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Quelle scelte discutibili del Pd

È di ieri la notizia, ripresa dalla stampa nazionale del flop sul tesseramento 2014 del Partito democratico. La polemica sollevata da Bersani e la risposta piccata di Guerini sul tesseramento, la dic…

Pubblicato il: 04/10/2014 – 10:54
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È di ieri la notizia, ripresa dalla stampa nazionale del flop sul tesseramento 2014 del Partito democratico. La polemica sollevata da Bersani e la risposta piccata di Guerini sul tesseramento, la dice lunga sulla situazione di tensione e di crisi di democrazia che c’è nel Pd che si trascina ormai dallo “staiserenoEnrico” prosegue con l’accordo del Nazareno, di cui nessuno conosce i contenuti, e passa per la modifica del Senato e l’ultimo strappo sull’articolo 18. So che a queste osservazioni si può rispondere che Renzi nel suo pur recente ruolo di segretario, ha convocato in media ogni mese la direzione, e nella stessa ha sempre avuto la maggioranza schiacciante su tutto ciò che era messo all’ordine del giorno, ma è anche vero che di tutto ciò che è stato deciso dalla direzione, in nessun circolo, in nessuna assemblea provinciale, in nessuna assemblea regionale sono stati coinvolti gli organismi dirigenti e gli iscritti. Già a dicembre 2013, quando abbiamo fatto le primarie aperte per scegliere il segretario, in tanti dicevano: “Cosa serve farsi la tessera se poi il mio segretario lo può scegliere chiunque? Qual’è la differenza tra essere iscritti militanti ed iscritti?” Da semplice militante penso che un partito che dimezza i tesserati in un anno abbia l’urgenza di guardarsi bene dentro e individuare, se vuole rimanere un partito e non uno spazio politico o ancora peggio un comitato elettorale, quali siano i motivi veri per cui un certo numero di “iscritti” o di “militanti” non rinnova la tessera.
Non sono un politologo per addentrarmi in congetture che non sono alla mia portata, ma da uomo di strada mi permetto di proporre una chiave di lettura che ritengo debba essere approfondita, cercando di leggere territorio per territorio e quartiere per quartiere la breve storia del Pd, principalmente nel mezzogiorno e specialmente in Calabria. Ho virgolettato iscritti e militanti perché mi serve per fare, dal nucleo fondamentale del Pd che è il circolo, un’analisi per comprendere il calo degli iscritti. Se si guarda al tesseramento dal 2009 al 2013 del mio circolo, che è per estensione territoriale e per numero di abitanti il secondo della città, si può constatare, senza tema di essere smentito, che il tesseramento aumenta a dismisura nell’anno in cui si tengono congressi e si abbatte negli anni in cui non c’è da eleggere nessun segretario e nessuna assemblea. Dai dati del mio circolo si ha il riscontro sulla mia analisi sul tesseramento: nel 2009, anno di congresso, circa 160 iscritti; nel 2010 e 2011 anni senza congresso, circa 60 iscritti; Nel 2012, anno in cui dovevano tenersi i congressi straordinari, che poi D’Attorre ha sconvocato, circa 180 iscritti; nel 2013, anno nel quale si sono fatti in Calabria i congressi provinciali, il congresso nazionale e il congresso regionale, siamo balzati agli onori per essere, anche se solo per qualche tessera in più, il primo circolo della provincia con oltre 290 iscritti. Di conseguenza, penso che chiuderemo il tesseramento 2014 con non più di 70 iscritti.
Ricordo la definizione con cui Veltroni aveva bollato, dopo la sconfitta delle regionali 2010, il gruppo dirigente calabrese che aveva portato il Pd a quella disfatta “capibastone”. Ecco, io penso che finché il Pd manterrà le primarie per scegliere la sua classe dirigente – che fanno dire a Renzi che i cittadini lo hanno votato per cambiare il Paese, che consentono ad un condannato di autocandidarsi a presidente della provincia, senza che nessun organismo abbia potuto discuterne ed ad un segretario regionale di farsi, nei fatti, commissariare da Guerini e dalla Serracchiani – avremo sempre di meno “militanti iscritti” e sempre più “iscritti”, che servono di volta in volta ai capi bastone per condizionare le scelte dei gruppi dirigenti. Il caso Catanzaro è emblematico. Penso che il Pd debba fare in fretta a capire e a decidere di conseguenza, se vuole essere un “partito” , uno spazio politico o addirittura un comitato elettorale.

 

*militante circolo Pd Catanzaro Lido

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