REGGIO CALABRIA Prima udienza di fronte alla Corte d’appello di Reggio Calabria per il procedimento che vede l’ex numero due della Dna, Alberto Cisterna, accusato di calunnia nei confronti del capo della squadra mobile di Torino, Luigi Silipo. Al centro della vicenda, conclusasi in primo grado con l’assoluzione del magistrato – contro cui anche lo stesso Cisterna ha fatto ricorso contestando le motivazioni depositate dal gup a sostegno della propria decisione – c’è la controversa informativa che l’ex funzionario della Mobile, Luigi Silipo, ha redatto proprio su Cisterna. Un documento che per la Procura presentava alterazioni «attinenti ad aspetti marginali e prive di dolo» ma che per Cisterna – che le ha denunciate con un esposto – avevano natura dolosa, perché gli avrebbero impedito di essere immediatamente scagionato dall’accusa di aver favorito Luciano Lo Giudice, scaturita dalle rivelazioni del pentito Nino Lo Giudice. Rivelazioni affidate a un memoriale depositato ben oltre i 180 giorni entro cui un aspirante collaboratore è tenuto a dire tutto ciò che sa e costate all’ex vice di Piero Grasso un procedimento poi archiviato – su richiesta della stessa Procura che lo aveva istruito – per mancanza di elementi validi per sostenere l’accusa, ma soprattutto due anni di gogna e una carriera stroncata. Ad alimentare quel procedimento c’è stata anche un’informativa redatta da Silipo dalla quale è scomparsa un’intercettazione che avrebbe immediatamente scagionato il vice di Grasso. Irregolarità denunciate da Cisterna e riscontrate dalla Procura che però ha chiesto l’archiviazione dell’esposto e contestualmente il rinvio a giudizio per calunnia di Cisterna, che a sua volta ha fatto ricorso contro l’istanza di archiviazione della Procura. Una vicenda intricata e controversa, in cui ha tentato di mettere ordine il gup Cinzia Barillà, che ha assolto l’ex numero due della Dna, disponendo contestualmente la trasmissione degli atti in Procura relativamente alle deposizioni di Luigi Silipo e il magistrato Roberto Pennisi, che – prima in un memoriale, quindi nel corso del procedimento – aveva rivelato che in occasione di un casuale incontro con Silipo all’aeroporto di Roma, il funzionario gli avrebbe rivelato le pressioni ricevute nel corso delle indagini su Cisterna. Una versione smentita da Silipo anche nel corso di un tesissimo confronto con il magistrato in sede di udienza preliminare, che per decisione del gup saranno altri pm e altri giudici ad approfondire. Nel frattempo però, il prossimo 30 ottobre toccherà ai giudici della Corte d’appello emettere un secondo giudizio e una nuova motivazione sull’accusa di calunnia contestata a Cisterna. Una vicenda quasi paradossale che si innesta nel grande calderone di veleni nato dalle rivelazioni di Nino Lo Giudice. (0050)
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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