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CATANZAROPOLI | Le dimissioni di Traversa e la città delle lobby

CATANZARO Allo scandalo di “Catanzaropoli”, Filippo Veltri ha dedicato un suo editoriale per il Quotidiano della Calabria. Un`analisi impietosa, quella prodotta da Veltri, assolutamente condivisibile…

Pubblicato il: 20/03/2014 – 6:38
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CATANZAROPOLI | Le dimissioni di Traversa e la città delle lobby

CATANZARO Allo scandalo di “Catanzaropoli”, Filippo Veltri ha dedicato un suo editoriale per il Quotidiano della Calabria. Un`analisi impietosa, quella prodotta da Veltri, assolutamente condivisibile in ogni suo articolato e coraggioso passaggio, soprattutto quando punta l`indice sulla «complicità e i silenzi di quella borghesia professionale e imprenditoriale della città, che ha venduto ai propri interessi le sorti di una città intera, ordendo una rete di cointeressenza con personaggi divenuti addirittura i leader pubblici ma di infimo valore sotto tutti i punti di vista, e finendo con il creare un coacervo politico-imprenditoriale che domina su affari pubblici e privati».
Ma non è per rendere pubblici i nostri complimenti a Veltri (lo avremmo fatto in privato) quanto per attualizzare una considerazione contenuta nel suo citato editoriale. Scrive Veltri: «Non sarebbe male che si riaprisse il dubbio mai sciolto sui reali motivi che portarono alle dimissioni due anni fa di Michele Traversa da sindaco. Si disse che le troppe pressioni indebite sul suo operato avevano indotto Traversa ad andarsene. Ma tutto è rimasto sempre nell`ombra tra il detto e il non detto».
Anche qui, analisi giusta ma che serve solo ad aumentare le responsabilità politiche di chi è venuto dopo Traversa.
In quei giorni, mentre tutti erano impegnati a dare del “traditore” a Traversa e mentre gli stessi giornali che oggi “scoprono” Catanzaropoli, facendo finta di non sapere che molti giornalisti, o sedicenti tali, erano e rimangono pezzi di quel sistema chi per via del marito, chi per il figlio e chi per… se stesso, il Corriere della Calabria andava in “direzione ostinata e contraria”. Carta canta: la nostra copertina per il numero andato in edicola il 23 dicembre 2011 la trovate a compendio di questo articolo. Dicevamo con chiarezza che Traversa aveva stravinto ma non voleva pagare dazio alle lobby ed ai potentati che lo avevano votato. Si era ritrovato per questo al centro di un tiro incrociato proveniente dallo stesso centrodestra. Rileggiamo quel che scrivemmo all`epoca sotto un eloquente titolo: “Gli affari torbidi a Catanzaro e le sponde nel Palazzo. Una verità nota ma tenuta nascosta. Ecco che cosa c’è dietro le dimissioni del sindaco”.
E ancora: “Dopo le pesanti accuse di 5 anni fa, il leader della destra catanzarese si era convinto di poter tenere testa ai poteri forti della città. Ma si sbagliava”. Nel merito scrivevamo che ad assediare il sindaco Traversa erano i capipopolo che reclamavano «maggiore visibilità». I mal di pancia mai sopiti per gli incarichi in giunta, con la scelta di affidare l’ambito assessorato all’Urbanistica al vicesindaco Maria Grazia Caporale. Traversa ha tenuto duro, anche quando “l’alleato” Sergio Abramo, da presidente della Sorical, gli ha tagliato l’acqua. Ha mantenuto la barra anche quando, con la città invasa dai rifiuti, ha ricevuto silenzio dalla massima autorità regionale. Il peso delle lobby alla fine è stato insopportabile. Le dimissioni devono essere sembrate l’unico modo per sottrarre il capoluogo a quello che cinque anni fa lui stesso aveva definito «il comitato d’affari». L’uomo forte della destra catanzarese si era convinto di riuscire a tenere testa ai suoi alleati. Non ce l’ha fatta. È questo il suo fallimento. Perché dopo aver contribuito alla sua affermazione come sindaco, i colonnelli del Pdl hanno preteso (e in seguito imposto) un controllo via via crescente sull’attività della giunta. Non c’è scelta dove i vari Mimmo Tallini, Piero Aiello, Sergio Abramo e Vincenzo Speziali non abbiamo esercitato la loro “influenza”. Un pressing sotterraneo ma continuo. Capace di logorare anche un tipo dalla tempra forte come Traversa, con un passato di primo piano nella storia della destra calabrese.
