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Appalti, colpiti i clan Commisso e Aquino

REGGIO CALABRIA Utilizzavano il proprio peso criminale per condizionare gli appalti pubblici i ventinove fra capi e gregari dei clan Commisso e Aquino, come di altre consorterie mafiose operan…

Pubblicato il: 09/09/2014 – 6:09
Appalti, colpiti i clan Commisso e Aquino

REGGIO CALABRIA Utilizzavano il proprio peso criminale per condizionare gli appalti pubblici i ventinove fra capi e gregari dei clan Commisso e Aquino, come di altre consorterie mafiose operanti sul versante jonico reggino, nell’area di Gioiosa, Natile di Careri, Ciminà e Caulonia, arrestati oggi dagli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria, all’esito dell’indagine della Dda denominata “Morsa sugli appalti pubblici”. Accusati di associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con violenza o minaccia e reati in materia di armi, per gli inquirenti sono responsabili di aver condizionato i lavori di ammodernamento di arterie stradali, acquedotti, edifici scolastici, così come la gestione dei rifiuti solidi urbani e di natura pericolosa nel comprensorio di Siderno e della jonica. Una vera e propria colonizzazione delle infrastrutture pubbliche che conferma la leadership del clan Commisso, consorteria in grado non solo di esercitare una fortissima pressione sull’economia legale, ma anche di proiettare le sue attività criminali fino in Canada.

Tra gli arrestati figura anche un politico. Si tratta dell’ex presidente del Consiglio comunale di Siderno, Antonio Macrì, eletto nelle file del Pdl in seno al civico consesso poi sciolto per infiltrazioni mafiose nel marzo 2013. Secondo gli investigatori, Macrì avrebbe chiesto sostegno elettorale ai Commisso sia per l’elezione al civico consesso sia per le Regionali del 2010 alle quali però non si presentò. L’accusa nei suoi confronti è di associazione mafiosa.

L’inchiesta è il proseguimento di un’altra operazione contro la ‘ndrangheta che nel 2010 portò in carcere 300 persone tra Calabria e Lombardia. Secondo quanto emerso dalle indagini, le ditte che si aggiudicavano appalti nella fascia jonica reggina tra Siderno e Marina di Gioiosa erano costrette a versare ai clan una tangente del 3 per cento sul valore dei lavori. La tangente diminuiva nel caso in cui le imprese che si aggiudicavano i lavori fossero state considerate “amiche”. L’operazione ha colpito anche alcune cosche minori collegate alle due principali.

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