Col pancione facendosi strada tra i pellegrini. Francesca sarà mamma tra un mese e porta la sua gravidanza con fede e devozione fino al Papa argentino, nella speranza che le mani del pontefice ne benedicano il frutto atteso. Non le riuscirà, perché quando Bergoglio passa sull’auto bianca e scoperta, sono decine le mani che si protendono per toccarlo, almeno sfiorarlo un poco e le sue resteranno troppo distanti. Tuttavia l’ormai prossima mamma è soddisfatta lo stesso annunciando, forse senza eccessiva fantasia, che il bambino si chiamerà Mario Francesco. Il primo nome è del nonno, perché in Calabria certe tradizioni non si possono tradire, ma il secondo è in onore del Papa passato così vicino e restando tuttavia intoccabile.
Per i cento che ci hanno provato a toccare Francesco, che come dice senza sosta il coretto dei bimbi della scuola media di Lauropoli “è uno di noi”, ce ne sono parecchi che invece quelle mani desiderate le hanno strette. Ed è poco dopo che scatta il comportamento pavloviano per il quale occorre comunicarlo al mondo. Almeno al piccolo mondo dei conoscenti. «L’ho toccato», grida letteralmente una signora parlando al cellulare con una forse invidiosa parente. Ma un momento così fugace e tuttavia intenso come deve essere lo sfioramento dell’uomo di Dio va condiviso con generosità, per questo la stessa signora rassicura la sua interlocutrice telefonica dicendole che «t’ho pensata, stai tranquilla».
Questa sera in moltissimi avranno di che raccontare, ma più di tutti la mamma del piccolissimo Riccardo, il bambino che Papa Francesco ha preso in braccio. Era un gesto atteso, perché rigorosamente previsto nell’iconografia di un Pontefice. Per ogni Papa in visita fuori le mura vaticane c’è un bambino da baciare e oggi sul suo cammino calabrese Papa Francesco ne ha trovato uno.
Michele Giacomantonio
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