E Scopelliti offende l`Antimafia
REGGIO CALABRIA Chi aveva immaginato un corteo numeroso scortare in massa gli uomini più in vista del Nuovo Centrodestra calabrese e no per il corso cittadino, fino al palco di piazza Duomo, è rimast…

REGGIO CALABRIA Chi aveva immaginato un corteo numeroso scortare in massa gli uomini più in vista del Nuovo Centrodestra calabrese e no per il corso cittadino, fino al palco di piazza Duomo, è rimasto deluso. Più banalmente, il governatore “dimissionario” Giuseppe Scopelliti, il ministro Maurizio Lupi, e i capogruppo alla Camera e al Senato, Nunzia De Girolamo e Maurizio Sacconi – che con il loro ritardo rischiano di far saltare i nervi tesi di Scopelliti e dello staff ancor prima che la manifestazione inizi – arrivano nel retropalco sulle blindate di prammatica. Il coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello non c’è, troppo impegnato a Roma con i preparativi dell’assemblea fondativa del partito prevista dall’11 al 13 aprile ma – dice Scopelliti dal palco – ha mandato un «caloroso messaggio» per benedire l’iniziativa. Un battesimo ufficiale che forse ha o sta impegnando anche il senatore Renato Schifani – il cui nome era scappato al governatore anche se non è mai apparso nelle convocazioni ufficiali della manifestazione – e la senatrice Dorina Bianchi, anche lei rimasta nella capitale «per questioni di partito». Sul palco, ci sono invece tanti volti noti della giunta regionale, dall’ex sindaco “sciolto” per mafia Demi Arena alla vice presidente Antonella Stasi, più una pletora di personaggi più o meno in vista del Nuovo centrodestra reggino. La piazza non straripa, ma man mano si è riempita. Ci sono i crotonesi, Lamezia si fa sentire, Gioia Tauro risponde con uno striscione che inneggia alla «maglietta bagnata» evocata da Scopelliti all’indomani della condanna a sei anni di reclusione per falso in atto pubblico e abuso d’ufficio rimediata in primo grado al processo Fallara, mentre i reggini sembrano assieparsi in fondo, quasi confusi tra il passeggio del pomeriggio che sul corso principale continua indisturbato. «Il colpo d’occhio è sufficiente» commentano dallo staff del governatore, mentre risponde alle domande dei giornalisti nel retropalco. E ad almeno un’ora dall’orario ufficiale di inizio, la manifestazione “la Calabria prima di tutto” può cominciare.
SUPPORTER ISTITUZIONALI
Tocca al senatore Tonino Gentile rompere il ghiaccio, arringando la folla al grido di «Scopelliti, la tua gente è con te». Dopo il palco è tutto per i due capogruppo dell’Ncd. Nonostante entrambi si concentrino più sugli equilibrismi di governo del Nuovo centrodestra che sui guai giudiziari del collega di partito, un passaggio su Scopelliti – per entrambi – è d’obbligo. «La mia presenza qui è una testimonianza alla Calabria e al Sud di vicinanza del nostro partito, del governo e anche delle Camere. Ovviamente è un Sud che ha bisogno di risposte, che attende da decenni equità e giustizia, che purtroppo sono temi che sono stati abbandonati dalle agende di governo da troppo tempo. Dobbiamo dare alle famiglie risposte concrete con un pacchetto di misure immediate», commenta l’ex ministro del governo Letta, appena terminato il suo intervento. Certo – le si fa notare – proprio le famiglie, quelle reggine in special modo, sono quelle che oggi stanno pagando i guasti creati dall’amministrazione guidata da Peppe Scopelliti. «Ovviamente – risponde la de Girolamo – io ho grande rispetto delle pronunce della magistratura, ma di solito commento le sentenze quando arrivano in Cassazione, dopo i tre gradi di giudizio, che consentono a un giudice di essere giudicato da un altro giudice. Io auguro a Scopelliti di dimostrare la sua innocenza e soprattutto di aver agito correttamente. Trovo nobile che lui si sia dimesso perché penso sia un segnale concreto di rispetto per le istituzioni».
