«Gioia Tauro non è il porto della mafia, ma un complesso industriale competitivo, sicuro e affidabile, come dimostrano i positivi riconoscimenti internazionali al recente trasbordo delle armi chimiche nelle scorse settimane. Per rilanciare lo sviluppo dell’area e migliorare la competizione con i principali porti nordeuropei e mediterranei occorre fare dell’area del porto una Zona economica speciale (Zes) connessa con le Aree Vaste e le filiere territoriali logistiche calabresi». Lo afferma Giuseppe Soriero, architetto ed ex parlamentare di centrosinistra, autore di uno studio su Gioia Tauro pubblicato nell’ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della Svimez. Per rilanciare il porto, sostiene Soriero, sono necessari, più che gli incentivi, strumenti e sgravi fiscali efficaci, quali la riduzione delle tasse di ancoraggio e portuali, così da favorire gli investimenti anche stranieri. Importante sarebbe inserire il porto di Gioia in un delle filiere territoriali-logistiche individuate dalla Svimez. Quindi, un primo ambito di intervento sarebbe l’integrazione tra le varie aree logistiche della Piana, da Gioia Tauro a Lamezia Terme, una zona che comprende l’aeroporto internazionale, l’autostrada del Sole, la ferrovia tirrenica. Tra gli ambiti di intervento Soriero propone, inoltre, la creazione rigassificatore e della piastra del freddo. La Filiera avrebbe lo scopo mettere in piedi attività commerciali e logistiche, che importano via mare materie prime e semilavorati, li lavorano e ri-esportano, creando valore aggiunto, crescita e occupazione.
Nel suo lavoro Giuseppe Soriero sostiene che Gioia Tauro resta «il cancello d’Europa nel Mediterraneo”, con potenzialità ancora da sfruttare per la posizione geografica, quali il miglior tempo di transito nel Mediterraneo (sette giorni in meno rispetto ad altre rotte) ed estese aree adiacenti libere da insediamenti urbani e industriali da adibire a filiere produttive e servizi logistici». L’ex sottosegretario ai Trasporti nel suo studio ritiene che «in questo processo di rafforzamento Gioia Tauro già svolge un ruolo centrale nella crescita dei movimenti in altri porti italiani (Venezia, Genova, Livorno, Trieste e Cagliari)». Secondo il presidente della Svimez, Adriano Giannola: «Il Mezzogiorno è oggi il luogo delle potenzialità, con ampi spazi di manovra su, ad esempio, sfruttamento delle energie rinnovabili, logistica e porti come Gioia Tauro. l Mediterraneo è oggi punto nevralgico nel commercio internazionale, ma non possiamo però pensare di avere benefici in virtù di una mera presenza nell’area Med. Occorrono investimenti pubblici seri su realtà come Gioia Tauro. Nel porto calabrese, riconosciuto come sicuro e affidabile da osservatori internazionali, abbiamo ancora cassa integrazione e mancanza di interazione con le aree adiacenti. Non possiamo permetterci di perdere altre occasioni».
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