Ho lasciato l'incarico, basta polemiche
Egregio direttore, è con rammarico che mi vedo costretto a scriverle questa missiva circa la vicenda della mia indicazione da parte della giunta regionale a direttore generale dell’Asp di Cosenza. In…
Egregio direttore,
è con rammarico che mi vedo costretto a scriverle questa missiva circa la vicenda della mia indicazione da parte della giunta regionale a direttore generale dell’Asp di Cosenza. In questi mesi ho deciso di restare in silenzio e di non entrare nella querelle politica perché personalmente ho sempre creduto che il buon senso e l’onestà intellettuale debbano prevalere. Per dirla con un adagio di Arturo Graf, «il sapere e la ragione parlano, il torto e l’ignoranza urlano». Ma ora, scevro da ogni obbligo, ho deciso di fare le dovute precisazioni a tutela dei fatti, della mia reputazione e della mia professionalità. Fin dal giorno della mia indicazione a direttore generale dell’Asp di Cosenza ho dovuto assistere a continui attacchi sui media e quotidiani rivolti alla mia persona, fatti a vario titolo da vari personaggi. Non voglio entrare nella disputa del “diritto secondo me”, che di fatto ha tenuto banco in questo periodo, ma ritengo opportuno fare chiarezza su alcuni punti a mio avviso fondamentali.
In primo luogo non mi sono dimesso, visto che non mi sono mai insediato, ma ho rinunciato all’incarico: più precisamente non mi sono reso disponibile a ricoprire il ruolo di direttore generale dell’Asp di Cosenza. La motivazione è assai lontana da fantasiosi teoremi circa accordi sottobanco, lobby romane, tantomeno sulla mancanza di requisiti millantata in questi mesi: ho semplicemente fatto delle valutazioni personali e professionali e ho deciso. Non le nascondo che leggere certe notizie lascia l’amaro in bocca, e mi riferisco anche alle dichiarazioni della signora Nesci, e mi perdonerà se non la precedo con il “titolo”, ma nella mia vita ho sempre pensato che l’appellativo di onorevole si debba meritarlo e non assumerlo per consuetudine linguistica: tra l’altro se non ricordo male lo stesso leader della signora Nesci intervenne sulla questione.
La signora Nesci, oltre a dimostrare al primo impatto una incontinenza comunicativa volta più alla visibilità che alla realtà dei fatti, ha detto molte cose in questi mesi, per alcune delle quali ho provveduto a querelarla al pari di altri soggetti che a vario titolo hanno straparlato. Un aspetto sicuramente è condivisibile: che i “manager” della sanità sono pagati con i soldi pubblici è sacrosanta verità, ma è altrettanto vero che con i soldi pubblici sono pagati anche i parlamentari della Repubblica italiana, compresa la signora Nesci presumo, e che quindi alla pari dei manager pubblici abbiano il dovere di svolgere il proprio ruolo con responsabilità e sobrietà.
Leggere dichiarazioni del tipo: «Le dimissioni di Moretti fanno ridere perché è come se si dimettesse un ct della nazionale nominato dai tifosi…», stimola quantomeno una riflessione; a parte il fatto che un deputato della Repubblica dovrebbe sapere che non può trattarsi di dimissioni (o forse le sue fonti non sono proprio di prima mano), ma a voler essere pignoli se c’è qualcuno che riveste un ruolo per merito dei “tifosi” è proprio Dalila Nesci, che si trova in Parlamento grazie a persone che hanno votato Beppe Grillo e non certo scritto sulla scheda “Nesci” alla quale auguro comunque un giorno di poter uscire vincente dai seggi in prima persona, ma ad oggi questo è il dato.
Queste che le ho elencato direttore, sono soltanto alcune delle riflessioni che in questi mesi prima della mia decisione di rinunciare all’incarico mi hanno accompagnato praticamente ogni giorno, mentre prospettavo quale risposta sarei stato in grado di dare in termini professionali alla sanità calabrese, che anche questa volta è stata costretta ad assistere a un teatrino mediatico che non ha fatto altro che stimolare malcontento e sfiducia: sicuramente se ne sarebbe potuto fare a meno con un po’ più di attenzione e rispetto per gli altri. Come ho scritto nella missiva indirizzata alla giunta regionale, sono certo che avrei svolto il compito con passione, competenza e senso del dovere, ma credo che in determinate situazioni il contesto generale debba prevalere sulle aspettative o ambizioni dei singoli, e che in questo momento la sanità calabrese abbia innanzitutto bisogno di compattezza e unità di intenti.
Ringraziandola le invio i miei più cordiali saluti.
*ex direttore generale dell’Asp di Cosenza