REGGIO CALABRIA Nessun inasprimento di pena, né nuove e più dure sanzioni, ma è solo una conferma delle condanne inflitte in primo grado quella decisa dalla Corte d’appello per gli imputati del processo Cavalleria, che alla sbarra ha visto i presunti esponenti della cosca Mazzaferro accusati di gestire il traffico e lo spaccio di droga nel rione Cavalleria di Marina di Gioiosa Jonica.
Un impianto accusatorio che non aveva passato indenne lo scoglio del primo grado, al termine del quale il gup Vincenzo Pedone non aveva accolto le dure richieste di pena avanzate dal pm Tedesco, assolvendo invece con formula ampia Salvatore Agostino e comminando agli altri imputati pene da un massimo di 4 anni e 4 mesi di reclusione a 2 anni e due mesi.
Una sentenza confermata dalla Corte d’appello che ha mantenuto inalterate le pene inflitte agli imputati. Dovrà scontare quattro anni e quattro mesi ed è stato condannato a pagare 8mila euro di multa Alessandro Agostino, mentre è di quattro anni e 7.600 mila euro di multa la pena a Salvatore Panetta. Tre anni e sei mesi dovranno scontare, per il gup Pedone, Giuseppe Lombardo e Cosimo Damiano Celestino, condannati anche a una multa di 7mila euro, mentre a Domenico Commisso è stata inflitta una pena di tre anni e quattro mesi di reclusione, più 6.800 euro di multa. Per Giuseppe De Velli, detto Caracolo, il giudice ha stabilito una condanna a tre anni e due mesi di reclusione e 8.400 euro di multa, mentre Francesco Commisso dovrà scontare 3 anni di reclusione e 7.200 euro di multa.
Due anni e dieci mesi e 6mila euro di multa vanno invece a Giuseppe Agostino, due anni e otto mesi di reclusione e seimila euro di multa al quarantacinquenne Francesco Agostino e due anni e otto mesi a Giorgio Busbani. Condannata anche l’unica donna imputata, Isabella Zannino, cui i giudici hanno inflitto due anni e due mesi di reclusione.
Tutti quanti erano finiti in manette il 7 novembre 2011, al termine di un’operazione della guardia di finanza al rione Cavalleria di Marina di Gioiosa Jonica. Un vero e proprio market della droga, per gli inquirenti controllato dalla cosca Mazzaferro, che nell’ipotesi investigativa non era solo un punto di riferimento per i tossicodipendenti della zona, ma anche un centro propulsore dei traffici gestiti dal clan verso la Piana di Gioia Tauro, Reggio, Frascati e Monteporzio Catone, in provincia di Roma.
a. c.
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