema è la lottizzazione selvaggia che si vuole fare a Giovino; il problema sono i tentativi di influire nella gestione delle mense scolastiche. E poi c`è il problema di Gessica T., che comincia a pensare che forse è meglio programmare un futuro lontano da una Catanzaro che non sente più come “sua”.
Non puoi cavartela con una timida e timorosa scelta di azzeramento della giunta, peraltro motivata non con lo scandalo che incombe sulla tua amministrazione comunale, bensì con la necessità di coinvolgere nell`esecutivo l`Udc. Né puoi parlare genericamente di «articoli sui giornali», affidando il tuo sfogo a qualche “padre premuroso” che al tuo rimpasto di giunta è tutt`altro che disinteressato. Così come non puoi ricorrere a frasi del tipo «accade anche in altre città», oppure «alcune mele marce non possono guastare tutto», «si tratta di singoli personaggi dai quale prendo le distanze». La legge assegna al sindaco, e solo al sindaco, la scelta degli assessori. Lui li nomina e lui li revoca, se poi se li lascia imporre da altri è una colpa sua non una scusa per autoassolversi.
Chi dirige un giornale, forse Abramo non lo sa, è chiamato da una legge anticostituzionale a rispondere non solo di quello che scrive lui ma anche di quello che scrivono gli altri. Risponde di “omesso controllo”, se un suo cronista incorre in un reato di diffamazione. Ritiene davvero che chi ha in mano le sorti di una città capoluogo possa esimersi dal rispondere degli assessori che sceglie?
Le indagini faranno il proprio corso e anche i processi avranno il loro sviluppo. La politica però non dipende dai tempi e dalle conclusioni della magistratura.
Fuor di metafora.
C`è una sola strada che può condurre Sergio Abramo fuori dall`abbraccio mortale con quella politica che ha tolto l`onore alla sua amministrazione. È una strada dura e anche impopolare ma forse è anche quella che potrà dividere veramente il marcio dal pulito ed evitare il rischio che anche quegli amministratori perbene che vivono e operano a Catanzaro finiscano per vedere la loro immagine assimilata a faccendieri, puttanieri e manigoldi.
Non perda altro tempo e intanto convochi una seduta straordinaria del consiglio comunale. In quella sede faccia un rapporto alla sua città, dica ai suoi concittadini cosa è successo e come è potuto succedere, chieda scusa a chi, anche per colpe non sue, ha avuto direttamente o indirettamente un danno da dipendenti e amministratori infedeli.
Renda credibile tutto questo accompagnandolo all`insediamento di una commissione d`inchiesta “esterna” all`amministrazione, che valuti l`operato di settori delicati dell`amministrazione comunale: Polizia municipale; Ufficio Anagrafe; Area servizi tecnici. Ovviamente previa sospensione cautelativa di quanti nelle intercettazioni, ambientali e telefoniche, si autodenunciano confessando amabilmente di essere venuti meno ai loro doveri per aderire ai desiderata dell`assessore o del barone politico di turno.
Infine approvi un documento ufficiale attraverso il quale la città esprime gratitudine ai magistrati insultati e agli agenti della Digos vilipesi.
Certo, per mettersi su questa strada occorre essere veramente uomini liberi e non dover temere condizionamento o ricatto alcuno, ma non è detto che percorrendo questa strada non si arrivi anche ad averne un forte ritorno in termini di consenso. (0020)