Madre e figlia ridotte in schiavitù
REGGIO CALABRIA «Quando siamo entrati in casa delle due donne il frigorifero e la dispensa erano totalmente vuoti, abbiamo trovato solo tre pacchi di pasta, mezza bottiglia di olio e mezza cipolla. N…

REGGIO CALABRIA «Quando siamo entrati in casa delle due donne il frigorifero e la dispensa erano totalmente vuoti, abbiamo trovato solo tre pacchi di pasta, mezza bottiglia di olio e mezza cipolla. Non avendo più soldi per pagare le bollette erano morose, quindi tanto la corrente elettrica come il gas erano stati tagliati». Sceglie immagini forti ma estremamente concrete il maggiore Pantaleone Grimaldi per spiegare l’estremo stato di indigenza e povertà in cui erano state ridotte due donne, madre e figlia, della periferia nord di Reggio Calabria. A costringerle letteralmente alla fame, il trentanovenne Massimo Idone, che «da febbraio a ottobre – spiega il maggiore Grimaldi – ha costretto le due donne, a consegnargli regolarmente tutta la pensione, ma si è anche appropriato di un televisore Led e di un lampadario. Non hanno potuto fare neanche le visite mediche di cui entrambe hanno regolarmente bisogno e in un caso, nonostante l’evidente malore di una delle due, ha vietato loro di chiamare il 118». Eppure, quello che per le due vittime è diventato un vero e proprio “carceriere” era un uomo conosciuto, che faceva parte della cerchia dei conoscenti delle due, che rimaste sole, sono state letteralmente soggiogate dall’uomo che inizialmente sembrava essersi avvicinato alla ragazza, affetta da disturbi psichici, per intraprendere una relazione. In realtà aveva solo identificato delle vittime. Per manovrarle a proprio piacimento e convincerle a consegnargli regolarmente i mille euro di reversibilità che la donna percepiva, Idone aveva raccontato loro che una delle due era sottoposta a procedimento penale, dunque quel fiume di denaro serviva per pagare le spese legali. E per terrorizzare ulteriormente le due donne, le aveva convinte di avere la casa infestata di cimici, microspie e telecamere che si attivavano ogni volta che veniva accesa la televisione. Bugie che gli erano servite per rendere le donne totalmente succubi e oggi gli sono costate l’accusa di riduzione in schiavitù e atti persecutori. Sono stati i carabinieri – riferisce il maggiore Grimaldi – ad accorgersi che c’era qualcosa di strano nel comportamento delle due donne, sempre più smagrite e praticamente sparite dalla pubblica via. In ottobre, alcuni militari si sono appostati davanti all`ufficio postale dove la donna incassava la pensione di reversibilità del marito e hanno avuto modo di sorprendere Idone che, dopo essersi avvicinato a bordo di uno scooter, si è appartato con lei. Tra i due c`è stato uno scambio di denaro, mille euro. Uno scambio che ha fatto comprendere ai militari che lì c’era qualcosa di strano. Ma solo quando sono riusciti ad avvicinare le vittime, la madre è finalmente crollata, rivelando loro l’incubo che con la figlia stava vivendo. Da febbraio a ottobre – ha confessato la donna – non uscivano più di casa. Non potevano telefonare e gli era preclusa anche la possibilità di essere curate malgrado la donna, di 54 anni, fosse diabetica e con seri problemi ad un occhio e la figlia soffrisse di problemi psichici molto seri. «Il nostro – sottolinea il maggiore Grimaldi – anche per il gip è stato un intervento provvidenziale e liberatore per le due donne che versavano in una condizione di disagio psico-fisico profonda». (0050)