L’annunciata riforma della giustizia è «punitiva degli sforzi professionali ed umani compiuti sinora ed ancora in atto, in assenza, per converso, di un piu’ intellegibile programma per l’effettiva deflazione del carico giudiziario che passi da un serio e ponderato snellimento procedurale e dall’adozione di iniziative diversificate di politica criminale e di risoluzione del contenzioso civile». È quanto emerge dall’assemblea della sezione reggina dell’Anm, con cui i magistrati del distretto hanno annunciato la propria adesione alla giornata di mobilitazione nazionale proclamata dal sindacato delle toghe contro le annunciate manovre sul comparto giustizia. « Con questa iniziativa – ha detto la presidente della sezione reggina dell’Anm, Cinzia Barillà – intendiamo sottolineare il pericolo derivante dal tentativo di scaricare tutti i mali della giustizia sulla magistratura, senza per ciò temere critiche o attacchi, cui sapremo adeguatamente rispondere ». Ai magistrati reggini non piace per nulla «il sillogismo che sembra potersi trarre dalle iniziative governative volte a ridurre il periodo di sospensione feriale ed il numero di ferie spettanti ai magistrati, fondato sull’equazione ‘meno ferie uguale meno arretrato’ che evoca l’idea che ‘l’arretrato’ della Giustizia ed i ritardi o il disfunzionamento del sistema giudiziario, nel suo modello operativo attuale, siano in qualche modo da imputarsi al godimento delle ferie da parte dei magistrati». Questioni articolare in un corposo documento sulla situazione della Giustizia nel distretto di Reggio Calabria, in cui si evidenzia «l’odierno stato dei carichi di lavoro ha raggiunto da tempo livelli di tale disumana pressione, tanto da costringere sistematicamente tutti i magistrati ad utilizzare buona parte del periodo feriale per la redazione dei provvedimenti più urgenti e la rimanente parte solo per tentare di programmare la gestione dei rimanenti affari ordinari. Tutto ciò si avverte con maggiore tensione in distretti particolarmente intasati, come quello in cui si opera, afflitti da un peculiare appesantimento del carico giudiziario, per un indefesso impegno nella costante lotta a sistemi di illegalità diffusi e complessi, nonché penalizzati da ataviche e prolungate carenze di copertura di organico nel ruolo della magistratura e ancor più del personale di cancelleria».
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