Porto di Gioia, il 25 agosto il tentativo di conciliazione per i 12 licenziati
REGGIO CALABRIA Il prossimo 25 agosto, all’incontro con la direzione territoriale del lavoro di Reggio Calabria, ci sarà il tentativo di conciliazione tra le imprese legate alle società terminaliste…

REGGIO CALABRIA Il prossimo 25 agosto, all’incontro con la direzione territoriale del lavoro di Reggio Calabria, ci sarà il tentativo di conciliazione tra le imprese legate alle società terminaliste del porto di Gioia e i 12 dipendenti che hanno già ricevuto il preavviso di licenziamento «per giustificato motivo oggettivo».
A diffondere la notizia dell’incontro è stata Confindustria Reggio Calabria, a cui sono associate le aziende che hanno provveduto all’invio delle lettere ai lavoratori.
«L’ufficio competente – ha fatto sapere Confindustria – ha infatti calendarizzato per quella data (25 agosto ndr) la procedura, tornata a essere obbligatoria per effetto della legge 92/2012, la cosiddetta “riforma Fornero”».
Si legge ancora nella nota stampa: «Considerato che a brevissimo si terrà nella sede istituzionale competente l’incontro tra le parti, le società terziste, questa mattina, hanno inteso comunicare all’autorità portuale di Gioia Tauro – dove era stata convocata, su richiesta della Prefettura di Reggio Calabria, la procedura di raffreddamento prevista dal contratto nazionale dei portuali – la propria indisponibilità a partecipare attivamente all’incontro, pur essendo presenti i rappresentanti legali delle imprese, come segno di distensione e garbo istituzionale».
Aspettando la data dell’incontro, il presidente degli industriali reggini, Andrea Cuzzocrea, ha sollecitato con un suo intervento «una più efficace azione volta a prevenire, da parte delle autorità competenti, situazioni come quelle che per la seconda volta vedono interrompere le attività nel terminal. È impensabile che il terzo porto container del Mediterraneo blocchi la sua attività e, sostanzialmente, venga tenuto in ostaggio da pochi. Ogni ora di attività che si perde, ai conti economici del porto e dunque a quelli di tutto il sistema Gioia Tauro si arrecano gravissimi danni, anche perché gli armatori, che ancora approdano sulle banchine calabresi, inevitabilmente, se la protesta dovesse proseguire, sarebbero portati a rivedere e ridimensionare la loro presenza in Calabria. C’è il rischio molto concreto che tutto questo porti all’implosione di Gioia Tauro».
In conclusione, il presidente ha criticato i «metodi inaccettabili» che impediscono ai lavoratori di potersi recare al lavoro. Sull’incresciosa situazione, Cuzzocrea ha richiamato l’attenzione delle forze dell’ordine e della Prefettura.