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Bentivoglio: «Lo Stato in quel quartiere non esiste»

LAMEZIA TERME «È inutile negarlo, lo Stato in quel quartiere non esiste». Tiberio Bentivoglio sta facendo riunione nella sede dell’associazione Libera di Reggio Calabria quando lo raggiungiamo al tel…

Pubblicato il: 16/07/2014 – 12:00
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Bentivoglio: «Lo Stato in quel quartiere non esiste»

LAMEZIA TERME «È inutile negarlo, lo Stato in quel quartiere non esiste». Tiberio Bentivoglio sta facendo riunione nella sede dell’associazione Libera di Reggio Calabria quando lo raggiungiamo al telefono. Si sta discutendo di quanto avvenuto poche ore fa nel quartiere reggino di Condera che, nel corso della serata di ieri si è aperto ai festeggiamenti – con tanto di fuochi d’artificio, clacson strombazzanti e campane a festa – per l’avvenuta prescrizione del reato di falsa testimonianza nei confronti del loro parroco, don Nuccio Cannizzaro. “Omaggio” che il popolo di Condera ha tributato al sacerdote, accusato di avere fornito false dichiarazioni nel corso del procedimento penale “Pietratosta” pur di favorire Santo Crucitti. Per quest’ultimo, considerato dai pm il boss di Condera-Pietratosta, ieri è caduta l’accusa di associazione mafiosa, per la quale la Procura aveva chiesto 24 anni di carcere, ed è stato riconosciuto solo il reato di intestazione fittizia di beni con una condanna a quattro anni di reclusione.
È il day after di una giornata particolarmente difficile per Tiberio Bentivoglio e la sua famiglia. Per lui – imprenditore che ha sempre denunciato le intimidazioni subite da Crucitti, i tentativi di estorsione, gli attentati e che non ha esitato neppure a puntare il dito contro l’ostruzionismo che don Cannizzaro avrebbe attivato per bloccare l’associazione culturale “Harmos” – quei festeggiamenti chiassosi sono stati un vero supplizio. «E pensi – dice amareggiato – che io abito a soli 12 metri dalla parrocchia. Era come se avesse vinto l’Italia ai mondiali, Ma d’altronde era prevedibile dopo una sentenza come quella di ieri e poi don Cannizzaro ha un carisma pazzesco». Una cosa tiene, però, a precisare Bentivoglio: «Don Nuccio Cannizzaro non è stato assolto, il suo reato è stato prescritto per decorrenza dei termini, perché sono passati più di sette anni mezzo dal momento in cui è stato commesso il reato e l’illecito non era gravato dall’articolo sette (associazione mafiosa, ndr)». Una giornata nera, ieri, per la Procura di Reggio, per l’impianto accusatorio che non ha retto, come scritto nel dispositivo della sentenza, e per i tempi lunghi della giustizia. Per discutere di questo e degli inequivocabili festeggiamenti, l’imprenditore questo pomeriggio alle 14, avrà un incontro con il procuratore Cafiero de Raho. Tiberio Bentivoglio non lo nega: dopo la sentenza di ieri è preoccupato e ha paura. Paura per se stesso che è diventato, suo malgrado, un simbolo della lotta alla mafia, con tutto quello che ne consegue: «Dopo 22 la mia vita è distrutta, i miei beni sono ipotecati, molti nel quartiere non mi salutano, la mia famiglia è preoccupata». Ma paura anche per le conseguenze di giornate come quella di ieri: «Così il rischio è che nessuno più denuncerà e le cose non cambieranno mai. Io parlo con persone che magari mi ammirano ma poi mi dicono “Io preferisco pagare il pizzo”».

 

L’INCONTRO CON DE RAHO
Ritorna ritemprato, l’imprenditore Bentivoglio, dall’incontro con il procuratore Cafiero De Raho.
«L’incontro pomeridiano con De Raho è stato proficuo», sostiene Tiberio Bentivoglio. Il procuratore capo di Reggio Calabria «mi ha incoraggiato e abbracciato. Anche lui si è mostrato amareggiato per quanto accaduto, anche per quegli errori di forma» che hanno dato più di inciampo al processo, ma, dice Bentivoglio «sono pronti a prendere provvedimenti. Di più, mi spiace, ma non posso dire». Avete parlato dei festeggiamenti in onore del parroco? «Certo, soprattutto di quello. De Raho ha preso appunti, ha fatto qualche telefonata. Spero che prenderanno provvedimenti nei confronti di questa vergognosa presa di posizione». Quei fuochi d’artificio per il ritorno di Cannizzaro con reato prescritto sono stati un duro colpo per l’imprenditore di Condera. «Vede – dice – io in quel quartiere ci sono nato, ed è difficile, adesso, vedere gente che non mi saluta, che fa battutine, che sputa per terra quando passo con la macchina». Poi l’imprenditore si riprende: «Ma io l’ho detto al procuratore, io griderò fino all’ultimo, anche per coloro che ancora tacciono».

Alessia Truzzolillo

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