Realacci: «La centrale a carbone di Saline non guarda al futuro»
REGGIO CALABRIA «Non guarda all’ambiente, al futuro e al territorio» il progetto di realizzare una centrale a carbone a Saline Joniche. A dirlo è il presidente della commissione Ambiente, territorio…

REGGIO CALABRIA «Non guarda all’ambiente, al futuro e al territorio» il progetto di realizzare una centrale a carbone a Saline Joniche. A dirlo è il presidente della commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera Ermete Realacci, che in questi giorni ha depositato in proposito un’interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri dello sviluppo economico, dell’Ambiente e per gli Affari regionali, sottoscritta tra gli altri dai parlamentari del Pd Mario Oliverio, Ernesto Magorno e Stefania Covello, chiedendo peraltro l’istituzione di un tavolo tecnico per definire un piano di sviluppo sostenibile per l’area.
«Il carbone – è quanto afferma Realacci – è il combustibile fossile più inquinante, e già oggi nel Paese abbiamo più impianti energetici convenzionali di quelli che servono. Anziché progettare altre centrali termoelettriche, tanto più se alimentate dal carbone –ha proseguito – bisognerebbe selezionare gli impianti esistenti in base alla loro efficienza e al loro impatto su ambiente e salute».
C’è poi quel «miliardo di euro e più» che dovrebbe essere speso per «la centrale a carbone da 1320 mega watt», numeri, ha proseguito l’interessato «che pesano almeno quanto la ferma opposizione di Regione, enti locali, associazioni, liberi cittadini e diverse persone che hanno fatto ricorso al Tar. Peraltro – ha continuato – come evidenziato da Legambiente nel suo recente report su Saline Ioniche inviato al ministro Guidi, il socio di maggioranza, il gruppo svizzero a partecipazione pubblica Repower AG, ha ufficializzato l’uscita dal progetto a seguito del referendum popolare dello scorso settembre, che ha stabilito che le aziende svizzere a partecipazione pubblica non possono investire in centrali a carbone neanche al di fuori dei confini nazionali».
Quanto basta, a detta dell’interessato, per tirare il freno a mano su un «progetto costoso, dall’esito incerto ma dal sicuro impatto ambientale», ha evidenziato Realacci, che ai ministri interrogati ha chiesto la revoca del Dpcm del 15 giugno 2012 che ha sancito la compatibilità ambientale e autorizzato la realizzazione della centrale a carbone.
Sempre per «sostenere una diversa idea di crescita», il presidente della commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera ha poi chiesto l’istituzione di un tavolo tecnico interministeriale per definire, anche «sfruttando le risorse dei fondi comunitari», un piano di sviluppo sostenibile per Saline Ioniche centrato sulla valorizzazione delle locali risorse
ambientali e culturali, «capace – sono ancora le parole di Realacci – di migliorare la qualità della vita e di attrarre nuovi investimenti e flussi turistici nell’Area Grecanica».
Il Piano potrebbe basarsi su cinque azioni strategiche: riqualificazione del porto a scopo turistico, bonifica degli insediamenti produttivi abbandonati e del waterfront, piano di sviluppo delle micro-filiere produttive, promozione delle filiere agricole di qualità, a partire da quella del bergamotto, e interventi di riqualificazione dei borghi a fini turistici.
Zaira Bartucca