Una Regione di ingegneri. E di ingegnosi che se vanno
Le condizioni della Calabria sono davvero difficili. L’elenco dei nostri drammi sarebbe lungo, troppo lungo. Tutti lo conoscono, lo vivono sulla propria pelle, ci fanno i conti famiglie, imprese, gio…
Le condizioni della Calabria sono davvero difficili. L’elenco dei nostri drammi sarebbe lungo, troppo lungo. Tutti lo conoscono, lo vivono sulla propria pelle, ci fanno i conti famiglie, imprese, giovani, precari.
Ma quello che, a mio avviso, è particolarmente grave, è la fuga dalla Calabria delle sue migliori energie. Preparate e formate, qui in Calabria, vengono sottratte al futuro della nostra terra, “regalate” alle altre regioni, se non agli altri Paesi.
Questa terra non avrà futuro se l’emorragia di ragazzi in fuga non si blocca subito. Le imminenti elezioni regionali, che si spera possano essere utili a dare vita, finalmente, dopo un ventennio di fallimenti, a una nuova e competente classe dirigente, dovrà assolutamente produrre una netta rottura con il passato.
Una classe dirigente che faccia un patto con le imprese, con le università, con i talenti di questa terra, per puntare tutto sulla valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale, storico, artistico, paesaggistico che da solo basterebbe per far ripartire la Calabria. Ma occorre un grande salto di qualità nel governo della regione, che punti sull’innovazione e su una visione nuova e del tutto alternativa della Calabria. Perché la Calabria che la classe politica ha governato (si fa per dire), non esiste più. Oggi la Calabria è tutta un’altra cosa.
Chi sarà chiamato a gestire i destini di questa terra per i prossimi cinque anni, dovrà avere il coraggio e la forza di dire no alla corruzione, al malaffare, alla malapolitica, al clientelismo, alla burocrazia esasperante.
C’è poi quella che deve essere considerata la madre di tutte le battaglie. Senza aver vinto questa, tutte le altre sono già perdute. Ed è la lotta alla elefantiaca e potente macchina burocratica della Regione e di tutte le altre istituzioni! La burocrazia è un animale ottocentesco che, con la sua esasperante lentezza, la sua farraginosità, la sua mostruosa fame di leggi, norme, codici, circolari, cavilli e interpretazioni, provoca più danni di un terremoto. È un mostro che finora ha resistito a tutti i tentativi di cambiamento; un mostro che blocca e frena presidenti, giunte e consigli. Forte, troppo forte, perché la politica è sempre più debole e incompetente.
La Calabria non ha bisogno di altre risorse finanziarie, ne ha già tante a disposizione, molte delle quali non vengono nemmeno spese. Ed è il caso dei fondi comunitari, un vero e proprio scandalo ventennale per la nostra terra. La Calabria ha bisogno di certezze, scelte coraggiose, tempi rapidi, profonda innovazione. E, prima di tutto, di una classe politica all’altezza dei tempi e della gravità dei problemi. Ma vedendo quelli che rumorosamente si scaldano a bordo campo, vengono un po’ i brividi! Per gli aspiranti assessori in particolare!
Questa è l’ultima chiamata per salvare la Calabria. Una terra ricca di ingegno, risorse naturali, intelligenze e potenzialità inesplorate. Una terra che ha bisogno di un programma coraggioso che apra le porte al futuro e chiuda immediatamente quel suo passato. Ma se gli “ingegneri” ai quali si affida questo grave compito, appartenessero alle trascorse stagioni politiche dei mille fallimenti, allora per la Calabria non ci sarebbero più speranze. La storia si chiuderebbe qui, con la regione fuori dall’Europa e perfino dall’Italia. Il destino della Calabria lo si capirà subito. Chi vincerà le elezioni avrà qualche mese di tempo per fare le scelte fondamentali in grado di mettere in sicurezza una nave che affonda. In quei primi mesi si decideranno le sorti di questa terra bella e amara. Ma visto quello che circola e si agita in questi giorni, non c’è da essere tanto ottimisti. Insieme a gente perbene, è emersa la solita folla di trasformisti e carrieristi, eternamente in cerca di collocazione.
*ex parlamentare Pd