Meno diplomatico è il suo omologo a Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro, della Salute e delle politiche sociali, che dopo aver magnificato gli interventi di Scopelliti quale commissario ad acta alla sanità, tuona: «Credo che il tempo sia galantuomo, ma non lo sarà per i calabresi che hanno visto interrompere un percorso di governo. Come ha dimostrato ieri la Cassazione assolvendo Peppe Scopelliti per la vicenda Longhi Bovetto, perché manifestamente innocente, perché il fatto che lo vedeva imputato non sussisteva, così io credo che si concluderà questa vicenda, ma nel frattempo si producono danni nei confronti di terzi che sono incolpevoli e di lui stesso. Ma noi prendiamo questa sera un impegno perché questi danni non si prolunghino e c’è un solo modo, quello di proseguire la strada che Peppe Scopelliti ha tracciato».
LUPI E IL GIALLO DELLA CANDIDATURA
Così conclude l’ex ministro, lasciando spazio a chi un Dicastero lo detiene tuttora nel governo Renzi, quel Maurizio Lupi che ancor prima di salire sul palco aveva gelato molti dei supporter del governatore, che credono o sperano in una corsa di Peppe alle europee: «Dovrà decidere Scopelliti se candidarsi o meno. Se ci chiederà la candidatura, personalmente non vedo alcun tipo di problema, è una delle persone più autorevoli non solo della Calabria, ma di tutto il Paese, ma non abbiamo ancora parlato di queste cose. Dopo l’assemblea fondativa del partito, affronteremo la questione delle liste», dice secco il titolare di una deleghe ministeriali più delicate, soprattutto in Calabria: quella alle infrastrutture. Sul punto, a margine Scopelliti non scioglie la riserva e prosegue nel mantra «Io voglio prima di tutto chiudere questa fase e viverla con grande spensieratezza e serenità perché voglio uscire come sempre nella mia vita, e il mio maestro di sport mi ha insegnato, con la maglietta bagnata, avendo dato tutto se stesso. Poi nei prossimi giorni vedremo quali saranno le condizioni, quale sarà lo stato d’animo. Questo è quello che ho detto a tutto il gruppo dirigente che mi ha spinto e mi ha stimolato a fare eventualmente questo passo».
E Strasburgo rimane tabù anche nell’intervento dal palco di Lupi, che preferisce concentrarsi sull’operato del suo ministero. Un tasto dolente per i calabresi, spesso paralizzati dalle eterne incompiute, che però per il ministro tali non sono: «La Salerno-Reggio Calabria per anni è stata simbolo di inefficienza, ma se oggi si percorre si nota che è stata realizzata una nuova autostrada. Nel Def abbiamo approvato uno stanziamento di 360 milioni di euro per la conclusione di un altro snodo, ma non si possono negare le grandi opere, i viadotti che sono stati fatti. Tutti risultati che per Lupi sono stati raggiunti anche grazie all’impegno di Peppe Scopelliti, che si sarebbe speso anche per «un porto di eccellenza come Gioia Tauro», come sugli «aeroporti calabresi, che non si possono più considerare singolarmente ma devono essere considerati sistema». «Ci siamo impegnati con Peppe per realizzare un percorso con un obiettivo: fare la Calabria più grande di prima, fare l’Italia più grande di prima grazie a uomini come Scopelliti».
PEPPE LA COLOMBA
E il Peppe tanto evocato, alla fine guadagna il microfono. Ci prova – si vede – a tenere un profilo basso, a non alzare troppo i toni. Si vuole mostrare uomo delle istituzioni, uno che «è stato eletto dal popolo quindi quando contro di lui viene pronunciata una sentenza in nome del popolo italiano fa un passo indietro. Perché questo – afferma – vuol dire fare politica con la “p” maiuscola. E diciamolo che in questo Paese si sono dimesse solo tre persone: Scopelliti, Nunzia De Girolamo, che non era neanche indagata, e Tonino Gentile. Questo perché se qualcuno dice che abbiamo sbagliato dobbiamo fare un passo indietro». Forte anche della sentenza di assoluzione per la discarica di Longhi Bovetto che a suo dire dimosta che «un sindaco non può essere condannato per il percolato, perché deve essere condannato il dirigente che ha sbagliato», dimentica gli attacchi ai magistrati, quanto meno frontali e i commenti velenosi sulle capacità cognitive dei pm che nell’immediatezza della sentenza di condanna si era lasciato sfuggire. Ma alla fine è più forte di lui, proprio non
ce la fa. Fra una citazione nostalgica dei tempi dei “Boia chi molla” e la rivendicazione dei risultati raggiunti al Tavolo Massicci e con «enti subregionali Afor, Arssa e Ferrovie della Calabria che possono essere rilanciate perché noi abbiamo risanato i conti», Scopelliti sferra l’attacco.
