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Le grandi incompiute calabresi

LAMEZIA TERME Chi ben comincia è a metà dell’opera. Non è questo il caso delle 63 incompiute calabresi, censite dal “Sistema informatico di monitoraggio delle Opere incompiute” (Simoi) pubblicato dal…

Pubblicato il: 11/10/2014 – 9:54
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Le grandi incompiute calabresi

LAMEZIA TERME Chi ben comincia è a metà dell’opera. Non è questo il caso delle 63 incompiute calabresi, censite dal “Sistema informatico di monitoraggio delle Opere incompiute” (Simoi) pubblicato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che offre lo spaccato di una Calabria divisa “a metà”: costosi viali, sistemi idrici, fognature, scuole, teatri, centri storici, palazzi di giustizia. Tutto cede il passo a un’accidia tutta calabrese, ma che ha importanti omologhi anche a livello nazionale. Nel Bel Paese sono infatti 600 le opere incomplete, ma un rapido calcolo permette di capire che ben il 10% del totale è, dunque, tutto nostrano.
Sono però “a tutto tondo” le cifre stanziate per opere che neppure nella metà dei casi sono arrivate a essere fruibili. Sono infatti solo 23, sul totale, quelle utilizzabili.
Entrando nello specifico, quasi tutte le province sono colpite dal singolare “morbo”: esente, almeno apparentemente, quella di Crotone. Il dato può essere comunque potenzialmente attribuibile alla mancanza di segnalazioni che le amministrazioni comunali, in ottemperanza alla legge del 6 dicembre 2011, sono chiamate a inoltrare sul sito del ministero.
La maglia nera spetta invece al Cosentino, dove, tra la discarica di Piano dell’Acqua a Scalea, la ristrutturazione della rete idrica e la riqualificazione del centro urbano di Trebisacce, solo per citare alcuni casi, si registrano i problemi maggiori.
In vetta alla “classifica”, l’Abbazia florense di San Giovanni in Fiore, che risulta essere la più importante incompiuta calabrese: infatti, per lasciarla con i lavori effettuati a poco più del 70%, sono stati stanziati ben 175 milioni di euro. Rappresenta invece un bel “risparmio”, se rapportato al caso del piccolo centro cosentino, il caso di San Pietro di Caridà (Reggio Calabria): per la sua piazza, infatti, sono stati versati “solo” 13mila euro.

 

Zaira Bartucca
z.bartucca@corrierecal.it

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