Il nostro Gaetano Mazzuca, in quel numero scriveva ancora: «Il sindaco (ormai ex) comincia a maturare la convinzione di aver fatto la scelta sbagliata accettando la candidatura a sindaco del capoluogo calabrese. Monta dentro se stesso la consapevolezza di non poter incidere in maniera forte sul destino della città. Le ristrettezze economiche in cui è costretto a operare il Comune ma soprattutto la logica dei poteri forti rappresentano ostacoli insormontabili, che impediscono ogni più semplice attività». E cita un episodio preciso quanto illuminante: «L’ultimo, il 30 novembre scorso quando ha disertato la seduta del consiglio comunale. Un’assenza non casuale. Quel giorno in aula approdava una pratica delicata: il cambio di destinazione d’uso di un terreno a Germaneto. Quel provvedimento, che solo poche settimane prima era passato all’attenzione della commissione Urbanistica, aveva fatto salire la temperatura tra i corridoi di Palazzo De Nobili. Una dettagliata lettera (apocrifa?) lasciava intravedere inquietanti scenari dietro quel cambio di destinazione. Si trattava di un terreno rientrante nell’area Pip di Germaneto. Sarebbe dovuto nascere un insediamento produttivo, ma il suo proprietario, il re della grande distribuzione Floriano Noto, aveva chiesto una trasformazione per realizzarci un albergo. Nella riunione di giunta prima del consiglio la pratica era stata al centro di un lungo dibattito. I dubbi, però, erano stati spazzati via dalla ferma volontà della maggioranza di portare subito la pratica in consiglio. E così è stato. Il 30 novembre la richiesta di cambio di destinazione d’uso è arrivata in aula. Voto unanime del centrodestra nonostante l’assenza del sindaco rimasto a Roma».
Caro Filippo, era già tutto previsto. E comunque c`è un dato di fatto: quelle porte della giunta comunale che vennero sbarrate da Michele Traversa, Sergio Abramo è stato costretto a riaprirle e Pietro Aiello, che oggi fa il senatore della Repubblica e su “Catanzaropoli” mantiene un assoluto silenzio, ha piazzato i suoi uomini dove e come ha voluto. Da Massimo Lomonaco a Stefania Lo Giudice, per citare solo quelli che siedono in giunta. Ed è a lui che fanno riferimento i suoi capataz di Palazzo De Nobili quando si tratta di pilotare nomine e reclamare posti nei concorsi; quando si deve discutere della lottizzazione di Giovino e quando si tenta di sistemare forniture negli enti subcomunali.
Adesso Sergio Abramo ritiene che le carte si mettono a posto pontificando sui cittadini che buttano le carte e non raccolgono le cacche dei loro cani. Ritiene che il “giustificazionismo” deve avere il sopravvento sulla cruda analisi del malcostume politico. Pensa che azzerare la giunta sia una soluzione, non un dovere. Così facendo si spinge ogni giorno di più verso il centro della palude fino a smarrire anche la logica. A meno che quella di smarrire la logica non sia una nuova disperata, e disperante, strategia per arrivare a mantenere gli attuali assetti di potere che condizionano la vita amministrativa di Catanzaro e che non possono andare in crisi proprio in un periodo pre-elettorale come quello che ci apprestiamo a vivere. Ma con tutto questo il buon nome, l`onorabilità e gli interessi di Catanzaro non hanno nulla a che spartire. (0020)


La copertina del numero dedicato alle dimissioni di Traversa
“Decide il comitato” – prima parte
“Decide il comitato” – seconda parte
“Decide il comitato” – terza parte
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