Sanità tra tagli e impegni disattesi
Signori parlamentari, signori candidati, come sapete il sistema che presiede al servizio sanitario pubblico prevede che le strutture erogatrici di prestazioni ospedaliere ricevano i loro compensi sec…
Signori parlamentari, signori candidati, come sapete il sistema che presiede al servizio sanitario pubblico prevede che le strutture erogatrici di prestazioni ospedaliere ricevano i loro compensi secondo tariffe stabilite per ciascun tipo di prestazione, e ciò mediante contratti definiti “preventivi” dalla legge applicabile, ovvero il decreto legislativo 502/92. Questo sistema – dei contratti preventivi – dovrebbe valere per gli ospedali pubblici (costituiti come è noto in “aziende”) e per gli ospedali privati (cioè le case di cura).
Sta di fatto che in Calabria, i contratti si fanno solo con i privati (tutti dotati di accreditamento ed oggetto di controlli quotidiani) mentre gli ospedali pubblici (senza accreditamento e senza controlli) vengono pagati a piè di lista. In questo quadro, alla fine del 2013 la Regione Calabria ha tagliato molti posti letto per acuti alle strutture private e ha imposto l’attivazione – sempre ai privati – di 120 posti letto per lungodegenza o riabilitazione, specialità definita come una priorità del piano sanitario regionale.
Bene. Non abbiamo mai avuto intenzione di aprire guerre di religione contro la gestione pubblica. Abbiamo voluto – e vogliamo, almeno noi – osservare le regole e pretendere il rispetto dei nostri diritti. Abbiamo perciò attivato i posti, assunto il personale, adeguato le strutture, erogato le prestazioni. Per la copertura economica di questa ulteriore attività – esplicitamente voluta – la Regione avrebbe dovuto, secondo la stima dell’Asp, appostare circa 8 milioni di euro, che avrebbero ovviamente dovuto aggiungersi al fondo 2013 già ampiamente sforbiciato dai tagli lineari.
Abbiamo quindi svolto il servizio pubblico cui siamo preposti in attesa della assegnazione dei relativi fondi, mediante cui le aziende a gestione privata vivono e forniscono reddito a circa 1500 famiglie. Il 26 ottobre scorso, quando ci è stato presentato il contratto 2014 (eufemisticamente definito “preventivo”) abbiamo constatato che la remunerazione prestazioni del 2014 non avrebbe contemplato l’incremento derivante dall’attivazione delle nuove prestazioni di riabilitazione.
Secondo la Regione e l’Asp, l’importo necessario dovrebbe essere contenuto nel fondo complessivo dello scorso anno, riproposto con decurtazioni per l’anno corrente. Insomma, le case di cura dovrebbero pagare le prestazioni con il loro stesso fondo. In sostanza un taglio di oltre il 15 per cento rispetto al 2013, insostenibile e inaccettabile per tutte le strutture. Non abbiamo commenti o contestazioni formali e tecniche da fare. Ce ne sono tante ma le faremo – se necessario – nelle sedi opportune.
Ora vogliamo solo chiedere ai parlamentari cosentini e ai candidati al governo regionale se intendono rimanere inerti e silenti di fronte al processo di affossamento definitivo di aziende sane che erogano prestazioni di qualità, e alla cancellazione del posto di lavoro di centinaia di lavoratori.
Signori parlamentari, signori candidati alla Regione, siete d’accordo se da domani dovessero essere sospesi gli accreditamenti? Vi interessa sapere che su disposizione regionale saranno dimessi i pazienti, chiusi i punti di primo intervento, le attività di urgenza-emergenza, le emergenze cardiologiche attivate mediante il 118? Vi fa piacere sapere che 1.500 persone – per impulso regionale – saranno messe in cassa integrazione? Siete consapevoli che da domani si incrementeranno le liste d’attesa e le fughe fuori regione? Cosa ne pensate? Cosa intendete fare? Come intendete utilizzare il vostro mandato? Se ci siete battete un colpo, ma, se intendete farlo, battetelo subito e forte. Dopo sarebbe troppo tardi.