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Il mio impegno per Reggio

Sono Silvia Marone, nata a Narni il 1 aprile 1974 e residente a Reggio Calabria da dodici anni. Veramente frequento queste zone esattamente da 33 anni e spicci. Questo per dire cosa? Che ho due ident…

Pubblicato il: 14/09/2014 – 14:21
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Sono Silvia Marone, nata a Narni il 1 aprile 1974 e residente a Reggio Calabria da dodici anni. Veramente frequento queste zone esattamente da 33 anni e spicci. Questo per dire cosa? Che ho due identità, come del resto tanti italiani: una umbra l'altra calabrese. Anzi, reggina. Su questo argomento tornerò in seguito perché lo ritengo essenziale ai fini del mio impegno. E' qui, comunque, che ho maturato conoscenze umane, territoriali e sociali, oltre che economiche che fanno parte dei miei pensieri più recenti. E' qui che sono nati i miei figli ed è questo il posto dove intendo impegnarmi perché a tutti loro, amicizie, conoscenze, popolo reggino e ai nostri figli, sia ridata una città vivibile, dotata di servizi, cultura e trasparenza. 
Un futuro che non sia più solo una parola scritta sulla carta ma sia frutto e proiezione di progetti realistici e fattibili che creino indotti lavorativi e maggiore sicurezza ad ogni cittadino. Punto forte su questa scommessa! Impegno , comunque, dovuto fondamentalmente ,a due fattori. 
Una sottolineata esigenza di genere (in fondo non è che la partecipazione attiva delle donne alla politica sia quì così intensa da non sollecitare ulteriori presenze) e il progetto politico amministrativo di Giuseppe Falcomatà che conosco da tempo e che sono convinta potrà essere per Reggio Calabria un eccellente sindaco.
Impegno per fare cosa? Ho maturato, in precedenti esperienze di lavoro e in una regione particolarmente sensibile a tali tematiche come l'Umbria, discrete conoscenze in ordine alla formazione ,all'impresa e alle politiche attive del lavoro. Credo che tali esperienze debbano essere messe a frutto qui ove a me sembra che non si sia attinto più di tanto alle risorse comunitarie e nazionali atte a sostenere lo sforzo necessario perché il mondo dell'impresa possa trovare un sostanziale elemento di espansione e un ottimo antidoto contro la disoccupazione .E' sul tema del sostegno all'impresa, fonte primaria di occupazione produttiva che intendo lavorare assieme, ovviamente, alla maggioranza che andrà a costituirsi. E ho sufficiente esperienza dei fattori che possono rilanciare il fare impresa che non è problema solo di sostegno economico (il più delle volte estraneo ad ogni logica di mercato) ma dalla creazione di una rete di servizi e di opportunità che, al momento, a Reggio appare precaria se non inesistente sotto ogni punto di vista. 
Imprese per far cosa? Partirei dalle potenzialità locali. Abbiamo opportunità legate al mare e alla montagna. Vanno messe, a mio parere, in filiera. Potenzialità legate alle attività marinare, di vario genere e tipo, a principiare dal turismo e dalla pesca, all'utilizzo pieno delle potenzialità della montagna reggina che non è fatta solo di occasionale turismo invernale ma dallo sfruttamento delle attività silvo pastorale non più ridotte ad economia subalterna ma strutturate come asse importante dello sviluppo di questo territorio. Accanto a questo il rilancio dei prodotti di eccellenza. (Se paragoniamo i doc e della Sicilia ai nostri, per parlare dei vini, abbiamo netta la sensazione di penosi livelli di inadeguatezza soprattutto da parte di chi si dovrebbe occuparsi di promuoverli e dare spinta a tali eccellenze)
Sono spazi da recuperare in fretta.
Quindi turismo che non può essere uno slogan. Senza infrastrutture serie il turismo non esiste .Possiamo aver mille bronzi di Riace ma se poi la viabilità è carente, la gestione del decoro urbano approssimativa, i servizi in generale scadenti non si fa turismo. La promozione è conseguenza di una possibilità credibile di offerta non il principio. Un sistema di rete anche qui che contempli al suo interno musei, alberghi, ristoranti, trasporti, canali pubblicitari eventi programmati che diano voce alla natura turistica del territorio. E a proposito di servizi intendo, se eletta, impegnarmi in due direzioni: Servizi collettivi e servizi alle persone. Sui servizi collettivi ci sono da fare passi enormi. Credo che in primis si tratta di un problema di organizzazione. I servizi di tal genere(acqua e rifiuti solidi urbani e trasporto pubblico) non abbisognano di pletorici consigli di amministrazione il più delle volte dediti a solenni perdite di tempo e a spartizione di prebende. Basta un a.d. che risponde all'organo politico. E occorre che questi strumenti di servizio collettivo abbiano una diversa natura territoriale quindi inglobando più comuni in modo da essere meno dispersivi in poche parole una rete tra comuni con stesso intento. Tutto questo per ingenerare quelle economie di scala essenziali per non pesare in eccesso su aziende e cittadini.
Quanto ai servizi individuali due sono i filoni di impegno: verso il mondo della scuola, snodo essenziale per la nostra economia e per il vivere sociale, e verso la terza età elemento di debolezza della nostra connettività sociale. Giardini, luoghi di incontro e di buoni cittadini , partecipativi e di forte senso civico.  Importante è il riordino della macchina amministrativa dove devono essere eliminati sprechi e ritardi. Tale macchina non è la padrona della città ma il suo strumento di servizio. Fuori da tale contesto non ha motivo di esistere e, infatti, va eliminata nei settori che non assolve tale funzione.
Quanto all'aspetto del reperimento delle risorse credo che valga il principio di sussidiarietà. Dove non arriva la nostra collettività occorre l'aiuto di altri strumenti e altri interventi economici. Stato, comunità europea, Regione vanno rivisti come opportunità piuttosto che come erogatori di risorse sempre, peraltro, più discusse e inesistenti. Per chiedere occorre dar prova di come correttamente si spendano le risorse affidate. E si tratta per la Calabria di una vera e propria rivoluzione culturale. Del resto lo stato non può pensare di esercitare su questo territorio compiti meramente repressivi. Se all'economia illegale non si sostituisce l'economia legale non si fa altro che incentivare la prima. Lo snodo essenziale dello Stato è quello di sostituzione. Dobbiamo convincerci di questo e dobbiamo convincere Roma di questo. E, credo, tale sforzo che non credo lieve e subitaneo sia il problema dei problemi della nostra collettività che, se si affronta con forze estranee ai giochi consolidati non potrà che avere esiti migliori.

*Candidata al consiglio comunale di Reggio Calabria
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