CATANZARO Il ricordo della Reggio da bere, delle notti bianche animate da Peppe dj è ancora nitido. Ora, però, un’indagine della Dda di Catanzaro straccia il velo su quell’epoca reggina appariscente e sfarzosa per lasciare intravedere uno scenario pieno di ombre inquietanti. Da mesi il sostituto procuratore Pierpaolo Bruni sta ricostruendo la «commistione di interessi tra alcune società del gruppo Rtl ed attività economiche di fatto gestite da personaggi ritenuti vicini alla cosca Mancuso di Limbadi». Tra queste c’è la “Campennì e Ferraro Management”, società che ha operato con il ruolo di concessionaria in forma esclusiva degli spettacoli dell’emittente radiofonica nazionale di proprietà del vibonese Lorenzo Suraci. Un legame solidissimo tra la piccola società calabrese e il colosso radiofonico con sede a Bergamo, rinsaldato da cospicui flussi di denaro: dal 2007 al 2009 Rtl ha corrisposto alla ditta Campennì-Ferraro 115.968,00 euro, riferibili quasi totalmente al noleggio di attrezzature presso l’Arena Ciccio Franco di Reggio Calabria, altri 21mila sono arrivati da una società del gruppo, la Open Space (causale “Manifestazione Notte bianca Rtl 102.5”). Ma la radio non era la sola a versare migliaia di euro nelle casse dell’impresa con sede a Nicotera. Grazie alla minuziosa ricostruzione effettuata dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Vibo, si scopre che, per anni, molti enti pubblici calabresi, con il Comune di Reggio in testa, hanno affidato una fetta di soldi pubblici a un’azienda ora fallita, che non ha mai versato un euro nelle casse dell’erario e con due titolari che gli inquirenti ritengono frequentatori abituali di esponenti del clan Mancuso. Tra le decine di bonifici effettuati alla “Campennì e Ferraro Management” dalle pubbliche amministrazioni la relazione degli investigatori (depositata nel processo Lybra contro il clan Tripodi) ne sottolineano una in neretto. È la fattura emessa il 23 agosto 2006 da Palazzo San Giorgio, allora guidato dall’ex governatore Giuseppe Scopelliti. Si tratta del pagamento per lo “Spettacolo degli Zero Assoluto con spot e diretta Rtl 102.5” dell’importo pari a 48.000 euro. «Relativamente a questo ultimo pagamento – annotano gli investigatori – è utile evidenziare che esso è avvenuto con assegno circolare (modalità alquanto anomala per ciò che riguarda i pagamenti effettuati da enti pubblici ) e benché nella delibera si parla esclusivamente di eventi organizzati con Rtl (senza far riferimento ad eventuali intermediari), nella successiva determina per il pagamento, iI tutto avviene a favore della “Campennì e Ferraro management”, che agivano in modo palese in nome e per conto della predetta emittente». Dubbi nei pagamenti che sembrano coincidere con quelli sollevati dai periti nominati dalla Procura di Reggio nell’ambito del processo sul buco milionario nelle casse del Comune (costato a Scopelliti una condanna a 6 anni) sui 252mila euro versati a Rtl. Ma facciamo un passo indietro. Gli inquirenti, coordinati dal pm Bruni, indagando sul boss Nicola Tripodi avevano scoperto che quest’ultimo risultava, pur senza lavorare, dipendente della “Gesti.Tel srl”, ritenuta una società di fatto di Rtl. Già ad aprile scorso la polizia giudiziaria aveva effettuato alcune perquisizioni nelle sedi di “Rtl Radio srl”, ad Arcene (Bergamo), Roma, Napoli e a Cologno Monzese, e in alcune società che operano con l’emittente. In quel provvedimento si leggeva che «Rtl 102,5, Hit Radio Srl e Open Space Pubblicità Srl hanno avuto rapporti finanziari e societari con la ditta individuale “Music & Co. di Campennì Cosimo” oltre che con la “Campennì Ferraro Management Srl”». Cosimo Campennì è direttamente imparentato con il boss Giuseppe Mancuso (alias “Mbrogghjia”) di Limbadi, attualmente detenuto per scontare una condanna all’ergastolo. Giuseppe Ferraro, invece, è stato arrestato per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose e «risulta frequentare abitualmente soggetti appartenenti alla cosca Mancuso». I due hanno costituito la società nel 2004 con oggetto sociale il noleggio di attrezzature per manifestazioni e spettacoli. La “Campennì Ferraro Management Srl”, hanno accertato gli inquirenti, risulta aver presentato unicamente le dichiarazioni dei redditi relative all’anno 2004 (anno di costituzione, volume d’affari pari a circa 12.000 euro) e al 2012 (anno di cessazione, con dati reddituali non comunicati). Il 30 settembre 2011 è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Vibo dopo il ricorso presentato dalla “International music and arts” che lamentava iI mancato pagamento di circa 148.000 euro. In pratica, Campennì e Ferraro avrebbero pagato con assegni scoperti la società che gestiva i concerti dei cantanti del format X Factor. AI termine della procedura fallimentare il giudice delegato Fabio Regolo trasmetteva alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia una relazione dalla quale emergevano fatti reato come la bancarotta documentale. Ferraro, infatti, nel corso della procedura fallimentare aveva dichiarato che la società aveva operato solo saltuariamente. Circostanza smentita dalle indagini svolte presso la Banca Carime dove l’azienda aveva un conto corrente: «Venivano rilevate numerose movimentazioni bancarie in entrata e in uscita che manifestavano un’intensa attività commerciale in essere». Secondo quanto ricostruito, per I’intero periodo in cui la “Campennì Ferraro Management Srl” ha operato, risulta aver movimentato la somma complessiva pari a circa 1.600.000 euro, «il tutto senza mai versare alcunché all’erario». Un bel po’ di soldi, arrivati, nella stragrande maggioranza dei casi, da Rtl (o da società del gruppo) e da enti pubblici calabresi. La lista è lunghissima. Ci sono i piccoli Comuni come Zungri, Melissa, Spilinga, Nicotera, Seminara, Amantea, Palmi, Gioia Tauro, Rosarno. E poi le Province, come quella di Vibo che dal 2004 al 2007 ha versato alla società di Campennì e Ferraro 12.400 euro. Una cifra ancora maggiore, 30mila euro, è arrivata dall’ente intermedio di Crotone. È, invece, di 40mila euro il finanziamento concesso dalla Regione Calabria nel 2007 (quando governatore era Agazio Loiero), a cui si possono sommare i 1500 euro concessi dal Consiglio per il progetto “Viviamo il Festival”. E, infine, ci sono i 48mila euro del Comune di Reggio (cui si sommano altri 4mila per il 2007) saldati con assegni circolari. Come sia stato possibile che un mare di soldi pubblici sia finito nelle casse di una società completamente sconosciuta al fisco, lo spiegano sempre gli investigatori al termine della loro informativa: «Quanto sopra è potuto avvenire in quanto Equitalia spa ha giudicato la “Campenni e Ferraro Management” soggetto non inadempiente rilasciando cosi il “nulla osta” all’erogazione delle predette somme». Il perché di un tale errore è uno degli interrogativi a cui l’inchiesta vuole dare risposta.
Gaetano Mazzuca
g.mazzuca@corrierecal.it
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