Il Ddl "azzera Province" e quei regali alla Calabria
CATANZARO Esultano i piccoli Comuni dopo il varo del ddl “azzera Province”. Un provvedimento che interesserà molto da vicino la nostra regione. Nelle nuove norme – che diventerebbero operative, se il…

CATANZARO Esultano i piccoli Comuni dopo il varo del ddl “azzera Province”. Un provvedimento che interesserà molto da vicino la nostra regione. Nelle nuove norme – che diventerebbero operative, se il provvedimento dovesse passare anche alla Camera, già prima della prossima tornata elettorale di maggio – prevedono infatti molti vantaggi per le amministrazioni dei piccoli centri. Ad iniziare dal ripristino della possibilità, per i Comuni al di sotto dei tremila abitanti, di avere due assessori e 10 consiglieri. Una possibilità che, dopo la manovra del governo Berlusconi del 2011, non era più consentita: fino ad ora, infatti, questa eventualità scattava solo per i centri con una popolazione compresa tra mille e tremila abitanti. Inoltre viene introdotto il diritto per i sindaci dei piccoli centri – fino a tremila residenti – di essere eletti oltre i due mandati attualmente consentiti. Una manna per quanti gestiscono in perfetta egemonia la miriade di comuni che caratterizzano la geografia politica della nostra regione. E le concessioni a favore delle amministrazioni locali non finiscono qui. Il provvedimento che – secondo le intenzioni dell`esecutivo dovrebbe divenire legge entro il 25 maggio – consentirà ai primi cittadini di rivestire il doppio incarico – sindaco e parlamentare – purché il comune non superi i 15mila abitanti. Oggi questa possibilità era riservata solo alle località più piccole (entro i 5mila residenti). Una scelta, questa decisa dal governo e già passata al Senato, che aprirà le porte del Parlamento a tanti, tantissimi sindaci calabresi, visto che il numero di centri con una popolazione superiore ai 15mila abitanti è veramente risicato. L`unica norma che riguarda specificatamente la Calabria – cioè quella della città metropolitana di Reggio – suona come pleonastica: prevede il rispetto degli equilibri di finanza pubblica e gli obiettivi del patto di stabilità. Aspetti già ampiamente previsti nelle normative nazionali. (0090)