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A proposito di commissari e manager della sanità

Caro direttore, commissari reggenti e direttori generali nuovi rappresentano l’argomento che sta affascinando i calabresi. Li attrae come se fosse la trama di un giallo del quale tutti sono in attesa…

Pubblicato il: 07/10/2014 – 6:36
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Caro direttore,

commissari reggenti e direttori generali nuovi rappresentano l’argomento che sta affascinando i calabresi. Li attrae come se fosse la trama di un giallo del quale tutti sono in attesa di capire chi sia “l’assassino”. Anche io sono tra questi, non tanto perché curioso di chi saranno i preposti a gestire la salute nella Asp e nelle Ao bensì perché incuriosito sulla verità giuridica che verrà fuori, molto probabilmente ad esito di un contenzioso amministrativo, oramai quasi inevitabile.

Un’altra curiosità afferisce all’azione di accertamento intrapresa, sotto il profilo penale, dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. Suscita non poche perplessità in relazione ai suoi esiti. Ciò che è certo in tutta questa vicenda è la responsabilità che riguarda la intempestività dell’intervento degli organi preposti alla soluzione della sanità ammalata della Calabria. Prima fra tutte, quella del governo ad avere impiegato tanti mesi, mettendo a rischio la vita delle persone, per dare la necessaria guida commissariale alla nostra Regione. Poi, quella della giunta regionale che avrebbe dovuto decidere tempestivamente e, quindi, senza i ritardi accumulati. Nell’una e nell’altra vicenda avranno di certo pesato i soliti incomprensibili veti incrociati.

L’epilogo della vicenda va analizzato sulla base dei due teoremi a confronto. Quello sviluppato dalla giunta regionale che ha nominato i commissari straordinari con il compito di esercitare le veci dei direttori generali scaduti sino alla nomina dei nuovi perfezionata a cura dell’esecutivo subentrante, da condividersi formalmente dall’organo commissariale. Quello sostenuto dal commissario governativo che, invece, ritiene illegittimo il percorso giuntale e che, di conseguenza, ha nominato i cosiddetti reggenti, un ruolo un po’ nuovo, quasi innovativo, nel panorama strettamente giuridico-istituzionale.

Al di là dei dubbi sulla competenza della giunta regionale ad esercitare tali poteri in presenza di un commissariamento che trova la sua origine nell’art. 120, comma 2, della Costituzione, l’esecutivo calabrese abbia agito correttamente, ancorché in colpevole ritardo. Intanto perché ha deliberato in perfetta linea con i pareri assunti – fatta eccezione per quello reso dall’Avvocatura distrettuale dello Stato che è da non condividersi nelle conclusioni cui è pervenuta, tranne che nella parte nella quale considera praticabile, per una giunta regionale esercente in regime di prorogatio, l’adozione di atti indifferibili e urgenti, seppure compiutamente motivati. Il potere esercitato è espressione dei suoi obblighi istituzionali a tutela dei livelli essenziali di assistenza da garantire alla collettività.

L’obbligo di rendere certi ed esigibili i Lea imponeva la nomina dei commissari e che gli stessi fossero in possesso dei requisiti richiesti per i direttori generali, individuati dal cosiddetto decreto Balduzzi. Un atto indifferibile e urgente che trova la sua motivazione nella lettera della Costituzione. Contestarne la legittimità ovvero impedirne l’esecuzione è atto quantomeno inopportuno, atteso che potrebbe determinare una responsabilità, politica e burocratica, della quale rispondere avanti l’autorità giudiziaria.

 

*Neolaureato dell’Unical

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