Non solo contro il centrosinistra cui dedica un paio di passaggi al vetriolo. E se a Magorno, nuovo leader di un «centrosinistra non pervenuto», manda a dire: «mentre rilascia dichiarazioni sull`antimafia, vorrei chiedergli cosa ha fatto quando era sindaco di Diamante per combatterla»; sul ministro Lanzetta «che si presenta con gli stivali da Napolitano per firmare l’incarico» torna a pestare sul medesimo tasto già in precedenza pubblicamente toccato: «Io sono sotto processo perchè avrei truccato i bilanci, anche se la Corte dei conti non ha dichiarato il dissesto per il Comune di Reggio. Quello che è in dissesto invece è il Comune di Monasterace il cui sindaco oggi è ministro della Repubblica. È questo lo scandalo. Se la legge è uguale per tutti anche gli esponenti di centrosinistra dovrebbero prendere atto di determinati fallimenti ed andare a casa». Un passaggio che però non prende troppo tempo al governatore. Come ormai di consueto, Scopelliti preferisce concentrarsi su nemici ai più invisibili, le ormai consuete «mafie e lobby» su cui più volte ha annunciato rivelazioni. «L’idea di difendere gli interessi dei calabresi non è piaciuta agli affaristi e alle lobby. Ma queste pressioni, la bomba in Comune nel 2004, le lettere, le buste con la polvere, l’Anonymus calabrese, non americano, calabrese, non mi hanno portato a fare un passo indietro. Io non ho paura della mafia di quella che sta nelle strade, come di quella che sta nei palazzi. La mafia non è quella con la coppola e il fucile, è quella dei colletti bianchi che in imperversano in questa città».
ATTACCO ALL’ANTIMAFIA
E deve aver cambiato idea sull’operato della Commissione antimafia, salutata nel corso della sua missione a Reggio con un comunicato astioso che aveva messo non poco in imbarazzo i membri di Ncd in commissione, se è vero che oggi a gran voce e con allusioni da trivio, ha chiesto a gran voce una convocazione alla presidente Bindi. «Aveva promesso che avrebbe convocato me e Demi Arena, ma quando Dorina Bianchi e Rosanna Scopelliti l`hanno proposto, ha detto che sarebbe stato inopportuno. Forse la Bindi ha paura che io possa dire cose che riguardano anche il suo partito. La Commissione antimafia quando era in visita a Reggio Calabria ha audito associazioni manifestatamente di sinistra, ha audito persone cui vengono dedicate tre pagine nella relazione di accesso al Comune e non noi. Bindi, ci devi convocare». Di cosa vorrebbe parlare, Scopelliti lo dice subito, ma nel dettaglio non scende: «Convocaci, Bindi. Ti potremmo spiegare delle mafie e delle lobby che da trent`anni hanno cercato di mettere le mani sulla mia città». Ma l`affondo livoroso contro i vertici dell`organismo parlamentare antimafia, non si limita ai vertici della Commissione: «Cara Bindi, tu che di mafia non capisci niente, ci devi ascoltare. Come nulla capisce il tuo vice che si chiama Fava ed è Fava di nome e di fatto. Lui conosce bene la Sicilia, ma quando parla di Calabria deve evitare di dire cose che non conosce e non capisce. Se ascoltasse noi forse avrebbe maggiore contezza».
«SEMPRE LA STESSA DOMANDA»
Scopelliti spiega: «Sono cose che preferirei raccontare in Commissione antimafia, anzi che dovremmo raccontare sia io sia Arena, così Rosy bindi potrebbe cominciare a comprendere qualcosa di alcuni meccanismi perversi che esistono in questi nostri territori, sarebbe un contributo che daremmo non soltanto alla nostra terra, ma al Paese intero». Un contributo – gli si fa notare che, a quanto pare, i reggini – quanto meno per adesso – non sono abilitati a sapere o non hanno il diritto di conoscere. «I reggini lo sapranno, stia tranquilla, gliel’ho già detto l’altra volta quando mi ha fatto la stessa domanda. Lei deve stare tranquilla, serena, non dovete neanche preoccuparvi poi tantissimo, perché le cose le dirò e quando le dirò, sicuramente avranno degli obiettivi ben precisi. Qualcuno avrà sicuramente di che temere, ma saranno verità documentate. Non saranno le falsità che tante volte qualcuno ha scritto».
E alla stessa domanda, arriva sempre la stessa non risposta. (0040)