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Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai

Ogni progetto ha un inizio ed una fine, ma quando finisce non significa dover buttare via quello che è stato o dimenticare che ognuno di noi è ciò che è diventato per  ciò che ha vissu…

Pubblicato il: 25/10/2014 – 10:56
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Ogni progetto ha un inizio ed una fine, ma quando finisce non significa dover buttare via quello che è stato o dimenticare che ognuno di noi è ciò che è diventato per  ciò che ha vissuto e soprattutto non significa che non debba iniziare uno nuovo. Ma arriva il momento in cui il progetto ha bisogno di evolversi, per se stessi e per tutte quelle persone che a mani nude, pietra dopo pietra, hanno aiutato a costruire basi solide e opportunità di crescita. L’errore che spesso si è fatto in politica è quello di ricercare la quantità dei consensi piuttosto che la qualità. E’ vero contano i numeri, vince sempre chi ha più numeri. Ma attenzione. Se i numeri non sono sostenuti con convinzione da chi, oltre che portarne l’onore ne deve sopportare anche il peso, allora alla fine non basteranno più neanche quelli.

Il mio percorso, che oggi mi porta verso un’altra strada, è stato travagliato, intimamente e pubblicamente.Gli scontri verbali al “vetriolo” con l’ex  governatore Scopelliti,le dure critiche alla giunta tecnica (come fatto  amministrativo/politico e mai personale) di Sergio Abramo, il dopo  Catanzaropoli, che al di là della valenza giudiziaria ed eventualmente penale  (lo decideranno i giudici) ha lasciato strascichi in chi in fondo non aveva avuto  colpe in quella vicenda (mi riferisco ai tanti membri della prima giunta Abramo  che si sono trovati defenestrati per responsabilità certamente non loro)  lasciando al proprio posto chi invece quel sistema lo aveva alimentato con  parole, malignità e doppiogiochismo, la gestione della sanità che per la città è  stata devastante (le cui critiche,sempre documentate, mi hanno causato una  bella collezione di querele dalle quali mi toccherà difendermi), la battaglia  perché fosse garantita la libertà di iniziativa economica senza se e senza ma,  la richiesta di trasparenza nell’espletamento dei concorsi  al comune, la  richiesta di un dialogo politico per le elezioni Provinciali e  derubricate a  elezioni di secondo livello, ma pur sempre un passaggio importante nella vita  amministrativa, economica e sociale del territorio. La contrarietà a quella che sarebbe  stata una vera e propria  “forzatura”  (forzatura in senso politico e mai personale) e cioè  la candidatura  di  Ivan Cardamone a presidente della provincia, ipotesi  poi naufragata  miseramente, che ha lasciato una coda di veleno con  il conseguente “ boicottaggio”del candidato Brutto,non per ultima il tradimento “forzato” ma  “scontato” dell’amico Giovanni Merante,  sono state lotte combattute sempre  in prima persona, e spesso in solitario, mettendoci la faccia, non per la costruzione di un personale consenso o per la distruzione di altrui posizioni, non contro qualcuno, ma a favore di una città dove, per parafrasare un antico canto “lo straniero purtroppo è passato”… ha conquistato e poi è andato via. Non si tratta di fare del campanilismo fine a se stesso o mettersi delle stellette sul petto per ottenere gloria da scrivere sui libri di storia. Si tratta di avere un concetto di città da vivere e da poter lasciare alle generazioni future senza lo scrupolo di averla ridotta in macerie, dal punto di vista economico e sociale.

Chi mi conosce e chi ha condiviso fino ad ora un percorso umano prima e politico dopo, sa perfettamente che sarò un avversario leale, un combattente, se si può utilizzare questo termine, che avrà come unico scopo portare non Sergio Costanzo, ma la città intera, ad avere il ruolo che merita, non arroccata sui tre colli, ma una città aperta agli altri territori, una città che dialoghi con tutti e che offra opportunità a tutti coloro i quali devono guardare a Catanzaro non come una terra di conquista o una terra da spogliare, ma come una terra ricca di belle menti e di braccia operose a servizio di un’intera Regione intesa come entità geografica e come comunità. Mi pongo dall’altra parte rispetto al mio attuale percorso, non per far dispetto, non  per tradire, non per irriconoscenza umana e politica, mi pongo dall’altra parte conservando ben saldi gli insegnamenti delle persone a cui sono stato vicino fin ora e mantenendo immutato quel sentimento di intima stima che non ha bisogno di proclami pubblici,a volte di circostanza e di convenienza, per essere manifestato Mi pongo dall’altra parte perché ho la necessità di continuare costruire per una città in cui farò crescere le mie figlie, ho necessità di credere che un altro sistema di governo per questa terra tanto bella quanto martoriata sia possibile, perché ho bisogno di credere che il contributo di ognuno, piccolo o grande che sia, venga sempre valorizzato, e quanto meno tenuto in considerazione quand’anche dovesse passare da un democratico confronto dialettico di posizioni diverse. C’è bisogno di piccoli spazi di democrazia per costruire una libertà vera, spazi che nel centro destra attualmente sono chiusi, neanche per cattiva fede probabilmente, ma perché intasati da logiche lontane da quelle che sono le emergenze e le possibilità di venirne fuori di un’intera città e di un’intera Regione.

Non farò dipendere il giudizio della mia scelta dal risultato elettorale, qualunque esso sia, perché so che, chi mi darà la sua preferenza, a prescindere dallo schieramento, lo farà perché come me crede in un modo di fare politica intesa come servizio, ed è da quegli elettori che partirò, per allargare la base, non del consenso personale, ma del consenso che la politica in genere merita. Senza compromessi, senza doppiogiochismi, una politica in cui ci si mette la faccia e ci si sporca le mani. Una politica non fatta per gli altri ma con gli altri.

 

*Consigliere comunale Catanzaro

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